Joe Batta & i Jeko – Noi odiamo Joe Batta & i Jeko (Old Tower Records)

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Concentrati semi acustici di un rock contemporaneo ingabbiato all’interno di costanti costrizioni che prima o poi emergono attraverso un suono moderno e disincantato che conosce le divagazioni in lingua italiana capaci di dare un senso di straniamento e di internazionalizzazione ad una formula del tutto collaudata e priva di rimpianti. Il disco di Joe Batta & i Jeko riesce a mescolare elementi acustici con quelli di un rock più suonato ed elettrico che non si risparmia, ma mette in risalto una voce che riesce a centrare l’obiettivo di comunicare, di parlare, di intercalare momenti di introspezione a momenti di sensibile esplosione attraverso i racconti di vita di tutti i giorni, attraverso racconti che non cedono spazio al tempo che passa. Da La mia migliore amica fino a Vedrai, vedrai i nostri riescono a creare piccole suite sonore immortalate all’interno di un tempo che sembra non trascorrere mai.


Diraq – Outset (JAP Records)

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Velata introspezione e suoni che si dimenano dall’interno in una cupezza d’oltreoceano capace di sfondare acclamate visioni di porti lontani, di sogni e incubi da esplorare, di velleità lasciate in disparte per raggiungere, in un solo istante, il nocciolo della questione. Tornano i Diraq con un nuovo Lp. Sembra di ascoltare Tom Jones intrecciare cavalcate alla Nick Drake e il sapore discostante dei Black Rebel Motorcycle Club in un tutt’uno con la forma canzone che non delude mai e scava, scava negli abissi di ciò che ci portiamo dentro per emergere con suoni lontani, suoni che accarezzano e nel contempo, come pugno allo stomaco, intercalano movenze e sudano parole sui palchi di questa e altre vite. Outset è un disco cupo, un disco che non cerca visibilità, si muove nell’ombra e quando meno te lo aspetti scalda, in modo unico e assoluto, i tratti distintivi che ci caratterizzano e ci rendono unici.


Atom Made Earth – Severance (Autoproduzione)

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Ambienti industriali ricondotti ad una materia circostante che inabissa aspettative, paure, visioni del futuro che verrà. Materia solidale, materia cangiante pronta a ricoprire gli spazi di solitudine creati in qualcosa di estemporaneo, fuori dal tempo, fuori dal coro, ripercorrendo decenni di musica, ripercorrendo strade intrise di significati e per l’occasione gettate al suolo della musica moderna, della musica senza confini e frontiere. Tornano gli Atom Made Earth con un album che racchiude al suo interno il tentativo di imbrigliare di luce anni e anni di trasformazioni musicali omaggiando in qualche modo in grandi gruppi del passato, dagli anni settanta in poi, creando un continuum perennemente in bilico tra improvvisazione metafisica e bisogno essenziale di far parte di qualcosa di più grande e concentrico. Ciò che ne esce è un disco complesso nella sua forma predominante, un album non semplice, ma maturo quanto basta per ampliare visioni e vedute.


Matteo Bonechi – 181 (Bitika Records)

album 181 - Matteo Bonechi

Suoni di piazza, suoni che si confondono con la gente, suoni cantautorali che rendono la proposta accattivante e vitale, capace di scardinare presupposti e lasciando a decantare, sul teatro della vita, questo nostro essere partecipi di un mondo in continuo cambiamento. Matteo Bonechi ci regala un album fatto di parole, monologhi, canzoni che rispecchiano un animo folk, un animo popolare che riesce a raccontare, con ironia, situazioni di strada, musiche da osteria, pezzi di cielo di questa nostra Italia. Un piccolo mondo all’interno di un altro mondo, energia a profusione che si domanda, scruta l’orizzonte, intesse rapporti, costruisce ed esplora. Un concept album che esplora, traccia su traccia, una situazione, un momento, un bisogno quasi essenziale di reagire, con sapiente sagacia, ai problemi della vita, a tutto ciò che ci caratterizza e ci tocca da vicino.


Joe Pansa – What’matter? (Autoproduzione)

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Suoni profondi che rispecchiano un’anima errante capace di incrociare con fare del tutto personale l’intimità del folk con una musica parlata stratificata a volontà che non riconduce ad un unico genere, ma intesse trame di ordito concatenate regalando meraviglia ascolto su ascolto. Il disco di Joe Pansa riesce a suscitare emozioni costruttive e interessate al mondo in cambiamento. Un artista di strada che mette a disposizione il proprio bagaglio di illusioni e veridicità impresse nella mente di chi ascolta, impresse attraverso i muri che ci sentiamo nostri, muri da abbattere, frontiere che non esistono. Nella formula indie proposta il nostro riesce a svelare i segreti dell’anima, riesce a veicolare un pensiero fatto di speranze per il futuro. What’matter? è un disco ben strutturato che in pezzi come la title track d’apertura, Take me, Merry old soul riesce a conquistare un posto nel mondo da occupare, una propria strada di interiorità lasciata a decantare nei meandri della vita.


