Rovere – Disponibile anche in mogano (Sony Music Italy)

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Colpaccio grosso per i Rovere che con il loro disco d’esordio costruiscono un insieme di canzoni impattanti e capaci di smuoverci dalla sedia in modo del tutto naturale. La band bolognese con la giusta dose di irriverenza e sarcasmo e aiutati da Riccardo Zanotti dei Pinguini tattici nucleari sa portare l’ascoltatore all’interno di un mondo in continua evoluzione. Un po’ folk, un po’ blues, un po’ pop e anche un po’ rock i nostri strappano sorrisi pezzo su pezzo pur mantenendo una certa dose di atmosfera che nei brani proposti è in grado di indagare l’animo umano per trovare forme sempre nuove di comunicazione. Disponibile anche in mogano è l’abbattimento necessario delle certezze. Una scatola di mobili da montare dove chi costruisce è più importante dell’oggetto da assemblare. Una scatola dove l’essere umano è al centro di sempre nuove avventure. Un modo diverso di raccontarsi e stringersi al futuro con voglia decisa di compiere quotidianamente un passo più avanti.


Portobello – Buona Fortuna (luovo/iCompany)

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Spruzzate di indie pop per l’esordio dei Portobello capaci, grazie ad un appeal davvero comunicativo, di intessere esigenze personali con la nostra società, trasformando tutto quello che risulta essere inutile in qualcosa di accattivante e di facile presa. Spiriti affini ce ne sono eccome. Buona fortuna strizza l’occhio agli Ex-Otago e a tutta la scena indie radiofonica del momento. Il risultato d’insieme per i Portobello è un album che si fa ascoltare e scende come bibita fresca e rigenerante all’interno del nostro organismo. La musica creata dal progetto solista di Damiano Morlupi, poi trasformato in collettivo, è un insieme eterogeneo di canzoni che hanno come filo conduttore il desiderio di interagire con il presente. La felicità da ricercare quindi nelle cose di tutti i giorni è solo la punta dell’iceberg della nostra quotidianità. Quotidianità studiata e amplificata per un disco d’impatto e ben congegnato.


The spell of ducks – SOUP (Autoproduzione)

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Maturità composita spettacolare che avvolge l’ascoltatore attraverso un uso davvero eccellente di archi e melodie di facile presa. Una musica che nell’insieme e nella ricerca costante si trova in bilico tra rarefazione sonora e purezza d’intenti per un suono d’autore incisivo e importante. Il disco torinesi racchiude al proprio interno il cantautorato di Glen Hansard, Damien Rice, Tom Mcrae, Iron e Wine in una perfetta soluzione edulcorata che di certo non passa inosservata, ma piuttosto lascia, passo dopo passo, un’impronta da seguire, un bisogno sempre nuovo di comprendere una poetica che nell’esemplificazione creata rimanda a qualcosa di espressivo e fuori dal tempo. Sei canzoni, sei brani ad indicare la via. Da Intro fino a Dear Leo i nostri lasciano il segno grazie anche ad un utilizzo importante di strumenti folk acustici. Un segno incisivo. Da rimanere a bocca aperta.

Bob and the apple – Wanderlust I – II (Autoproduzione)

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Viaggiare lontano e sentirsi stranieri, sentirsi parte di un qualcosa di più grande e indefinito, qualcosa da scoprire per cambiare ed essere diversi, forse migliori. Il disco dei Bob and the apple unisce due ep, due facce della stessa medaglia e profuma di cose buone, di cose mai prepotentemente dichiarate, ma piuttosto velate da un’idea emozionale e identitaria capace di dare senso ad un’originalità di fondo. I Beatles incontrano i Radiohead e Nick Drake tanto per scomodare qualcuno ad intensificare un suono a profusione che di certo non passa inosservato, ma piuttosto stabilisce un legame profondo con la poesia d’oltreoceano e con quella della Terra d’Albione. Wanderlust I – II  è un riscoprirsi diversi, un diventare qualcosa oltre le concezioni moderne e oltre i luoghi che abitiamo. I Bob and the apple trasformano la realtà in sogno. Un punto fermo da cui ripartire per viaggi interiori, per viaggi che lasciano il segno.


Ex Novo – Pegaso (DeepOut Records)

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Ristabilire le coscienze selettive del rock attraverso una tagliente visione di questa società grazie ad una rielaborazione personale di contenuti e musica che riesce ad affacciarsi nel nostro mondo. Costrutti sonori che nel buio della notte prendono vita e si affacciano alla realtà della produzioni odierne trasformando il rock in qualcosa di più famigliare, affabile, con una leggera vena d’ironia, ma in sostanza con tanta energia da lasciare il segno. Il nuovo album di Ex Novo, all’anagrafe Gian Luca Biasini è un insieme di tracce, sette inediti e tre rivisitazioni passate, che in qualche modo creano simultaneamente passione con quello che ci circonda. Il tutto attraverso un uso di chitarre importanti, attraverso una narrazione di questo nostro mondo che tocca in prima persona fatti e personaggi di un’Italia che sembra non voler rialzarsi. Da Vapori di té (Youth) fino a Settembre il nostro riesce ad intascare una prova d’autore che incrocia le asimmetrie di Jeff Buckley per un album completo e ispirato.


Goodbye, kings – A moon daguerreotype (Autoproduzione)

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Rarefazione sonora incalzante e vibrante capace di disegnare in modo del tutto sospinto e fuori dal tempo una fotografia in bianco e nero dal sapore del velluto e vaporosa insinuarsi lentamente all’interno delle nostre coscienze. Disco complesso, architettonicamente maestoso che in sostanza se ne frega delle mode del momento per farci piombare all’interno di costruzioni di nobile fattezza e di assurda e maniacale importante visione. Un post rock emozionale per la band milanese che affonda le radici in band come Godspeed you! Black emperor, un album davvero notevole sotto diversi punti di vista. Le  canzoni si sottraggono all’idea di imperfezione e concentrano spasmi d’autore dalla traccia d’apertura Camera Obscura fino alla canzone, nel finale che da il nome al disco per un insieme poderoso di suoni che in questo concept calcolato stupiscono ascolto su ascolto.