New Candys – Bleeding Magenta (Fuzz Club)

 

Terzo album per la band veneta che ha fatto delle sonorità oscure e cupe un marchio di fabbrica, suoni che arieggiano e intensificano le costruzioni di universi, si lasciano al tempo perduto e presentano un taglio netto con il mondo circostante, il rosso che incorpora, il magenta sangue che attrae, ma non crea dolore perché nella finzione, il mondo di cui facciamo parte è solo infinitesimale agli occhi di chi combatte con i propri demoni interiori giorno dopo giorno. Bleeding Magenta è un lavoro alquanto completo e stratificato, lo si percepisce dall’impegno importante nella produzione, dal suono internazionale: l’etichetta Fuzz Club ne è l’esempio, questo è un disco che per certi versi guarda al passato con rimandi alla new wave degli Echo and the bunnymen e in parte sfuma osservando quell’indie di stampo anglosassone che si respira in tracce come la title track, Tempera o Lunar day per canzoni che portano con sé un filo conduttore di speranza e guardano in modo del tutto naturale oltre i confini preimposti lasciando tracce di versatilità e rumore da far scuola.

Marrano – Gioventù Spaccata (Dischi Sotterranei)

Potenza incontrollata scardinata a dovere e implementata dalla roboante necessità di attrarre rumore come calamita e grida laceranti modernità che si fondono con un qualcosa che parte dallo stomaco e intesse trame inaudite di forza e coraggio, di follia e gratitudine dal palco. I Marrano partono con il singolo Belgrado per attanagliare l’ascoltatore in una morsa che è viaggio, che è coscienza perpetua di un mondo vasto, ma in decomposizione. I nostri sono tornati con un long playing generazionale che incrocia la furia dei primi Verdena con il rock dei QOTSA per un album che ha il sapore della gioventù e del cambiamento, del bisogno sostanziale di uscire dalle trappole incontrollate dei nostri giorni per implementare ardite conseguenze e traguardi sperati. Pezzi come il singolo già citato, Torna a casa, Fai ridere, Ce l’hai nel sangue sono spaccati di una nuova realtà da comprendere fino in fondo, una realtà appesa che nel filo della continuità attesta freschezza ad una band che può soltanto crescere. Un disco fresco e coinvolgente per un gruppo da seguire nella propria evoluzione personale.

Squid to squeeze – Dada is not dead (New Model Label)

Lavoro strutturale assai che si concede spazi di elettronica ben architetta in un’estasi colorata e caleidoscopica di musica in divenire capace di comprendere al meglio la lezione del passato, Syd Barret su tutti, per dare spazio ed incrementare suoni da one man band ispirata e manipolatrice di suoni che nel beat ripercosso scopre attinenza con tutto ciò che è presente, con tutto ciò che è reale. Il progetto Squid to squeeze, all’anagrafe Jacopo Gobber, si muove egregiamente e in chiave quasi house, all’interno di panorami circoscritti che lasciano molto all’immaginazione in parte dovuta all’uso smodato di sintetizzatore e drum machine in parte ad un eclettismo di fondo non dichiarato, ma udibile fin dalle prime battute. Suoni che si mescolano in chiave pop per lasciarsi affinare via via che le canzoni passano da I’m behind you fino a Just like honey dei Jesus & Mary Chain in una melodia che coinvolge fin dal primo ascolto. Quello di Squid to squeeze è il tentativo di unire psichedelia ed elettronica in un sodalizio che proprio in questo Dada is not dead trova il punto più alto di un percorso davvero interessante e largamente riuscito.

Ru Fus – Rebus (GhostRecordLabel)

Acustiche implosioni che ritraggono gli anni ’90 in un ristretto campo d’azione che perpetua energia e fonde i contorni con un vivere assoluto lasciato a decantare, lasciato a sedimentare in contesti alquanto atipici, in contesti dove il graffiato di una voce convincente estingue qualsiasi dubbio di sorta e imprigiona l’attimo per lasciare scandagliare parole, vissuti, confini e sospiri, mondi in divergenze assuefatti e a tratti claustrofobici, mondi che parlano di noi da vicino utilizzando il grunge come ponte d’ispirazione e ottenendo un risultato che da Rodeo ad Highway disegna strade e le conduce verso territori desolanti e polverosi. Uno stato d’animo che si riprende e sente il bisogno di dominare la scena in modo non acrobatico, ma piuttosto dall’alto di uno sgabello che consegna ancora una volta la creatura di Emiliano Valente ad un substrato di coscienza davvero unico e forse irripetibile; tra ciò che è stato e ciò che è il percorso di Ru Fus continua la sua mirabile strada.

Porco Rosso – Living Dead (New Model Label)

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Essere marionette guidate da altri, essere o meglio non essere nessuno, immonde parti di un mondo che ci trasforma in masse di non pensanti e che ci accostano ad accozzaglie prive di senso e di fine, senza riscatto alcuno e senza possibilità di sovvertire il sistema. I Porco rosso denunciano tutto questo, lo fanno con una musica sintetica che accosta sintetizzatori estremi a parole scandite in musica, lo fanno citando Miyazaki, contro i pirati dell’aria, contro il fascismo riluttante, contro ogni ordine prestabilito e complesso, mosso dalla finanza, dal capitale, un mondo che ci vede oppressi e schiavi di un’inutilità che ci rende partecipi di un nullo intorno. I loro morti viventi, quei morti viventi citati già nel titolo siamo noi alle prese con il nostro vivere, con il nostro bisogno di riscatto da un’oppressione mentale che stringe la morsa sempre più, perché questo progetto è un ulteriore ribadire un concetto, a pugni chiusi , avanti, in contrasto con un parallelismo da masse ben pensanti che fa rabbrividire e che in Living Dead trova il suo punto di sfogo più alto.

Giancarlo Frigieri – La prima cosa che ti viene in mente (New Model Label)

La prima cosa che mi viene in mente è un paesaggio verde Irlanda che brulica di prati e di sassi posti a confine di un mondo in lontananza, un mondo in dissolvenza, ma che rimane appeso al filo della luce, al filo del colore che qualsiasi poeta di strada sa raccontare, conoscere e sostenere, un filo indissolubile con il nostro passato, con le nostre storie e con i quadri dell’anima che dipingiamo giorno dopo giorno. Per descrivere il nuovo album di Giancarlo Frigieri, l’ottavo per l’esattezza,  non servono molte parole, il cantautore si approccia con il suo stile dimesso, ma ribelle e fedele in parte ad una linea che lo ha visto sempre outsider convinto, convinto che tutta la sua condizione umana sia essenziale per esprimere al meglio, attraverso canzoni, stati d’animo di indubbio valore e che in qualche modo ci riguardano tutti da vicino. Canzoni come la rockeggiante apertura di Sei tu traggono in inganno un disco alquanto colorato che passa con facilità dalle sperimentazioni di Triveneta alla dolcezza di pezzi come Vela o il Gallo senza rinunciare, ma piuttosto concedendosi illimitatamente alla musica. La prima cosa che ti viene in mente è un disco attuale, un album che ti sfiora lentamente e che grazie alla voce in primo piano di Giancarlo Frigieri dona senso alla parte di nulla della nostra vita.