Alba Caduca – Nigredo (Autoproduzione)

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Autoproduzione hard rock di potenza incontrollata che sa mescolare sapientemente parti strumentali a parti cantate in italiano per un quarto lavoro intenso, viscerale e magmatico. La band friulana ci regala questo Nigredo attraverso un passaggio necessario di forme e colori, un passaggio dal buio alla luce che intensifica miraggi di un altro mondo possibile e annotare sul taccuino della vita l’essenzialità espressa, il bagliore da ricercare. Gli Alba Caduca riescono nell’intento di portarci all’interno del loro mondo. Lo fanno con una capacità intrinseca maturata nel tempo, lo fanno con una capacità del tutto naturale nel creare forme, nel conquistare sostanza. Da Bomber fino a Afghano passando per Marnero, Kronos, Si muove i nostri riescono a dare vita ad un concentrato hard rock cantautorale di rara intensità.


Rubino – Red EP (Autoproduzione)

album Red EP : Rubino - Rubino

Frizzante classic rock che trova nella potenza del momento una melodia pop che riesce ad invogliare l’ascolto creando muri di suono convincenti che attraversano l’etere, attraversano strati di materia sedimentata nel tempo e lasciata a decantare per l’occasione. L’EP di Rubino è un album compatto, fatto di sogni e speranze. Un insieme di cinque tracce che mostrano elevata capacità tecnica nel costruire canzoni fatte di sudore ed energia. Cinque pezzi soltanto che sono un ottimo biglietto da visita per il nostro. Un EP che si muove da Why don’t you think about love? fino a Don’t eat me! Don’t kill me! per un insieme corale di musica che diventa ponte tra passato e futuro, tra quello che c’è stato e quello che deve ancora arrivare.


Hibou Moyen – Lumen (Private Stanze)

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Poesia raffinata in musica atterrata al suolo da costrutti emozionali che rendono il suono d’autore del nostro, arrivato ormai al quarto album, un punto fermo di sostanza e di bellezza da assaporare ascolto su ascolto. Le incursioni folk e autoriali affondano nell’alternative dei novanta e creano una comunione d’intenti con un disco omogeneo, ma nel contempo stratificato dove le sferzate elettriche si accoppiano in modo del tutto naturale con ballad purissime capaci di incontrare Beatles e Radiohead in un ascolto che diventa parte necessaria di un qualcosa di più grande. Da Uragano fino a Preghiera dei lupi il nostro riesce a dare forma e sostanza ad una realtà che va ben oltre la quotidianità, il tutto attraverso un linguaggio a tratti etereo e sognante, a tratti crudo e vero. Un album intenso quello di Giacomo Radi. Un album che nel suo insieme trova la direzione matura da seguire nel complesso e intricato mondo delle produzioni musicali odierne.


La Scala Shepard – Bersagli (Goodfellas Records)

album Bersagli - La Scala Shepard

Pezzi d’oltremanica si stagliano all’orizzonte per il primo, intero dei La Scala di Shepard. Un disco che conquista per omogeneità diffusa e si rende necessario ascolto all’interno di contesti di vita che sanno regalare emozioni su misura, ricreate per l’occasione e tanto necessarie quanto utili per comprendere una filosofia di fondo, un pensiero, un costrutto atto a farci naufragare dolcemente. La canzone d’autore e l’alternative rock sono amalgamati in modo indiscutibile e la doppia voce, femminile e maschile, rende profondità di campo all’intero album creato. Bersagli scopre un mondo all’interno di altri mondi. Trasporta l’ascoltatore in pezzi tirati e di immacolata bellezza come l’apertura affidata a Potesse esplodere la città, passando per Paranoia, Un giro di giostra, Via Dupré e la stessa title track finale. Ciò che ne esce in tutto questo è un primo full length d’avanguardia pop che non dimentica le facili impressioni e costruisce, racconto su racconto, un proprio stile da seguire. Bravi.


La gabbia – Madre nostra (You Can’t Records)

album Madre Nostra - La Gabbia

Vertiginosi sali scendi sonori intessono trame di sconfinata energia da dove attingere vita, da dove attingere in modo del tutto inatteso potenza incontrollata a dismisura in costrutti necessari oggi più che mai. Il disco dei La gabbia concentra un bisogno essenziale di comunicare attraverso canzoni che lacerano come coltello, lacerano e ti entrano dentro. Pezzi che parlano di noi da vicino. Pezzi che si discostano da questa nostra inutilità per riportarci sulla carreggiata della realtà. Un album, questo Madre nostra, capace di racchiudere al proprio interno un bisogno sconsiderato di gridare con forza la propria appartenenza, uno stato d’animo, un dipinto interiore. Ciò che ne esce, da la riuscitissima Ilaria d’apertura fino a La fine e l’inizio di una vita passando per Violenza e Non esisti, è un disco compatto, omogeneo, a tratti oscuro, ma nella sua interezza pieno di vita.


