-LIBRI ILLUSTRATI- Oliver Jeffers/Sam Winston – La bambina dei libri (Lapis Edizioni)

Titolo: La bambina dei libri

Autore: Oliver Jeffers/Sam Winston

Casa Editrice: Lapis Edizioni

Caratteristiche: cartonato, 36 pp., colore

Prezzo: 14,50 €

  ISBN: 9788878745223

Fuggire dal mondo che conosciamo, fuggire lontano, nei deserti della nostra anima, nelle pianure sconfinate delimitate da fiori e piante, da alberi secolari a fare da contorno a montagne innevate lassù, oltre i nostri occhi e il nostro sguardo a coprire pensieri di zucchero filato e le nuvole a guardare i mondi che ci siamo creati e che tutt’ora magnificamente sorvoliamo con il nostro essere qui, presenti, vivi.

Fantasie dunque, astrazioni poetiche capaci di creare storie, favole, narrazioni per esorcizzare il momento, per continuare a dare un senso alla nostra esistenza o più semplicemente per vedere il mondo da un caleidoscopio di colori differenti, da nuove prospettive; rimandi concentrici e bellezza da ammirare, accarezzare e coccolare.

La bambina dei libri ti accompagna dentro a questo e ad altri migliaia di mondi immaginati, lo fa con passo fermo e gentile, si sente compresa e alle volte con caparbietà osa, mai distratta, ma piuttosto dolcemente presente ci da la mano, la stringe forte e ci conduce attraverso le porte che sono le pagine stesse della nostra vita, quelle pagine che possiamo chiamare casa ad ogni nostro chiudere gli occhi, ci accompagna così vicino al senso profondo del nostro esistere che la puoi sentire sussurrarti all’orecchio che va tutto bene e che ti devi fidare tanto tutto il tuo mondo non resta e rimane appeso ad una libreria polverosa, ma piuttosto si fa soggetto vivo e ti ingloba, un mondo che conosci, un mondo che tutti noi conosciamo, ci ha visto crescere e ci ha per sempre accompagnato: il mondo delle storie.

Questo capolavoro dell’illustrazione per l’infanzia scritto e ideato da Oliver Jeffers e Sam Winston ed edito in Italia da Lapis Edizioni, tradotto da Alessandro Riccioni, prima di tutto è un libro che usa il carattere tipografico in modo assai originale infatti i caratteri sono utilizzati per dar vita a colline, mari, onde, sentieri, mostri e palazzi poi quella stessa originalità, attraverso parole semplici e di impatto emozionale, conduce alla riscoperta del tempo perduto, scavando nei ricordi nostri e di tutto ciò che come bagaglio culturale ci portiamo appresso sin dal nostro essere bambini.

Da Robinson Crusoe passando per Il meraviglioso mago di Oz sono le storie stesse a far da veicolo alle nostre avventure, sono esse stesse che creano quel movimento che porterà la bambina dei libri a dare un senso alla parola casa, casa intesa come quel mondo di fantasia che solo noi possiamo conoscere fino in fondo, ma che in parte possiamo condividere con gli altri e con ciò che ci circonda.

Ecco allora che l’immagine acquisisce bellezza e il testo è quasi contorno: libri antichi e serrature sono la chiave di lettura per entrare in una nuova realtà, quella stessa realtà che si chiama viaggio che come moto perpetuo nutre ed incanta da sempre e dove i libri in chiave ambiziosa, ma reale, sono l’unica cosa che ci resta per comprendere l’infinità dei sogni.

Per info e per acquistare il libro:

https://www.ibs.it/bambina-dei-libri-ediz-a-libro-oliver-jeffers-sam-winston/e/9788878745223#

Slotface – Try not to freak out (Propeller Recordings)

Sløtface: <i>Try Not To Freak Out</i> Review

Debutto con i fiocchi per la band norvegese che fa del punk rock un punto di partenza per esprimere al meglio concentrati di canzoni orecchiabili al massimo e ricche di rimandi con i ’90 e con tutto ciò che rievocano quegli anni. Ci sono i Garbage, i No doubt e quel pizzico di aggressività alla Nofx che permette un ascolto fluente ed espressivo capace di incasellare al meglio delle piccole perle odierne e attuali. Canzoni manifesto come le tracce d’apertura Magazine o Galaxies fanno da spartiacque essenziali per comprendere al meglio la cifra stilistica del gruppo che si sposta da territori marcati fino ad incontrare la sperimentalità corale che in pezzi come la finale Blackyard raggiunge il culmine di una insperata tregua. Try not to freak out suona a bomba nello stereo, è un disco immediato di puro e semplice godimento neuronale, un album che non si fa troppe domande e di certo non le concede, ma piuttosto si posiziona, come freschezza, tra le più riuscite produzioni attuali.

