Twenty Four Hours – Close – Lamb – White – Walls (Musea-Velut Luna)

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Disco criptico e cangiante che si nutre di metamorfosi siderali con echi evidenti al passato e pregno di interesse per l’insieme discostante di elementi che toccano l’onirico e nel contempo si fanno portavoce di una realtà che forse non ci appartiene. Ritorna la super band attiva sin dagli anni ’80, i Twenty Four Hours, ritorna con un disco capace di intersecare le dinamiche dei grandi concept del passato The wall e The white album su tutti, parlando con il linguaggio del prog che diventa rock e a tratti lascia all’ambient di fondo un modo deciso e del tutto personale nell’esprimere meraviglia ad ogni accenno creato. Un doppio disco carico di significati quindi da ascoltare e riascoltare con un sacco di rimandi agli anni d’oro della musica italiana e internazionale. Un insieme di pezzi che racchiudono al proprio interno il cammino fatto fino ad ora, non quindi un concept, come dice la stessa band, ma piuttosto un miscuglio omogeneo di brani che rispecchiano le fasi intere di una vita, di un universo acceso e carico di speranza, dove il tecnicismo lascia spazio al cuore. 


Ekat Bork. – Kontrol (GinkhoBox)

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Torna il caleidoscopio artico in musica di Ekat Bork., un fenomeno della musica che colpisce a dismisura in ogni produzione, in ogni angolo di mondo creato e cesellato a dovere, tra grattacieli elettronici e nuvole di ghiaccio pronte a frantumarsi in vetri all’interno dei cuori di cartone che adombrano l’umanità. I substrati creati dall’artista siberiana sono pregni di un perfezionismo assoluto che sposa il trip hop con una forma personale e avveniristica di futuri indecifrabili, ma vicini a chi ascolta e pronti a dare soddisfazioni lungo l’ascolto delle tracce proposte. Solo quattro canzoni, ma necessarie per comprendere la profondità di questi mari da esplorare, in una commistione di elementi imprescindibili che si sposano con una modernità da cui fuggire, ma nel contempo da cui prendere ispirazione. Kontrol è la summa di un percorso, l’ultimo respiro prima di tuffarsi nel vuoto.


Laura Lalla Domeneghini – Lallabies (AR Recordings)

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Stanze di bambini che trasformano carillon di un tempo che non c’è più in qualcosa di vivido e reale attraversando minuziosamente comparti tecnici di impressioni e colori che superano la mente e rendono vivido il ricordo, rendono unico e inconfondibile uno stile leggero, ma nel contempo personale accarezzando un blues che incontra il jazz e il cantautorato più sopraffino. Laura Lalla Domeneghini sforna un disco dalle tinte impressioniste dove le ballad proposte diventano mezzo di comunicazione necessario per farci trasportare all’interno di mondi sconosciuti e da conoscere, mondi in continuo divenire che aprono all’esigenza del perfezionismo introspettivo e convincono sin dall’apertura in volo sognante di Dream a lullaby, passando per Faces, Lallaby e la finale The beat ad infrangere cascate di elementi naturali che si raffrontano, che si rapportano a questo e ad altri mondi conoscibili. Il disco è una piccola perla leggera, un soffio di vento che quando meno te lo aspetti stupisce ed incanta per freschezza e naturalezza. Brava davvero. 


Staggerman – Hobos and Gentlemen (AR Recordings)

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Atmosfere di pallido declino che si intersecano con i rami secchi di un albero invernale attraversato dal vento che soffia sabbia e polvere in un vortice di costante richiamo ad elementi che non esistono più per come li conosciamo. Il nuovo di Staggerman racchiude la desolazione di un’epoca trasportata di gran carriera all’interno di un ibrido concetto che si dipana tra ragione e sentimento in un continuo ricercare la propria, vera e unica strada verso casa. Atmosfere alla Lou Reed, incontrano J.J. Cale e i Calexico per un desert affascinante che non ha paura di osare, ma piuttosto insegue un sogno che diventa incubo quando si toccano elementi che raggiungono le profondità indiscusse di Tom Waits. Hobos and Gentlemen è un disco che deve essere maneggiato con cura, un album davvero importante e quasi mistico, da assaporare ad occhi chiusi in una sera d’inverno, tra il calore di un abbraccio e lo sguardo di un addio. 


