Colla – Proteggimi (Costello’s Records)

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Canzoni che ti entrano dirette nel corpo e non ti lasciano più, come macigno si insidiano piano e poi aprono voragini di pensieri che attraverso le delusioni della vita instaurano un mondo in avvicinamento in contrasto con tutto quello che sentiamo, con tutto quello che ci gira attorno. I Colla sono un trio esplosivo dalla provincia di Vicenza, i membri del gruppo sono stati parte integrante di band come Polar for the masses, Soyuz e Oltrevenere e grazie a questo nuovo progetto in evoluzione riescono nell’intento di percepire i malumori e le vicissitudini di questa nostra malata società qui raccontata con sguardo introspettivo e mai banale partendo proprio da quella Vicenza che è spudorata apertura sonora a tutto il mondo corale che successivamente si andrà a delineare, passando per la bellissima Balordo, Non sono indie o la finale Terra in un cerchio di illusioni geometriche portatrici di significati.  Proteggimi è in primis un richiamo, un desiderio, un bisogno di uscire allo scoperto, ma nel contempo un desiderio di far percepire le proprie fragilità che nonostante l’impeto espresso in questa manciata di canzoni, sono vive più che mai e sono in grado inoltre di raccogliere l’eredità del passato con rinnovo impattante. 


Siksided – Leave no stone unturned (Autoproduzione)

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Potenza incontrollata e tanta maestria nell’approcciarsi al proprio strumento, alla propria sorte in una condizione esistenziale formidabile che eccelle in una musica granitica, carica di energia e capace di scuotere le nostre anime e i nostri corpi davvero. I Siksided ci sanno fare, riescono a creare una commistione tra la potenza dei Tool passando per la melodia in divenire di band grunge come Alice in Chains in una sostanziosa rinascita che sa di forte spirito d’iniziativa e controllo assoluto di questo nostro tempo per evoluzioni prog affascinanti e che non si accontentano, ma rendono la proposta ancora più complessa, ancora più materica e reale. Leave no stone unturned non è soltanto un buon compito svolto, anzi, è il desiderio di conoscere a fondo un proprio interno grazie ad una musica che non dà nulla per scontato  ma architetta geometrie esistenziali rocambolesche e di sicuro e imminente impatto. Bravi. 


Alessio Alessandra – Animale Sociale (Rinoscky Records)

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Teatro-Canzone ad intessere emozioni ed impressioni in una ricerca costante che porta con se il desiderio di colpire l’ascoltatore con parole pesate, scelte, mai banali e di chiaro effetto istrionico. Animale Sociale è il nuovo disco di Alessio Alessandra, un album che più di sempre parla della nostra Italia con fare arguto, ma mai sfacciato, un album pensato in cui ogni singola parola è carica di un significato netto, chiaro, dove la presa di posizione, ora più che mai sembra essere essenza vitale e necessaria. Il cantautore siculo/piemontese parla delle nostre illusioni, delle illusioni della vita moderna grazie a netti rimandi con la canzone del passato, quella di Gaber, di Jannacci, di Buscaglione sono lo per citarne alcuni, parla del nostro vivere e di una ricerca della felicità mai scontata, ma piuttosto guadagnata, sudata e sperata che nell’attesa trova il punto di svolta, il punto di ancoraggio per nuove e libere idee. Animale Sociale è un disco che parla di libertà, anche se non espressamente dichiarata, questa libertà la senti grondare da ogni crepa di questa società, la senti chiamare a gran voce, altre volte la senti sussurrare a memoria le nostre conquiste e quello che ancora ci spetta, ma che dobbiamo, con forza, fare nostro di nuovo. 


Barberini – Barberini (Frivola Records)

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Suoni disincantati per l’esordio della cantautrice romana Barbara Bigi in arte Barberini, per un disco che fa della poesia cantata in italiano una propria arma di sfogo e facile appeal ad intessere canzoni da cameretta che ben si estendono nel salotto sognante fatto e creato per l’occasione dalla nostra in un vortice di emozioni che riempie gli ambienti curandone i minimi dettagli e pesando la voce, pesando le rime in un accenno sussurrato che nel bisogno estetico diventa solitario abbraccio per il tempo che verrà. Barberini racconta della nostra vita, racconta di immagini e di fotografie sfocate di un tempo lontano, ma parla anche da vicino al nostro cuore, parla con costanza dell’alienazione e del ritornare in qualche modo alla scoperta della semplicità in canzoni che sono emblema del pop d’autore che conquista da L’ultima notte passando per il singolo Le cabriolet fino a convogliare l’energia rimasta in Titoli di coda per una prova dal sapore d’altri tempi, ma così umana e reale da riuscire sempre e comunque a stupire. 


