Vitanova – Controluce (ALKA record label)

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Rock contaminato e gridato capace di denunciare i mali del nostro vivere, vagheggiando e interrompendo la quotidianità con una scossa elettrica di stampo emozionale capace di compenetrare la carne e rendere attiva quella parte di noi che seduce e nel contempo si interroga se ciò che compiamo quotidianamente in fin dei conti è essenziale davvero. I Vitanova registrano un album che si innesta tra un EP e un full length, un disco fatto di sette pezzi trascinanti che partono con un Intro davvero importante e poi via via cresce in pezzi singolo tra cui Come va o Elsa in un viaggio fatto di contrasti e di saliscendi notevoli che non passano di certo inosservati. Il trio bresciano commistiona rock internazionale e rock italiano per una prova riuscita  che si affaccia alla quotidiana banalità dilagante con l’ambizione intrinseca di far aprire gli occhi a chi non vuole aprirli, un’ambizione tesa fino al finale di Tu e Dio, quasi un faccia a faccia con ciò che non conosciamo, una speranza tesa, un grido al mondo che aspetta invano il proprio cambiamento.

AnimaRea – Holidays in Rome (IRMA Records)

Si respirano a pieni polmoni le profumazioni che emanano le vacanze romane, quelle della Dolce Vita degli anni ’50 e ’60 accompagnati da una musica sopraffina ed elegante, un po’ lounge, ma non troppo che interseca i miti passati e quelli presenti in trasferimenti emozionali che rendono questo disco una piccola perla dei nostri giorni. Animarea è un progetto d’insieme che risiede nell’anima di Gabriele Toniolo e Rossana Bern, un sound delizioso contaminato dal jazz, lo swing, la canzone d’autore in una musica di caratura davvero sostanziale che unisce Diana Krall e Barry White, passando alle sperimentazioni notturne di band come The Style Council. Appartamenti e balere estive occupate fino a tarda notte, uno schioccare di dita e la sensazione che tutto quello che abbiamo intorno non può e non deve finire. Emblematici pezzi come l’apertura Holidays in Rome e You shine on me garantiscono bellezza delicata fino alla chiusura meritata di I will come, una chiusura che si fa promessa, quasi fosse un’estate che ritornerà ancora, una promessa da mantenere almeno fino al prossimo disco.

Luigi Calvo – Dai silenzi (Autoproduzione)

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Luigi Calvo è un pittore dell’anima accompagnato dal suo piano intesse melodie fugaci ed essenziali, spruzzate da un minimal contagioso e tanto apprezzato ai nostri giorni che inverte le polarità del nostro essere per lasciare spazio alla fantasia, all’immaginazione, a tutto ciò che portiamo dentro e che non riusciamo mettere in disparte. Gli spiriti affini sono infiniti da Einaudi fino ai più indipendenti Andrea Carri e Bruno Bavota per sodalizi con la natura circostante che si estendono oltre le nostre aspettative e ci portano, con un tuffo nel passato, attraverso la nostalgia, la malinconia di ciò che è stato, partendo proprio con quella Biciclette dimenticate fino a Veglia, passando per le riuscitissime Emanazioni lunari o le lodi sospirate e attese di composizioni come Orme sulla sabbia o Nel cuore dei tuoi occhi. Luigi Calvo incamera il silenzio che ruota attorno al nostro sperare per dare forma a undici tracce di pura poesia sonora rintracciabili in una contemporaneità che attraverso questo disco trova la percezione del colore e dell’interpretazione e posizionando il nostro tra i primi del suo genere.

Live Report – Editors + The Cult – Pistoia Blues – 06/07/17

Doppio live completo e soprattutto eterogeneo in quel di Pistoia che per l’occasione trova un velato connubio tra il rock del passato, quello classico partito dall’oscurità dei primi anni ’80, ricordando la dark wave a approdando a territori hard rock impattanti rappresentati da i The Cult per arrivare a suoni mescolati all’elettronica e all’uso smodato di effetti e sintetizzatori che gli Editors hanno saputo rinvigorire a dovere per dare giusto equilibrio tra sperimentazione e canzone pop. Prerogativa necessaria questa e alquanto sentita negli ultimi due dischi della band di Stafford, capitanata da Tom Smith che per scelta abbandona una cupezza d’animo e introspezione interiore per dare vita, anche in chiave live ad uno spettacolo dal forte appeal emozionale.

I suoni escono dagli amplificatori ancora quando il buio tarda ad arrivare, I The Cult sono granitici, carichi e sicuri che il pubblico accorso per loro non sia da meno, fanno un live ricco di classici intramontabili come l’intro Wild Flower, Rain, She sall sanctuary e Fire Woman, uno show di un’ora e mezza che porta, gran parte della gente presente, ad un tuffo indietro nel tempo con il frontman Ian Astbury che coinvolge il pubblico, suona il cembalo e conduce attraverso suoni fatti di puro rock pesante mescolato da assoli di psichedelia contagiosi che pongono in primo piano Billy Duffy e il suo armamentario di sei corde esplosive.