Alan Spicy – Frammenti (Beng!Dischi)

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Trio esplosivo che trasforma la realtà in elemento congiunto da poter comprendere e scaraventare al suolo attraverso l’inclusione parallela di elementi di pura quotidianità capaci di entrare a spron battuto nei contesti di vita, in questi spazi di universo condiviso. Gli Alan Spicy deformano Frammenti, vengono da Rieti e sanno quello che vogliono. Il loro rock è un’amalgama efficace di tutto ciò che c’è stato in Italia negli anni ’90, grazie a suoni intensi e viscerali, suoni che non demordono e non disdegnano l’abbandono, ma piuttosto partono proprio da questa prerogativa, da questi concetti per delineare sensazioni in divenire. Sei pezzi che aprono e chiudono, danno inizio e concentrici creano una fine, da Plastica a Super Alan i nostri regalano una prova che diventa una corsa verso il nulla che avanza trasformando quel poco di buono in qualcosa di tangibile e nella fattispecie qualcosa di costruttivo. 


-FUMETTI- Davide Bart. Salvemini – Kaleido (Eris Edizioni)

kaleido davide bart salvemini erisTitolo: Kaleido

Autore: Davide Bart. Salvemini

Casa Editrice: Eris Edizioni

Caratteristiche: brossurato, 17 x 24, 152 pagine, colori

Prezzo: 16 €

ISBN: 9788898644575

 

Esplosioni di compattezza colorata in una ruvidità di fondo che accompagna il lettore in uno dei più bei mari navigati o almeno nel più strampalato e onirico mondo d’acqua e di superficie che interseca le passioni dei protagonisti attraverso un miscuglio del tutto personale fatto da avventure cangianti pronte a divorare, a cambiare, ad essere, nella loro soggettività, panorama esemplare per questo e per altri universi possibili.

Kaleido rapisce sin dalle prime pagine, racconta di un mondo sottosopra popolato da giganti, essere minuscoli, esseri intermedi, un mondo dove la perdita di prospettiva è arrampicata alla solidità delle figure disegnate e dove una storia che sembra non avere fine diventa disegno concentrico per alterate e nuove avventure di sopravvivenza, tra corse a perdifiato e metamorfosi non lineari ed intraprendenti, tra navi e intercapedini che diventano il veicolo necessario per una scoperta che sembra non avere fine.

L’esordio di Davide Bart. Salvemini incanta e rapisce, ricorda le avventure di Adam Tempesta e di Jesse Jacobs o le ambientazioni di Loic Froissart, colpisce per pienezza e sicuramente per spirito di narrazione. Un senso multilaterale capace di incrociare una sorta di umorismo essenziale, incarnato nell’esemplificazione degli pseudo protagonisti Mr. Tondo e Mr. Quadrato per un caleidoscopio che diventa arte quando le immagini sovrastano le parole, quando l’excursus in divenire lascia spazio e magia all’azione.

Eris scommette sempre sull’avanguardia, lo fa con stile e con un pizzico di incoscienza, questa volta dando spazio preponderante ad una nuova evoluzione del fumetto italiota. Un mix di continue aperture che in parallelo divertono e non stancano, anzi, donano profondità a qualcosa che potrebbe, a prima vista risultare piatto, ma che nella molteplice funzione di guida chiarificatrice riempie di psichedelia surreale una storia gentile che accoglie e accompagna ancora una volta, una storia che a pensarci bene racchiude gli ingredienti necessari per un’ottima avventura fuori dal tempo. 


