The sweet life society – Antique Beats (Black Seed Records)

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Disco strutturato e architettonicamente complesso capace di inoltrarsi all’interno di un caleidoscopio di colori che abbraccia idee e meraviglie che ricoprono ampi spazi di mondo, culture antropologiche e distanze quasi siderali in un’unione sorprendente e davvero unica nella sua originalità di fondo. Il disco dei due producers e fondatori che compongono con la propria orchestra i The sweet life society rende viva l’idea di paesaggio in dissolvenza che si apre a territori inesplorati, senza tergiversare sull’abbandonato, ma piuttosto dando vita a forme sempre nuove, a forme che nella lontananza del momento si fanno vicine, percettibili e donando ad una musica priva di confini un senso maggiore di appartenenza, un senso maggiore di crocevia multiculturale egregiamente suonato. Antique Beats sembra una Torre di Babele moderna dove commistioni elettroniche sono la parte fondamentale per costruire, da una base comune, una diramazione sostanziale con quello che ci portiamo dentro, una direzione che ognuno di noi sa trovare, un punto di contatto col nostro essere tanti in un mondo in continuo cambiamento. Ai The sweet life society va il pregio di aver saputo dare un senso necessario alle immagini musicali costruite in questo disco rendendoci ancora più vicini ad un vivere intrecciato e composito, ad un vivere che nella follia concettuale trova punti di contatto con quello che siamo. 


Barriga – Insana voglia (Freecom/Lilium Produzioni)

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Pop condito a dovere in una soluzione fresca e genuina che trova nell’immediato disco dei Barriga un desiderio innato di consapevolezza e facilità, di senso interiore e di parole che entrano dirette senza passare per il Via, ma piuttosto incasellando momenti, incasellando istantanee geografiche di giornate soleggiate e fotografie contemporanee di consapevolezza raggiunta. Il nuovo dei Barriga è leggerezza primordiale, canzoni di facile appeal si disintegrano parlando con la voce dei nuovi ventenni, tra quotidianità sospinta, tra sesso, web, università, amenità varie e desiderio innato di costruire qualcosa che alla fine dei conti possa restare per coloro che verranno. Insana voglia suona veloce, suona con l’intento e il desiderio di disintegrare l’ordine prestabilito pur restando confezionato e relegato in una scatola pop concentrata in soluzione semplici, ma dal giusto tiro e dal facile appeal. Le canzoni si sciolgono nell’istante trascorso da Non puoi toccarmi sul web fino ad Avete rotto i coglioni narrando di libertà e di punti di vista intenzionali e ammirevoli e che in questo disco richiamano al nuovo che avanza inoltrato da un desiderio sempre più forte di far parte di un qualcosa di unico e condiviso.


Monica P – Rosso che non vedi (A Buzz Supreme)

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E’ una questione di connubio con il mondo che ci gira attorno, è una questione di approcci sinceri, di vita vissuta e di intenzioni a proclamare senza fine il proprio credo, il proprio senso di appartenenza e costanza ad un mondo in evoluzione, è il raccontarsi intimo di un diario vitale che consegna a noi ascoltatori interventi di bellezza sfumata rock strutturata e composta, mai banale e capace di affondare le proprie radici in un cantautorato importante e personale. Il nuovo di Monica P è un album legato al filo rosso della vita, numerosi gli interventi colorati che acquisiscono importanza attraverso sfondi sfumati acquarello che diventano tempere mordaci, colori che ricoprono la nostra vita e parlano da vicino del nostro essere, di come ci sentiamo e di tutto ciò che in qualche modo vorremo diventare. Rosso che non vedi è prima di tutto un album interiore, un disco davvero composito che non rifiuta l’elettronica, ma che trova nella classicità della proposta e nella voce personalissima della nostra un proprio punto di fuga. 


Terenzio Tacchini – To Get Drunk (Bloody Sound Fucktory)

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Sputato al suolo ruvido e scomposto e chissenefrega del risultato l’importante è colpire allo stomaco con canzoni che non sono pretenziose, ma piuttosto si fanno a livello terreno costanti e capaci di insidiarsi nella mente dell’ascoltatore, fino al fegato, fino ai polmoni, fino al nostro cuore. Terenzio Tacchini è tornato con il suo sporco lavoro da onemanband di stampo garage con impostazione blues e manie di rock divelto, una musica solista capace di penetrare a livello simbiotico con un mondo devastato e psichedelico, con un mondo stratosferico e controcorrente, un mondo che chiede il proprio conto, il proprio tornaconto anche se il nostro partecipa a distruggere tutto ciò che non va, tutto ciò che deve essere cambiato. L’omogeneità di fondo rende l’intera proposta appetibile e potente per un suono granitico urlato e gridato, un suono in cui le parole sono parte fondamentale del tutto e dove le note di ribellione sono parte fondante di questa grande prova.  


Massimo Coppola – Cristallino (Freecom)

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Ritrovare la realtà dopo i sogni perduti, dopo attimi di quiete che si trasformano in tormentato pensiero, in tormentata esigenza di rapportarsi ad un mondo in dissolvenza, attraverso parole taglienti, altre volte meditate, rapprese, espulse al suolo e poi riprese ancora una volta per cercare in ciò che resta un punto d’appoggio per costruzioni future. Massimo Coppola ritorna con un nuovo disco. Cristallino è un sapere cogliere l’essenziale della vita dopo numerose disfatte, un modo diverso di riappropriarsi di essa grazie ad un viaggiare onesto e sincero che non delude mai, ma riesce, a livello musicale, a cercare una soluzione, un ponte tra passato e futuro, tra cantautorato meditativo anni ’70 che arriva facilmente a sfiorare il Benvegnù attuale in un viaggio musicale mai banale, ma piuttosto intimo e interiorizzato. In Cristallino c’è la sensazione e il bisogno di ricercare una pace interiore, è il continuo senso di appartenenza ad un qualcosa di grande che permette la costruzione di pezzi come Esterno notte, Rosso, Ri-partenze, Esterno giorno in un perenne vagare oltre la nebbia dei ricordi, oltre la nebbia che ricopre i nostri occhi ogni giorno.