Valerio Sanzotta – Prometeo Liberato (VREC)

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Tuffarsi nelle profondità degli abissi ed uscirne asciutti, estrapolando linfa vitale da quel contatto con l’acqua, da quel nostro essere evoluti all’interno di un mondo che ora più che mai ha bisogno di trovare una comunione con il nostro essere, con i nostri sentimenti in un disco dolce amaro, carico di rimandi ad un’epoca che non c’è più e divincolato dalle mode di questo modernismo neo folk. Valerio Sanzotta intrappola istantanee da grande cantautore attraverso una ricerca estetica affascinante e di certo non piena di soluzioni che possono sembrare facili, anzi, il nostro intensifica poesie che divengono perle di rara bellezza e di rimando creano immagini esemplificative rappresentanti i grandi della musica d’autore italiana degli anni ’70 da De André a De Gregori in un sodalizio continuo tra musica d’autore e sperimentazioni blues. Le canzoni proposte raccolgono un’omogeneità di una proposta davvero importante. Da Per un giorno solo fino alla Title track passando per Gelsomina o Tempesta il nostro intasca una prova dal sapore retrò pur contendendo, con i brani proposti, un gusto per la novità e per l’attualità nel disegnare  ambientazioni moderne. 


Seraphic eyes – Hope (VREC)

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Grunge costipato al suolo e portatore di una musica fatta di sudore e speranza ad intrappolare magnetica le illusioni della vita moderna in una ricerca costante di suoni provenienti da una Seattle ancorata al passato tra i primi sporchi e ruvidi Nirvana per passare ai Pearl Jam e alla Los Angeles multiculturale di band come i Bad Religion. I Seraphic Eyes, nella loro seconda prova, intessono trame e architetture notevoli, impressionanti per il suono granitico e muscoloso proposto, ma nel contempo veicolanti messaggi che non si nascondono dietro le apparenze, ma piuttosto utilizzando quelle stesse apparenze come ostacolo da scavalcare oltre ogni moda precostituita. Hope, nonostante “il già ascoltato” della musica proposta è un guardare lontano utilizzando i canali della rabbia e dell’abbandono per cercare di porre le basi per edificare edifici di solida e robusta fattura senza accontentarsi quindi soltanto dell’esteriorità, ma piuttosto rispolverando i sentimenti e gli ideali di un suono che ha fatto la storia della musica per come la conosciamo. 


Paterlini – Fuori tempo massimo (Cosmica)

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Fuori tempo massimo è un disco sulla femminilità nascosta che risiede all’interno di ognuno di noi, è la voce che ti manca quando devi raccontare, devi dire delle cose belle, è un sussurro prima di andare a dormire, oltre le nostre convinzioni, oltre l’inutile che ci gira intorno. Paterlini, cantautore mantovano, cuce un disco minuzioso e ambizioso, fatto di chiaro scuri emozionali che implementano le nostre aspirazioni e rendono la proposta accattivante e vorrei dire anche cangiante in una commistione sostanziale e variegata di più mondi musicali da scoprire canzone dopo canzone, attimo dopo attimo. Nel disco di Paterlini si incontrano i Beatles del White Album, si incontrano cantautori come Silvestri, Bersani, Fabi sottoponendo l’ascoltatore ad una prova di fondo ricca di peso rinvigorita da suoni moderni e per nulla banali, ma frutto di una ricerca continua e ben ponderata. Pezzi che si intersecano alla perfezione da Un mare d’amore fino a Ee Babatundea, passando per la bellissima rivisitazione di Purple Rain di Prince sono un toccasana per questa avventura musicale e si pongono ad opera lieve e fuori dal tempo, leggera e per certi versi piena di diversi significati da scoprire ascolto dopo ascolto. 


Sam Paglia – Canzoni a tradimento (Cosmica)

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Nove album e cinque ep è la carriera raccontata a suon di musica di Sam Paglia che dopo venti anni di attività ci consegna un’altra piccola perla da aggiungere allo scaffale della bellezza che implementa un cantautorato italiano avaro di proposte intellegibili su più dimensioni, su più piani di esplorazione. Canzoni a tradimento è un recupero della miglior canzone nostrana, da Lauzi a Jannacci, passando per Gino Paoli in un vortice atmosferico di brani capaci di intrecciare blues, jazz e forme in dissolvenza di bisogno di comunicare, di bisogno atemporale nel prendere da vicino le nostre aspirazioni per catapultarle all’interno di un mondo che fin troppo ci appartiene, ma che lo sentiamo slegato quotidianamente a noi. Il dolce amaro di queste composizioni si sposa con una meditazione malinconia di fondo, interiore e catapultata in un’Italia di qualche decade fa anche se si riesce a trovare un parallelismo sicuro con quello che viviamo ora, con l’illusione di un nostro domani così lontano. Canzoni a tradimento è uno svincolarsi dal passato, un trovare nuovi punti d’appoggio per proseguire una carriera sempre ai vertici valorizzando un certo modo di fare musica e abbandonando lungo la strada della vita tutto l’inutile che ci portiamo appresso. 


