Arcano 16 – XVI (Autoproduzione)

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Esoterico disco chiamato a raccontare di questi nostri tempi bui con un linguaggio in dissoluzione e capace di narrare vicende discostanti in un’epopea di fondo quasi teatrale e piena di phatos in equilibrio stratosferico con quello che viviamo, con quello che sentiamo dentro. Il disco degli Arcano16 si rifà ai grandi album del passato con piglio deciso e carico di quel bisogno di comunicazione che caratterizzava un’epoca che sembra, ora, non esistere più. XVI è un album complesso, si muove egregiamente di canzone in canzone, brani che diventano poesie metropolitane d’abbandono alla ricerca di un credo che nella bellezza circostante attrae bisogni ed incide i silenzi che ci portiamo dentro giorno dopo giorno. Camminerò, Il vizio del re, Torre radio, Prigione luna sono solo alcuni momenti di un album che di per sé è un caleidoscopio di forma e sostanza, un insieme di brani davvero interessanti, maturi e consapevoli nello spingersi verso fondali inesplorati. 


Mildred – Il colore degli inverni (Libellula Music)

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Potenza sonora che si espande e si fonde con altri generi per un alternative rock dove l’energia di base si apre a mondi sempre nuovi e distinti, si apre a mondi colorati di nero dove le tinte forti sembrano avere predominanza per un suono urlato, a tratti soppesato, in bilico costante tra sogno e realtà. Il secondo disco dei Mildred nasconde al proprio interno una passione viscerale per un rock potente e graffiante, che mira ad incontrare band come FASK, Ministri e qualcosa di architettonico in stop music motion come la musica infinita dei RATM. Canzoni come Ancora, Benjamin Button, Muoiono gli eroi e la stessa title track, non passano di certo inosservate stabilendo con l’ascoltatore quel continuo spazio di costruzione che si muove tra il pieno e il vuoto, tra la calma e la tempesta ad indicare esigenze del tutto personali , esigenze di rapida diffusione fuori controllo. Il colore degli inverni è un disco veloce e potente che sa disorientare, ma sa anche far riflettere attraverso una musica che ha il sapore degli anni che passano, il sapore delle cose più buone.

Nasti – Incomprensioni (Autoproduzione)

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Alternative rock affacciato al mare dell’elettronica in un pop acceso che non si nasconde dietro l’angolo, ma piuttosto svela le carte nascoste, i segni celati, grazie ad un comparto che dona musica diretta e immediata, di facile intuizione e importante coesione. Il primo disco dei Nasti, giovane band torinese, è un connubio di vita sociale, amori non sempre corrisposti e quotidianità naturale a raccontare di salite e discese lungo le strade della vita, a raccontare un pezzo indispensabile di questa nostra realtà. La musica prodotta dai nostri non brilla per originalità, ma si espande come fosse parola sul diario di questo nostro vivere per un disco che racchiude al proprio interno cinque pezzi nel complesso ben suonati. Incomprensioni è la storia di ognuno di noi, è una velocità che supera l’attesa, è un mini album dove gli amori di gioventù si fanno portatori di una carica emotiva davvero importante e a tratti universale.