The Crowsroads – On the ropes (VREC)

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Tornano i due fratelli in blues, tornano con un disco che corre alla velocità della luce, ma che in qualche modo conosce anche la possibilità di fermarsi, di assaporare il momento, di vivere le cose. On the ropes è un album che convince sin dal primo ascolto. Un insieme ponderato di ballate e pezzi più movimentati ad incidere sul solco esperienziale un altro capitolo degno di nota nella discografia della band bresciana. Primo album completamente di inediti questo che si avvale della collaborazioni della cantautrice britannica Sarah Jane Morris, del musicista portoghese Frankie Chavez, del produttore americano Jono Manson e di altri validi strumentisti ad accompagnare i nostri lungo strade infinite sporcate dalla polvere e dal sudore. Canzoni come Foxes o la stessa title track sono le basi necessarie per comprendere la poetica dei nostri passando inevitabilmente per pezzi come Razor wire, Marbles, e la finale Ground-floor heaven ad indicare la direzione da seguire lungo un fiume in piena, lungo una vita intera.


DHARMA108 – L’alba sul mio nome (VREC)

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Affondare radici nel rock degli anni ’90, affondare nei sudori cosmici dei Ritmo Tribale e degli Afterhours alla ricerca di una soluzione, di una chiave di volta per comprendere esperienze e sensazioni che si possono assaporare e conoscere solo nella visione del nostro intelletto, del nostro venire al mondo. Il disco primo della band veronese DHARMA108 è un concentrato unico di grunge cantato in italiano ad accavallare generi che arrivano a sfiorare la potenza di band come Tool o le rarefazioni ipnotiche degli A perfect circle in una pioggia atmosferica che parte dal cielo e sfiora il cuore di chi vuole ascoltare. L’alba sul mio nome è un album intriso di rabbia e malinconia, come la migliore tradizione vuole. Un disco che racchiude al proprio interno piccoli segreti che si possono apprezzare in pezzi come la stessa title track in collaborazione con Sasha Torrisi dei Timoria, Ego, Resistenza, Terzo millennio con Diego Besozzi del progetto Karma e Tunnel nel finale. Una prova d’insieme davvero interessante e unica sotto certi aspetti che riesce a riportare in vita, in modo personale, un genere spudoratamente copiato, qui però rivisitato e carico di vita nuova. Bravi.


Vaniggio – Solo un sogno (Music Force/Egea Music)

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Classic rock d’annata cantato in italiano a ricoprire di vapori sulfurei i tanto attesi viaggi lungo strade infinite, lungo strade che non portano in nessuna direzione. Torna Vaniggio, all’anagrafe Iva Griggio, musicista con esperienze notevoli in numerose formazioni. Torna con un disco che abbraccia l’arte del sogno e scompare mellifluo a ricoprire di polvere e di terra ciò che è stato, ciò che ci siamo portati dentro e che non riusciamo più a scordare. Le canzoni si snocciolano ruvide e gli appigli precostituiti per comprendere a fondo la poetica d’azione del nostro rendono più chiari significati e sovrapposizioni create. Da A volte basta fino a Stessi sbagli, passando per le riuscite Amoreuncazzo, Dai un nome alle cose, Mai come sembra il nostro confeziona una prova di impatto, ben suonata e graffiante. Un album che fa della comunicazione un’arma necessaria per andare oltre i preconcetti e le illusioni della vita moderna.


Alessandro Angelone – Stars at dawn (Music Force/Egea Music)

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Chitarra pizzicata a creare atmosfere eteree e sognanti dove l’abbraccio sostanziale con altri mondi si rende costante in un’attesa che ammalia, protegge e rassicura. Il disco del giovane chitarrista di Pescara è un connubio unico di stati emozionali ricoperti dal bisogno di comunicare, di andare oltre le apparenze per un suono maturo che si fa quadro esperienziale da scoprire pezzo dopo pezzo. La particolarità del nostro sta nel riuscire a dare vita a fotografie che possiamo ammirare fuori da qualsiasi tempo, lontano da stereotipi e mode da inseguire, ma piuttosto facendo della soggettività una chiave di apertura necessaria per comprendere questo e altri mondi. Notevoli The Key, Dreams, Night, Rayn e la finale title track, notevole la scelta di colori evocata per un disco in fingerstyle davvero sorprendente. Un album che a tratti lascia a bocca aperta anche il più incallito degli ascoltatori.