Leonardo Gallato – Tacet (Autoproduzione)

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Parole sussurrate, parole lontane a riempire la risacca, a riempire d’acqua la nostra sostanza materica intrufolandosi furtivamente vicino al nostro cuore. Tacet è un album di silenzi, un disco di canzoni che accompagnano fedeli e abbracciano in attesa di un nuovo giorno, in attesa che tutto attorno possa rinfrancare, rinsaldare rapporti, ricoprire lo spazio. Il disco del cantautore siciliano, in primis, è un insieme di canzoni quasi tutte dialettali dalla forte connotazione e dalla robustezza di fondo di certo invidiabile che mescolano più generi in maniera naturale e disinvolta. Si passa dal blues più cupo e oscuro fino ad arrivare alle improvvisazioni jazzistiche per tornare ad una canzone d’autore che negli stessi singoli presentati Vientu e Notturno trova il proprio punto d’appoggio, il proprio ancoraggio senza fine. Tacet è un disco d’atmosfera, omogeneo e pittorico, un album malinconico che si veste in modo elegante non per apparire, ma piuttosto per nascondere con timidezza la bellezza che può risiedere dietro ad uno sguardo. 


Matteo Meschiari/Rocco Lombardi – Neghentopia (Exorma)

Fra la polvere e l’oscurità in “Neghentopia” di Matteo Meschiari

Titolo: Neghentopia

Autori: Matteo Meschiari

Illustrazioni: Rocco Lombardi

Casa Editrice: Exorma

Prezzo: 16,50 € , pag.168

ISBN: 9788898848515

 

Immersione nel buio cosmico dove fasci di stelle proiettano luce da posti lontani e dove il crescendo esistenziale ambisce a ricucire pagine della nostra vita che si interpongono tra passato e presente in una dicotomia mai sempre rivelata, ma piuttosto compresa nella formula spazio tempo, nel nostro essere un tutt’uno, nel nostro essere assemblati per l’occasione in una fisicità di fondo magnetica e priva di coordinate.Risultati immagini per neghentopia rocco lombardi

Neghentopia è un lavoro ambizioso, un lavoro curato, stilisticamente ricercato e imbrigliato in un attimo che potrebbe contenere un’eternità fatta di vuoto, ma nel contempo di rapporti non spiegati, ma piuttosto compresi nel lungo andare, pagina su pagina, tra l’aridità sedimentata di deserti atomici, ambienti post apocalittici e quella fame primordiale di ricerca impressa nella mente come marchio a fuoco di un qualcosa che non esiste, ma che sappiamo influenzare la nostra vita, la nostra esistenza.

Le citazioni, nel capolavoro di Matteo Meschiari, sembrano parlare ad alta voce aprendo la mente ad ulteriori domande, ad ulteriori quesiti e sono la chiave per creare parallelismi inevitabili, trasportando il lettore in un ambiente fittizio, famigliare, sradicando però subito dopo queste certezze che nel rapporto buio e luce vedono una lontana chiave di lettura capace di condurci per mano all’interno di un qualcosa che possiamo definire angosciante, ma che risulta essere, in parte specchio di questa realtà, la nostra.

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Il romanzo illustrato edito da Exorma racconta le vicende di un giovane uomo senza memoria, in stato confusionale che vaga per terre aride, a tratti gelide, polverose tra i rottami di un’esistenza vagamente somigliante alle vicende narrate da Hara e Buronson nel loro Ken, alla ricerca di un fine, di uno scopo, aiutato dall’inseparabile mentore Passero e da personaggi mai delineati, ma piuttosto evocativi, incontrati lungo il corso della storia. In tutto questo sentiamo profumo di capolavori come La strada di McCarthy, ma anche una verosimiglianza atmosferica con Cuore di tenebra di Conrad o con i racconti di Lovecraft senza dimenticare poi la potenza visionaria di Rocco Lombardi che attraverso le ventisei illustrazioni a corollario del testo, prova ad immaginare un mondo spogliato della sua essenza in un ricerca stilistica che fa della sostanza stessa la chiave di lettura primaria tra bianchi e neri, segni incisivi e bisogno di scavare in profondità.

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Neghentopia è un viaggio primordiale capace di entrare all’interno della parte più oscura di noi, è un ritornare bambini attraverso gli incubi di un paesaggio immaginario, ma opprimente, è in qualche modo uno scorcio all’interno del mare di nebbia che ci avvolge quotidianamente; uno scorcio illustrato di polvere materica che si sedimenta sui nostri cuori lacerando l’innocenza perduta e i sogni da costruire, un manto di tenebra affissa al muro di una memoria negata.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.exormaedizioni.com/catalogo/neghentopia/