Lola & The Workaholics – Romance (Autoproduzione)

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Influenze condite a dovere all’interno di incisioni che diventano realtà preponderante mescolata ad un pizzico di meraviglia e di quotidianità che rendono la proposta essenziale e percepibile. I Lola & The Workaholics sanno divertire, lo sanno fare bene e riescono, con intrigante presa diretta, elargire significati ad una vita tante volte troppo cupa per essere affrontata. Nel colore del dub e nella sostanza dei sogni ricreati i nostri riescono con capacità innata percepire i colori della terra e riconsegnarceli con naturale immediatezza, con una naturale energia che esplode pezzo su pezzo, raccontando del mondo che ci gira intorno, raccontando di questo e altri mondi. Pezzi come Diva, Obvious, la stessa title track, White rabbit sono solo alcuni dei momenti più felici di un disco che sa far riflettere con il sorriso sulle labbra.

Julie’s Haircut – In the silence electric (Rocket Recordings)

Nel nuovo dei Julie’s Haircut c’è sempre una ricerca costante alla bellezza espansa e metaforica all’interno di confini mai segnati, ma carichi di sostanza in divenire che come labirinto mentale intraprende strade tortuose e ricche di rimandi ad una forma canzone consapevole e strategicamente percettibile. La psichedelia si fonde con il jazz e con strati apparenti di new wave perpetua ad intrecciare vissuti ed esperienze calcanti, mai banali, ma sempre in evoluzione per un disco maturo e dal forte carattere personale. I labirinti intrinseci di In the silence electric trasformano l’ascolto in qualcosa di etereo, sognante, perpetuo, qualcosa che dalle nubi sulfuree e vaporose rende tangibilità e potenza ad un disco che nella notte e nell’oscurità trova le proprie carte interne per apparire. Da Anticipation of the night fino a for the seven lakes i nostri confondono atmosfere e ci regalano una prova superlativa.


-FUMETTI- Shin’ichi Abe – Un ragazzo gentile (Canicola Edizioni)

Titolo: Un ragazzo gentile

Autore: Shin’ichi Abe

Casa Editrice: Canicola

Caratteristiche: 184 pagine, b/n, 15×21

Prezzo: 17 €

ISBN: 9788899524111

 

 

Intimità nell’incedere del tempo raccontata soffermandosi su particolari di vita vissuta, intensi e a tratti viscerali ad ottenebrare un animo inquieto pronto ad esplodere nel complesso scorcio di una quotidianità insicura. L’errare umano, la ricerca di un amore, la sperimentazione di una vita quasi al limite. L’affogare paure nell’alcol e la passione unica per ciò che può essere considerato disegnato. Raccontare la vita propria, la vita degli altri, attraverso tratti distintivi di immacolata visione malinconica.

Shin’ichi Abe, talentuoso espressionista di una cultura alternativa degli anni settanta, si spinge nella caotica argomentazione di un saper scrivere e rileggere con occhi di pura e istintiva sagacia. Nella trasposizione italiana, fatta da Canicola di Un ragazzo gentile, l’autore giapponese si mette a nudo, estremizzando passioni corporee che abbracciano una forma di arte cresciuta meticolosamente con il vivere nel crepuscolo dell’esistenza. Una fragilità che si denota pagina su pagina a sottolineare un disordine mnemonico che lascia lo spazio a vere e proprie illusioni calate nelle movenze di un’eterna delusione. Un fumetto che si apre ad inquietudini fatte di rimpianti e fantasmi da nascondere.

Tutto questo è bellezza però. Dentro ci si trova l’Arte con la A maiuscola. I tratti distintivi del nostro rendono un segno nero graffiante emblema di coraggio e di malessere, un tentativo sovra umano nel calarsi all’interno di meccanismi rodati, ma nel contempo lontani, inutili. Meccanismi da abbattere per lasciare all’istinto la propria forma di predominanza, il proprio centro da perseguire, la sostanza delle cose da cui tutto prende vita.

Estremo e coraggioso, Un ragazzo gentile, è il tentativo terreno di dare un significato ad un’esistenza qualunque. Un perenne confronto di un animo umano in bilico tra sogno e realtà, dove quest’ultima prende il sopravvento nelle vicissitudini altalenanti impregnate di veridicità e dove il sogno diventa in egual modo e in egual misura una visione personale e significativa di ricerca che solo nelle estremizzazioni dell’esistenza può ricondurre occhi e cuore a quella sostanziale atmosfera che si nutre di rimpianti, di momenti irripetibili e di istantanee sul far della sera.

Per info e per acquistare il fumetto:

https://www.canicola.net/prodotto/un-ragazzo-gentile/