Stefano Lentini – Fury (Coloora Records)

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Disco orchestrale impattante nell’era moderna che ricorda per certi versi un tuffo nel mare più profondo che ci portiamo dentro, accarezzando a dismisura suoni e sapori che sembrano provenire da un’altra realtà, da un’altra galassia. Il compositore romano Stefano Lentini, già noto per gli apporti e le collaborazioni nel cinema, ricordiamo la partecipazione in The Grandmaster di Wong Kar-Wai, La porta rossa di Carmine Elia e Braccialetti rossi di Giacomo Campiotti, apre a dismisura il caleidoscopio di colori a sua disposizione per proiettare il classico nell’era moderna, pur non facendo distinzioni, ma piuttosto valorizzando al meglio la dicotomia luce e ombra che persegue il filo del risveglio, il filo della lontananza e della ricerca. Fury è un viaggio incalzante, di quiete e di tempesta, un viaggio alieno attraverso questi nostri territori deformati. Un passaggio di vita dove il magma del sottostare alla realtà rivela una crepa, proprio nel punto preciso in cui si apre, come voragine, il bisogno di ritrovare uno spiraglio per respirare ancora. 


Valente – Il blu di ieri (Dischi Soviet Studio)

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Intrecci elettronici che si amplificano e ottenebrano una nostalgia che indissolubilmente diventa malinconia, raccontando di giorni passati, di esigenze nascoste, di nuove conquiste e di quadri immaginari da cui attingere il colore della velata introspezione: il blu. Un disco che parla di una tonalità rimembrando passati cosmici e sfiorando la bellezza intrinseca del camaleontico Bowie o la new wave dei britannici Japan per un insieme di canzoni che si affaccia all’orizzonte perpetuando un’oscurità che tende ad aprirsi dietro l’ombra della nostra vita passata. Il blu di ieri è un disco complesso e davvero ben arrangiato, un album fuori dal tempo e sicuramente fuori da questa modernità, fuori da questa attualità. Valente rispolvera l’importanza di scrivere, di incidere, di parlare attraverso la poesia toccando inevitabilmente le corde più profonde che ci portiamo dentro e che tante volte nascondiamo o in parte viviamo. Nove canzoni che diventano piccole perle a se stanti all’interno di un quadro dalle profonde visioni che da Sogni di te a All cats are grey parla e sussurra parole di speranza emotiva, di fragilità da raccontare. 


Sinfonico Honolulu – Thousand souls of revolution (Autoproduzione)

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Non un semplice disco di cover, ma una vera e propria rilettura per ukulule di brani che hanno segnato un’epoca, brani da custodire e in qualche modo da preservare dall’incuria del tempo, sottolineandone in toto sostanza e partecipazione a quel qualcosa di universale che tende ad accomunarci, tende a farci sentire meno distanti. Thousand souls of revolution raccoglie Ramones, Stranglers, The Cure, Joy Division solo per citarne alcuni, brani e autori conditi in salsa acustica e sinfonica per un risultato davvero interessante e importante sotto molteplici punti di vista. L’energia materica sprigionata da questo disco si evince già da una copertina rivisitata di un grande album del passato: London Calling dei The Clash, a sottolineare la bellezza di un progetto che nell’azione e nell’intraprendenza trova i suoi sicuri punti di forza e di contatto, tra un appeal che stupisce e un’inesauribile forza spruzzata dall’ingegno. I Sinfonico Honolulu prendono in prestito dal passato dodici pezzi che hanno fatto la storia del rock ’70 e ’80 omaggiandoli in forma nuova con un risultato che sbalordisce e conquista al primo ascolto. 


Resurrextion – Resurrection (Autoproduzione)

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Ondata di collaborazioni esemplari per il collettivo campano a sfoderare dal cilindro magico un disco ricco di rimandi alla musica da strada qui confezionata sotto un punto di vista culturalmente elevato. I Resurrextion sono tornati dopo un incredibile insieme di dischi sfociato in questo ottimo connubio di stile e di energia da contemplare attraverso l’unione di pagine e pagine di hip hop capace di alzare notevolmente l’asticella rispetto alle produzioni di moda in questo momento. Un insieme di pezzi quindi che vede la presenza di Murubutu, Llloy Dopalicious, Varjopinto, Siba, Goblin e Gabriel Micheal senza dimenticare collaborazioni che spaziano tra il mondo più autorale e “pop” come quelle con Deborah Perrotta, Noemi Perris, Anna Soares, Katia De Martino, Nicola Caso, Danilo Castellano e Zorama. Un insieme di vite intrecciato quindi a parlare delle diverse angolature, delle diverse sfaccettature che inglobano un mondo in cambiamento e qui raccontate attraverso una prosa tagliente e mai banale, frutto di un lavoro di cesello davvero importante. Resurrection viaggia alla velocità della luce, da IntroSpezione fino a Non può finire passando per brani come Caos Estemporaneo, Sangue e Fede, Il viaggio a segnare un confine che sembra non avere punti d’approdo, ma piuttosto si fa esso stesso sostanza esemplare per raccontare di questo e altri tempi futuri.