Per info e per acquistare il fumetto:

https://www.erisedizioni.org/prodotto/kaleido-davide-bart-salvemini/

Nova sui prati notturni – Last ride (Autoproduzione)

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Viaggio tra il disincanto e i rottami ambulanti e ferrosi di questa nostra civiltà che gira alla velocità della luce dilatando atmosfere e concentrazioni di bellezza che passano in secondo piano, ricostruendo ad arte visioni d’insieme che vale la pena assaporare ancora. Il nuovo dei Nova sui prati notturni esce sotto forma di blog e vede la collaborazione con Pietro Scarso attraverso una pagina virtuale dove si possono ammirare video e musiche di giostre inquiete attraverso dodici suite da amarcord emozionale ricavate dal turbinio che prende forma di una reale esigenza di mettersi in gioco ancora una volta. La qualità indiscussa del risultato finale è reale e tangibile ai nostri occhi, un osare ancora una volta proponendo immagini che ben si sposano con una musica che nel post rock e nell’arte minimale e concettuale trova il suo punto di sfogo amplificando a dovere forme note di un’infanzia ricercata e concentrica. Un viaggio onirico in bianco e nero quindi, un viaggio in dissoluzione che si riscopre percorso narrativo trasportandoci alla velocità del nostro io soggettivo e pensante, un tuffo nella memoria di questo futuro.

http://lastride01.blogspot.com/


Finister – Please, take your time (Red Cat Records)

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Album dal gusto internazionale davvero ineccepibile sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista compositivo in un sodalizio con la musica d’atmosfera che rende questo lavoro un punto di continuità con il passato, pur percependo e mantenendo un certo grado di sperimentazione davvero entusiasmante. Il nuovo dei fiorentini Finister è un album complesso e davvero intrigante che si avvale della collaborazione di Howie B già con Bjork, U2, Marlene Kuntz, Elisa per un suono dal forte carattere personale e nel contempo veicolo di sensazioni e ispirazioni utili a fuggire da questa realtà. Please, take your time è una corsa lontano dall’alienazione di questi giorni, un allontanarsi dalla frenesia per trovare il proprio punto di benessere, il proprio stare meglio all’interno di questo mondo in dissoluzione, all’interno di questa bolla di vetro che ci vuole sempre forti e attenti. Da Tricky ai Cousteau passando per le sperimentazioni dei Radiohead i nostri incasellano una qualità ineccepibile e dal forte impatto emozionale che stupisce già dopo il primo ascolto. 


Aléxein Mégas – The white bird (Autoproduzione)

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Uccelli in gabbia pronti ad esplodere e ad uscire di nuovo per assaporare il colore del vento e quel senso comune di volo necessario per apprezzare al meglio il nostro interno, il nostro intorno. Gabbie della vita moderna quindi da percepire, intravedere e gettare in aria grazie a sonorità che si trasformano e passano da un’elettronica ad una musica orchestrale per una colonna sonora immaginaria ad intensificare i rapporti, ad intensificare quel tratto di strada che possiamo chiamare ancora vita. The white bird è un concept album che racconta intrinsecamente di un bisogno importante di libertà, lontano dai preconcetti, ma vicino a quel senso profondo che ci portiamo dentro e che risiede lontano dal chiacchiericcio moderno incanalandosi nei gesti interiori dei nostri giorni. Da I’m a shadow fino a Rays of a warm sunset il nostro Aléxein Mégas trasforma l’elettronica strumentale in qualcosa di corporeo e ben strutturato, in quel qualcosa che si trasforma ad ogni nostro battito d’ali. 


 

Onorata società – L’animale animale (Autoproduzione)

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Raccontare di questa quotidianità attraverso l’ironia contagiosa e motivata grazie ad un sound in evoluzione che si esprime attraverso il contagio di un Mediterraneo da scoprire e qui posto a veicolo nel proporre a dismisura l’abbandonato e il ritrovato lungo gli scogli di questa e altre vite. Il terzo disco degli Onorata società parte in quarta grazie ad un suono fresco che non cala mai di appeal, anzi intensifica via via il proprio senso di appartenenza a questo mondo grazie a melodie di un certo spessore che scorrono alla velocità della luce e lasciano immagini colorate di una vita che diventa racconto sociale del nostro essere coinvolgendo apertamente una società al limite da cui cercare di trarre un briciolo di umanità. L’animale animale si apre con Randagi a ben rappresentare un suono che diventa circolare e ci conduce mano nella mano attraverso pezzi come Bisogno necessario, Nuovi eroi, Il cuore di Andrea e il finale lasciato a Finalmente social. Il disco dei nostri non passa di certo inosservato, sa coniugare i ritmi del mondo con qualcosa di moderno che ricerca nella realtà virtuale di questi nostri giorni un punto di fuga necessario.