-FUMETTI- Gianluca Ascione – Il grifone d’oro (Canicola)

Titolo: Il grifone d’oro

Autore: Gianluca Ascione

Casa Editrice: Canicola

Caratteristiche: 20 pag., colori, 17×24

Prezzo: 8 €

ISBN: 9788899524296

 

 

Fantasy intrecciato alla vita di tutti i giorni in un racconto breve dove le dichiarazioni di sguardi e di intenti sono celati, nascosti, perennemente raccolti all’interno di visioni che fanno della psichedelia colorata un punto di ritrovo con quello che ci portiamo dentro e nascondiamo alla realtà. Un racconto urbano questo che nella sua brevità raccoglie le accortezze della modernità per condensare all’interno di un piccolo diario di vita amori su chat, rapporti, lavoro e laurea mescolati ad un senso onirico e persistente, un senso di brevità che sa esplodere ed acquietarsi.

L’esordio a fumetti del giovane Gianluca Ascione è un connubio di incontri che sembra provenire da un universo nipponico, ma ambientato nella Bologna dei nostri giorni che diventa ponte in una narrazione ricca di stile personale e di ricercatezza che raccoglie le radici di Andrea Pazienza e trasforma il tutto in un qualcosa di fruibile ai giorni nostri trasformando la natura primordiale delle pulsioni in qualcosa di più asettico e veloce; tipicità questa dei nostri momenti, di quello che noi viviamo e che fa parte inesorabilmente della nostra realtà.

Il grifone d’oro è un’illusione metaforica di persistente solidità. Un fumetto personalissimo ed egregiamente disegnato, un racconto che corre veloce senza inizio ne fine, ma ipoteticamente calato nella costruzione di un mondo che nella natura intrinseca di una bellezza metropolitana trova un punto di fuga fatto di carattere e sostanza. 


Per info e per acquistare il fumetto:

https://www.canicola.net/prodotto/grifone-doro/

 

 

Marte – Metropolis in my head (Autoproduzione)

Risultati immagini per marte metropolis in my headSarà pure un disco semplice, ma le canzoni di Martina Saladino, in arte Marte entrano di gran botta nella testa creando un’omogeneità di fondo davvero singolare per un’artista italiana, a maggior ragione quando le canzoni sono in inglese e gli spiriti affini si tingono simultaneamente immergendo l’ascoltatore in un mondo del tutto particolare. Metropolis in my head è il caos, la confusione che trova punti di ispirazione per viaggi terra luna attraverso un suono accattivante e dal sapore alquanto internazionale. Nelle canzoni di Marte si trova facilmente una connessione tra il rock della Morissette e la più attuale Florence Welch a far da sfondo ad incursioni dalla rapida presa e dal sicuro effetto totale. Indie pop quindi e alternative rock per un risultato convincente e maturo che trova nel cambiamento costante un punto di ancoraggio sottile e leggero capace nell’impresa di procedere e sostenere una voce elettricamente imprevedibile. 


Alea and The Sit – Generation (Area Live)

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Costruzioni mirabolanti di sospiri e attimi che circondano l’etere intorno per dare un senso e un bisogno sempre nuovo nel racconto quotidiano ed espresso. Catarsi di colori e luci soffuse a ricrea un’atmosfera da club che incontra le rarefazioni del jazz con il il blues per una musica raffinata, concentrica, disincantata e ricca di rimandi e aspirazioni future. Il nuovo disco di Alea, cantautrice brindisina, ci fa entrare in punta di piedi all’interno di un mondo in dissolvenza caratterizzato dalla profusione stilistica di note e impressioni che sfoggiano importanza nella tavolozza delle produzioni di genere. Generation è un album sottile, un album che esprime il suo lato migliore all’interno di una scatola priva di gravità, dove bolle concentriche si staccano e vagano nel vuoto attorno a ricreare magia e bellezza ad ogni ascolto. Alea and The Sit contribuiscono ad arricchire di importanza un panorama musicale spesso privo di idee, partendo dalle basi, dalle radici e trasformando il tutto in qualcosa di dannatamente contemporaneo. 


