Roslyn – Nomi (Autoproduzione)

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Voce sghemba e fuori controllo per un disco che associa poesia viscerale con qualcosa che è in comune con tutto ciò che ci portiamo dentro in un’alternanza continua pronta e inossidabile nel tempo. Il disco dei Roslyn si affaccia sul panorama dell’alternative italico, ma con piglio dei ’90 rispetto ad una musica contemporanea, intascando energia che si fonde con parole taglienti e di sicuro effetto pronte a rinfrancare l’etere utilizzando un linguaggio che produce e delimita, assottigliando i bisogni e scaraventando al suolo un’inutilità sempre presente. Canzoni di vita quindi che riescono ad incentrare il loro punto focale all’interno di desideri sempre nuovi di ricostruire certezze all’interno di una quotidianità che abbraccia e divora. Nomi, parole, disegni che via via si definiscono, ma che lasciano buona parte di sé all’immaginazione in visioni abbandonate ad un bicchiere di alcol lasciato sul tavolo e il desiderio inespresso di comunicare perennemente, con linguaggio poetico, un senso a tutto ciò che tocchiamo, un senso a tutto ciò che accarezziamo. 


L’invasione degli omini verdi – 8 bit (IndieBox Music)

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Desiderio impressionante di fare un salto all’indietro alla scoperta di valori essenziali come la rivolta portati in essere ancora una volta come punti  inscindibili di un amore indiscutibile per un punk rock targato fine ’90 che non smette di brillare ed energicamente comunicare il proprio punto di vista, la propria strada da seguire. Ritorna la super band L’invasione degli omini verdi, ritorna con un disco di protesta innegabilmente espressa in questa quotidianità per una manciata di canzoni capaci di dare profondità di visione al nostro piatto sguardo ed edulcorato da una realtà che non ci appartiene. Otto tracce che partono con la speranza di Credimi per proseguire con pezzi simbolo come La nostra storia, Rinuncia, Funerale della verità ad impreziosire un punk rock tirato ed evidentemente altamente ispirato. 8 bit è partecipazione e affermazione, è presenza e desiderio di imprigionare l’inutilità nella gabbia di questa società malata, è approccio inglobato negli anni ’90, ma spudoratamente intriso di verità odierna. 8 bit è un disco terreno per questi alieni impressi nel nostro vivere. 


Castaways Roaming – Lone star (Autoproduzione)

album Løne Star - Castaways Roaming

Rock catartico ed emozionale ispirato da modelli d’oltreoceano capaci di intessere chiavi e saperi di un mondo in decomposizione, scavando nella roccia dei sentimenti e dando all’appiglio post grunge un modo diverso e ininterrotto di costruire qualcosa di saldo e duraturo. Il disco dei Castaways roaming si presenta in tutta la sua forza all’interno di composizioni che non disdegnano la facile presa, rinvigorendo un’attrazione che si evince da un appeal energico e architettonicamente importante. Lone star è una furiosa rappresentazione di questa realtà, marginalmente sovrapposta e capace di scavare in profondità per guardare con occhi nuovi all’interno del mondo in bilico che ci appartiene. Un disco dall’anima solitaria che vaga nell’oscurità tentando di carpire segreti e sovrapposizioni che con il passare delle canzoni, divengono via via sempre più interessanti. Da Jupiter revenge fino a At water level i nostri ci imprigionano nella gabbia della vita e trasformano l’inutilità in qualcosa di introspettivo e carico di rimandi ad una scena che non esiste più. 


Ai margini della città – Looking through, looking for (Spore)

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Nero compatto notte addensa circostanze a profusione di un post rock dissolvente e pronto ad inglobare in modo sapiente e inusuale un concentrato di ambizioni che si dipanano nei costrutti e nelle architetture create per l’occasione dalla band pugliese. Ai margini della città danno vita ad un piccolo disco fatto di tre canzoni che viaggiano verso quote siderali per poi esplodere, come vuole la buona tradizione, in un insieme stellare di viaggi cosmici che non rinunciano alle aspettative, ma piuttosto si fanno rappresentazioni reali di una realtà in dissolvenza. Violet and yellow rhythms, Looking back, Disquiet a formare un cerchio in penombra che non delude, anzi cerca di ritagliarsi un posto d’onore incrociando Mogway a qualcosa di più nordico come i Sigur Ros senza dimenticare le incandescenti visioni degli Explosions in the sky per un post rock in continuo mutamento davvero potente e nel contempo ammaliante.