Jennifer Gentle – Jennifer Gentle (La Tempesta International)

Ultimissimo album dopo dieci anni dall’ultimo lavoro per la band capitanata da Marco Fasolo. Un gruppo diventato famoso per eclettismo e bisogno sempre nuovo e naturale di stupire attraverso una forma canzone che non da nulla per scontato, ma che piuttosto scava nei meandri della storia della musica per creare e ridare linfa vitale ad una psichedelia italiana dal fortissimo respiro internazionale. Ascoltare questo omonimo è un’esperienza prima di tutto. Si deve accettare di andare oltre il già sentito, oltrepassare schemi precostituiti e lasciarsi trasportare attraverso un suono d’impatto che trova nel groove necessario un punto di continuità, un punto di essenzialità condivisa. Flusso di coscienza quindi per diciassette pezzi che creano piccoli nuclei a se stanti. Canzoni che costituiscono aperture ad una voce che sa colpire nel segno dipingendo quadri strampalati e sghembi a segnare una maturità stilistica alquanto invidiabile. Quello che ne esce è un album che non ricerca le mezze misure, ma piuttosto si fa lisergica visione di questi nostri tempi. Imprevedibilità quindi che colpisce allo stomaco. Imprevedibilità che a tratti sa cullare, a tratti ti trasporta come barca in un mare in tempesta.


Cappadonia – Corpo Minore (Brutture Moderne)

album Corpo minore - Cappadonia

Poesia in musica di eccezionale grado sopraffino. Una poesia che intesse le trame di questi nostri giorni e cerca, nel vagare del nostro spazio, un corpo celeste da attrarre e condurre a sé, un corpo celeste in grado di attraversare il cammino, di attraversare la sostanza materica di cui noi siamo fatti. Un viaggio quindi dentro alle galassie che ci portiamo dentro. Attimi di lucentezza che risplendono in pezzi dal sapore d’altri tempi che ammiccano ai The Smiths e intensificano i rapporti con l’ascoltatore attraverso un alternative mai scontato, ma che si riprende i propri spazi vitali per consegnarci visioni di esseri eterei in un universo privo di barriere. Il sottile bisogno di appartenere al tempo è un costrutto necessario per capire questa piccola opera. Cappadonia con Corpo Minore sfodera un’importante maturità raggiunta attraverso un uso proverbiale della forma canzone e attraverso l’intensificarsi, sempre maggiore, di una bellezza viva e necessaria.


Animatronic – Rec (La Tempesta International)

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Incontrollato bisogno di apparire attraverso musica e suoni tribali che riescono a mescolare prog, rock, psichedelia e tanto bisogno di sperimentare a fondo capacità intrinseche, capacità impressionanti di comunicare energia in subbuglio. Il disco degli Animatronic, trio formato da Luca Ferrari alla batteria, da Luca Terzi alla chitarra e da Nico Atzori al basso è un insieme di pezzi concentrico in grado di attraversare decadi di sperimentazioni per atterrare su pianure sconfinate di improvvisazione necessaria e cambi repentini di corrente a dar luce nell’oscurità. Sono quindici tracce di una maturità impressionante. Quindici canzoni in grado di portare l’ascoltatore su altri mondi, abbandonando il sentiero sicuro e donando apertura ad una tecnica elevatissima e mai fine a se stessa.


Giunto di Cardano – Caos (Santeria)

album Caos - Il giunto di Cardàno

Parole che come velluto ti sussurrano da vicino e ti guardano andare via, laggiù lontano, sul molo. Parole che come poesia lacerano la carne per stratificare i nostri ricordi attraverso canzoni che mutano con il passare delle stagioni, come pezzi di cielo da adombrare, come pezzi di noi che sentono il bisogno interiore di vivere nuovamente. Giunto di Cardano compie un mezzo miracolo. Caos è un disco di immacolata bellezza. Riesce a riappacificare gli animi e quando meno te lo aspetti ti rende partecipe di una tempesta interiore, ti rende partecipe di un tutt’uno che sa di pioggia e di lacrime, di polvere e sudore. Caos è un insieme di tredici pezzi che guarda al futuro con radici ben piantate nel passato. Caos è un disco di sopravvivenza metafisica nel nostro bisogno costante di cercare nuovi spazi d’aria.


Indianizer – Nadir (Edison Box)

album Nadir - Indianizer

Vorticosi saliscendi emozionali che conturbano di psichedelia conterranea il nostro venire al mondo attraverso anfratti succubi di questa realtà. Incrociatori sonori intensificano la rarefazione e il groove metafisico creato abbraccia un alternative che apre ad atmosfere ’70 in sodalizi con una tipologia di musica che conturba e non lascia nessun scampo. Il disco  degli Indianizer conclude una trilogia non dichiarata. Si fonde e confonde l’ambiente, riesce a penetrare la carne attraverso stimoli sempre vivi e mai banali, smuovendo qualcosa dal di dentro senza nessuna possibilità di tornare indietro. Dal pezzo d’apertura New Millennium Labyrinth fino a Aya Puma e passando per le riuscite Sin Cleopatra e Ka Ou Fe i nostri ci regalano un disco eterogeneo e colorato per una visione d’insieme davvero stupefacente. Un album che non si accontenta, ma che esplora, pezzo dopo pezzo, i misteri di questa nostra quotidianità ancora nascosta.