Pietro Berselli – Orfeo l’ha fatto apposta (Dischi Sotterranei)

Pietro Berselli fa centro riuscendo a dare alla luce un disco unico perseguendo atmosfere onirico-alienanti in grado di contribuire a formare immagini introspettive di rara bellezza e difficili da scovare ai nostri giorni, intessendo alla trama del cantautorato quella del post-rock emozionale che in distorsione non esplicita, struttura fraseggi intensi e ammirevoli. Orfeo l’ha fatto apposta è un disco complesso, fuorviante il capolavoro d’apertura nonché singolo Niobe che viaggia attraverso atmosfere d’impatto pop decadente, una canzone da far andare in loop continuo fino all’arrivo esagerato di pezzi come Diluire o Debole che lasciano inesorabili il posto a code strumentali che diventano poi veri e propri brani capaci di emozionare solo con musica d’atmosfera come Sintetizzatore o Mediterraneo di notte fino al gran finale che racchiude un percorso oscuro e ammaliante lasciato a Quanti anni hai e L’eterno ritorno dei cani. Un disco prodotto da Tommaso Mantelli questo che riesce nell’intento di dare voce ad un oscurità di fondo che ritrova le proprie radici in molta musica degli anni ’90, Marlene Kuntz su tutti, ritrovando la poesia musicale nell’era contemporanea e intascando il diritto di essere uno dei più bei dischi ascoltati in questo 2017.

House of tarts – House of tarts (Autoproduzione)

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Dimensioni sghembe elettroniche che ritrovano un appeal esistenziale nella concentrazione unisona di suoni che rispecchiano un mondo in decomposizione e alienante capace di straniare grazie ad atmosfere da horror b movie anni ’80 in un condensato da sistemare, ma che ammalia per coraggio, dose di sperimentazione appropriata quanto basta e vacuità di fondo che annebbia e ci conduce attraverso un mondo privo di punti fermi e in grado di variare ad ogni battito di ciglia. Le House of tarts sono un duo alquanto particolare capace di dimenarsi tra sintetizzatori e basso creando tappeti sonori carichi di quella schiettezza che porta con sé la post adolescenza incipriata da citazionismo colto che assorbe e porta a scoprire la realtà tra The Yellow line passando per la riuscita A day as anubi e My lullaby per poi tornare alla potenza di fondo con Unjohn50 e alla dolcezza del finale lasciato a Pearl. Le giovani sperimentatrici insaccano una prova davvero particolare che necessiterebbe soltanto di qualche aggiustatina nella cura del suono e delle voci; un duo che ha già le fondamenta per diventare le nuove Lilies on Mars.