Nerina Pallot – Stay Lucky (Idaho Records)

Entrare in punta di piedi nel mondo di Nerina Pallot non è impresa semplice, anzi la cantautrice britannica racchiude la migliore essenza di una musica d’ascolto che proprio attraverso questo disco, il quinto della sua carriera, esprime al meglio le doti vocali e intime di un persona che ha scelto la strada dell’introspezione musicale per comunicare al meglio forme e intenzioni attraverso un concentrato di musica suadente e avvolgente, elegante quanto basta per appartenere a quell’ondata di nuove cantautrici a livello mondiale che si impongono quali capaci di creare architetture che fanno da ponte con il presente e con ciò che è stato in un’interessante rivisitazione del ruolo d’autore che nella realtà del momento crea un senso di appartenenza ed un legame profondo con ciò che ci troveremo ad affrontare. Le dieci canzoni che compongono l’album si riassumono nella stessa title track nonché singolo di lancio per una metamorfosi floreale che proprio nel concetto stesso di bellezza trova il punto più alto e concentrico dell’intera produzione. Un disco davvero complesso, stratificato e bello nella forma più naturale e imprevedibile del termine stesso.

Zara McFarlane – Arise (Brownswood Recordings)

Terzo album caraibico per Zara McFarlane, intenso disco colorato che racchiude roboanti caleidoscopi in grado di trattenere la bellezza di un cielo azzurro e il blu del mare in una simultanea esigenza riuscita di dare marcatamente un gusto soul leggero e quasi disincantato all’insieme sfumato di canzoni che racchiudono questo Arise per un’eterogeneità mai nascosta di jazz, soul per l’appunto, reggae e world music. Sono dodici tracce che appartengono ad un mondo parallelo, ad un mondo da scoprire, penetrare e osservare, dodici stati emotivi che aprono le danze con Ode to Kumina fino a Ode to Cyril passando per la potenza di Pride, Freedom chain, Fisherman a sottolineare l’importanza culturale, il retaggio, l’eredità che il tempo ha lasciato, laddove i Caraibi sembrano vivere e continuare a sperare, tra i suoni del sole e del vento, tra le trappole marine e i pesci da pescare Zara confeziona un disco davvero speciale in grado di rappresentare al meglio una cultura e convogliarla al centro del mondo.

The Barr Brothers – Queens of the breakers (Secret City Records)

Disco folk sopraffino per la band in parte americana e in parte canadese, un album elegantemente indie che unisce il passato con il presente intensificando ricostruzioni e rapporti di vita come un’istantanea pellicola capace di penetrare nei sentimenti malinconici di un autunno arrivato. Queens of the brakers non è solo un disco per cuori infranti, ma anche e soprattutto il raggiungimento di una maturità artistica per una band che ha trovato fin da subito una dimensione terrena che si fa ascoltare in luoghi non troppo rumorosi, prendendo ispirazione e affondando le proprie radici nell’entroterra desertico degli ambienti illuminati dal primo Bon Iver, passando per Iron & Wine, Bonnie Billy senza dimenticare le atmosfere soffuse di band come i Rue Royale in strutture leggere e ipnotizzanti. Ci sono i cori, c’è della leggera psichedelia e l’inconfondibile bisogno di esternare esperienze di vita, momenti che non torneranno più, ecco perché con questo disco i The Barr Brothers incanalano una maturità artistica ed estraggono dal cilindro una manciata sostanziosa di canzoni essenziali non solo per la loro discografia, ma anche e soprattutto per tutti noi. Undici pezzi in equilibrio tra delicatezza e bellezza da ammirare.

Ellis Cloud – Born in the 20’s (GPA Produzioni)

album Born in The 20's - Ellis Cloud

Il talentuoso cantautore polistrumentista Ellis Cloud, all’anagrafe Francesco Riccardo Lo Faso ci conduce all’interno di un mondo, il suo mondo, fatto di sogni ad occhi aperti, di realtà da raggiungere e con giochi da vero equilibrista esperto ci pone in pozione da attenti ascoltatori finalizzando un percorso che si fa insieme di vissuti, emozioni, stati d’animo e bellezza sofisticata. Discepolo di una musica ritmata che tocca e fa vibrare le corde dell’anima, il nostro, in modo scanzonato e a tratti frenetico, ci fa entrare all’interno di una città che porta con sé il sapore di un tempo passato mescolando beat, blues, swing e anarchia di fondo capace di esplodere in contraccolpi sonori da primo della classe in un’incredibile e roboante parata musicale che si fa ascoltare tutta d’un fiato. Con Born in the 20′ il nostro Ellis Cloud intasca una prova, un esordio musicale, alquanto interessante che suona internazionale quanto basta da poter allontanare di getto ogni accostamento e parallelismo e lascia presagire grandi speranze per questa eccentricità messa su disco che di certo non riesce a far stancare e anzi incolla le orecchie dell’ascoltatore perpetuando immagini di vita come fossero realtà tangibili da poter toccare ancora e ancora per molto tempo.