Someday – Una giornata breve (Autoproduzione)

 

Velata introspezione per il secondo lavoro dei Someday, band alternative rock di Torino che fa dell’inquietudine sonora un punto d’attracco per entrare negli spiragli di vita concessi a questo nostro tempo malato. Progressive sintetizzato a dovere per doverose costruzioni architettoniche che non lasciano vie d’uscita, ma che piuttosto intavolano scenari orizzontali che nella visione totale attribuiscono necessarie contrapposizioni alla quotidianità che viviamo giorno dopo giorno. Una giornata breve è un piccolo disco prodotto artisticamente da Cristiano Lo Mele dei Perturbazione. Un album che nella seppur veloce durata trova gli stimoli per concentrare l’attenzione su episodi di vita vera e vissuta, su quelle cose che lasciano il segno e sono fonte d’ispirazione per sempre nuove canzoni. I Someday ci regalano un secondo disco davvero ben suonato, un caleidoscopio oscuro di musica anni ’80 fusa con l’alternative targata ’90 per una costruzione d’insieme a tratti ineccepibile. 


Simone Vignola – Naufrago (Black Cavia Records)

Un basso sposato ad arte per una musica d’autore che trova nel sesto disco del musicista campano un punto d’attracco in un mare che ci vede naufraghi di vite e di speranze. Simone Vignola incontra l’elettronica e costruisce, attraverso un disco ballabile, una contagiosa storia da manuale, cesellata dai suoni e insaporita da un’essenza sempre più perfezionata, sempre più in sintonia con questi tempi in cambiamento. Il groove è qualcosa di fondamentale in questa produzione e ciò che possiamo sentire in pezzi come l’iniziale title track sono naturali prosecuzioni in ambienti ricreati ad arte che affondano le proprie radici nei brani Ballo, Un mondo per me, Improvvisamente, Funky malamente. Naufrago è una sorta di concept moderno. Una contemporaneità espressa che ritrova nel gesto del momento una sostanziale comunione con il mondo creato dallo stesso autore, con il mondo che abitiamo. 


Paolo Preite – An eye on the world (Autoproduzione)

Autoproduzione strutturalmente concepita dalla strada, dai suoni di ogni giorno, dalla canzoni che involontariamente la vita ci dona e che non sempre riusciamo a cogliere nel profondo. Il disco di Paolo Preite parte proprio da lì, da quello che ci siamo dimenticati di guardare attentamente. Un album pieno di rimandi ad una scena autorale che sembra non esistere più da Leonard Cohen, passando per Damien Rice fino a raggiungere un tragitto circolare che in Una piccola differenza trova il Fabi migliore a sancire un insieme di pezzi che nella commistione trova il suo punto di forza. Numerose le collaborazioni importanti come quella con Fernando Saunders, Kenny Aronoff, Michael Jerome, Bob Malone, Ondřej Pivec ad impreziosire di tasselli necessari un puzzle emotivo che abbatte i muri e i confini e racconta, come nella migliore delle storie, un significato da ricordare nel tempo. 


Magora – Frenologia (Autoproduzione)

Suoni che vibrano e si confondono tra ballate introspettive e incursioni del migliore rock targato ’90 che ricorda in qualche modo un incrociatore sonoro tra le rarefazioni di ballad fuori dal tempo e lo sporco suono di Chicago degli Smashing Pumpkins di Gish. Il primo disco della band bresciana è un connubio davvero ben strutturato e suonato di canzoni che trovano nella sedimentazione del tempo un punto di contatto con la nostra mente. E proprio di mente parliamo quando ascoltiamo Frenologia. Un album che si  pone come obiettivo quello di scandagliare l’essenza umana e le sue numerose articolazioni poste nella vita quotidiana, nella vita i tutti i giorni. Ciò che ne esce è una compattezza invidiabile che nell’eterogeneità delle canzoni proposte sa conquistare al primo ascolto. Un disco completo quindi, un album che da Sabbia o caffè fino ad Anice ricerca il proprio filo guida, la propria tendenza interiore.