Goose – Dopo il diluvio (Seahorse Recordings)

Pittori dell’animo umano i Goose intessono ardite trame colorate e malinconiche in una continua ricerca volante che attraversa strade, attraversa percorsi sonori davvero importanti e che grazie a questo disco raggiungono una maturità artistica notevole. Stiamo parlando di un rock poetico lontano dalle forme indie folk o indie elettroniche del momento, un recuperare la poesia che nell’essenzialità dell’attimo scova le fragilità umane e racconta di vite, di intrecci e di rimandi a bisogni perpendicolari e d’amore attraverso canzoni che rappresentano per gli stessi una forma essenziale e di connubio con il mondo che li circonda. Pezzi come l’iniziale Cento volte, Gettato nel mondo, La ballata dei ricordi sono la summa di un disco che in Barbara trova il proprio compimento; ballate alternative quindi soffuse che non disdegnano le aperture musicali a qualcosa di più incisivo caratterizzato da una base musicale che proprio nel riff e nella struttura portante trova un punto d’appoggio per soddisfazioni che guardano in alto. Dopo il diluvio è recuperare qualcosa per riportarlo a casa, là dove teniamo i ricordi più belli, magari nascondendoli e preservandoli al tempo che verrà.

Rosario di Rosa – Un cielo pieno di nuvole (Deep Voice Records)

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

Eclettico sperimentatore che dal jazz al minimal piano intesse un bisogno essenziale di dare voce alla scoperta elettronica attraverso un album complesso, ostico e ricco di spunti sonori che traggono linfa vitale direttamente dagli stati d’animo del compositore e intercettano quel sapore retrò e d’abbandono capace di creare il giusto appeal preferenziale a sodalizi con la musica più moderna e ricercata. Un disco d’avanguardia quindi quello di Rosario di Rosa, pianista siciliano già sulle scene nazionali come jazzista di indiscusso valore, una prova che al primo ascolto ricorda la rappresentazione visiva di Paul Thomas Anderson nel video di Daydreaming dei Radiohead, un entrare continuamente nelle porte del subconscio, attraverso il sogno in una realtà che ci spaventa, ma che nel contempo ci appartiene, una realtà a tratti claustrofobica che lega l’essenzialità della persona al cemento invalicabile. Fuori da ogni giudizio il lavoro di Rosario di Rosa è un sostenere la leggerezza dell’animo umano lontani dalle forme a cui siamo abituati. Un cielo pieno di nuvole è un osare coraggioso, complesso e sofisticato che ha dalla sua una maturità artistica che non ammette qualunquismi di genere.

I fiory di Mandy – Radici (Autoproduzione)

Il piccolo EP de I fiori di Mandy è un lavoro intenso e crepuscolare, dove la poesia e il lirismo sono parte centrale del tutto e dove la stesura metrica dei pezzi proposti si sposa alquanto bene con una musica cantautorale che strizza l’occhio all’alternative diffuso ricordando per certi versi musicisti indie della penisola come Bugo. I fiori di Mandy vengono dalla Sardegna e dopo aver girato l’isola a suon di rock si concentrano su questa prova, Radici che è l’emblema di un attaccamento alla propria terra che non ha il sapore del confine, ma piuttosto è un intenso vivere con tutto ciò che li circonda tra la sofferenza e il disagio, tra le promesse e le speranze da mantenere. Solo tre canzoni Afrodite, Jourande e Radici per Edoardo, Luigi e Raffaele, tre pezzi per un power trio, tre canzoni che sanno di rivalsa e portano con sé il sapore delle cose migliori, da custodire, ma nel contempo da far esplodere in tutta la loro vera essenza.

The Straphon – Walls (Autoproduzione)

album Walls - The Straphon

Tornano con un EP gli Straphon, band di Sulmona alle prese con un rock targato ’90 impreziosito da incursioni nervose, agitate, quasi acide e lisergiche in connubio con un parallelismo di stampo americano che ricorda vagamente le oscurità in lotta perpetua di Juliette and the Licks e i contrappunti sonori ondeggianti del primo grunge di qualche decennio fa. Quattro pezzi soltanto che sono e rappresentano uno sfogo per la band capitanata alla voce da Ludovica Mezzadri e che vede le chitarre di Alessandro Dionisio e le tastiere di Fabrizio D’Azzena creare un’atmosfera alquanto sofisticata attraverso  riff azzeccati e di sicuro interesse accompagnati per l’occasione da una base ritmica sostanziosa che vede al basso Matteo Servilio e Silvio Mancinelli alla batteria. Ciò che ne esce è un disco sudato, da ascoltare tutto d’un fiato, un fugace lampo di luce che aspetta, nella brevità del momento, di aprirsi definitivamente ad un full length che noi aspettiamo, qui appesi ad un muro di onestà e bisogno di incanalare musica a più non posso.