Cambio palco ed entrano in scena gli Editors, enormi ventole fanno da scenografia e le luci si fondono in un set davvero importante e sentito, sono rari i gruppi che riescono a creare un connubio unico con chi li ascolta e questa sera è successo al Pistoia Blues con loro, a dimostrarlo sono le generazioni passate e giunte per i The Cult che si muovono compulsivamente ai ritmi incalzanti della band inglese più recente, strappando applausi sinceri e di trasporto ad ogni canzone. Tom Smith è un personaggio strano, canta, si muove e si contorce, non si ferma un secondo se non quando suona il piano, i suoi gesti trasportano e la sua voce proietta potenza controllata in ogni singolo pezzo. Sugar, Munich, Blood, An End Has a Start, The Racing rats, A ton of love, Papillon sono solo alcuni dei più lucidi esempi che si percepiscono ancora a giorni di distanza.

Quello a cui si è potuto assistere Giovedì 6 Luglio, in questo meraviglioso Festival dal contesto davvero unico, è stato un insieme di concerti che hanno saputo coniugare passato e presente senza rinunciare a nulla dal punto di vista compositivo e di qualità, i The Cult che proseguono i loro live sicuri di aver posato, da decenni, solide fondamenta tra i loro fan e gli Editors così preziosi e imponenti che rispetto agli esordi, comunque convincenti, ora come ora fanno paura.

Setlist Editors

Cold
Sugar
Munich
Blood
Hallelujah
Eat Raw Meat = Blood Drool
Life Is a Fear
An End Has a Start
Smokers Outside the Hospital Doors
Two Hearted Spider
Magazine
No Sound but the Wind
Ocean of Night
All the Kings
The Racing Rats
Nothing

BIS

The Pulse
A Ton of Love
Marching Orders
Papillon

Setlist The Cult

Wild Flower
Rain
Dark Energy
Peace Dog
Lil’ Devil
Birds of Paradise
Nirvana
Deeply Ordered Chaos
The Phoenix
Sweet Soul Sister
She Sells Sanctuary
Fire Woman

BIS

King Contrary Man
Love Removal Machine

Foto e Articolo: Marco Zordan

-FUMETTI- Thomas Campi/Vincent Zabus – Magritte. Questa non è una biografia (Coconino Press)

 

Titolo: Magritte. Questa non è una biografia

Autori: Thomas Campi/Vincent Zabus

Casa Editrice: Coconino Press/Fandango

Caratteristiche: 72 pp, colori, 21,5 x 29 cm

Prezzo: 16,00 €

ISBN:  9788876183430

 

Questa non è una pipa, cioè volevo dire questa non è una biografia, ma piuttosto un viaggio onirico nell’universo eccentrico e destabilizzante di uno dei pittori che più, nel secolo scorso, ha contribuito a creare una sorta di bolla magica della realtà immedesimando concetti astratti in forme vibranti in grado di decostruire mondi e ottenendo risultati alquanto notevoli e ancora affascinanti. Non sto parlando di David Lynch, ma per chi non lo avesse ancora capito stiamo parlando del grande pittore belga René Magritte che per l’occasione esce di scena come figura principale, ma fulcro dell’intera storia, per passare il testimone all’anonimo borghese Charles Singullier, protagonista dell’allucinato racconto edito da Coconino Press; un uomo alle prese con un sogno ad occhi aperti, un sogno che travalica lo spazio e il tempo per come lo conosciamo.

Charles acquista al mercatino delle pulci una bombetta, cede alla tentazione e la indossa innescando una serie di avventure surreali che lo vedranno entrare ed uscire di continuo dai quadri del celeberrimo pittore belga, incontrando l’amata di René, Georgette e facendosi traghettare da quest’ultima, come moderna Beatrice, in universo sconfinato dove la fantasia travalica la realtà e dove il bisogno di ricercare la propria essenza cede al desiderio di mostrare le ambivalenze della vita, il significato celato nel mistero che ci troviamo ad interpretare giorno dopo giorno.

Questo fumetto parte da un’idea alquanto originale e sicuramente portatrice di numerose possibilità anche se il perno elegante dell’intera produzione si sofferma nel sottolineare l’appartenenza del pittore ad un mondo alquanto abitudinario, ma di certo non conformista, un mondo fatto di poche persone, pochi amici e dall’inseparabile compagna di vita: un mondo così creato da lui stesso per differenziarsi dall’eccentricità dello stereotipo d’artista, un essere grande senza apparire con la possibilità però di sottrarre alla realtà la sembianza di cui si nutre per mostrarci ad occhi aperti che nulla è poi mai come sembra.

Nei testi troviamo la presenza di Vincent Zabus, già scrittore e attore teatrale, artista in grado di infondere ironia e accuratezza senza scadere nel rimando enciclopedico, ma piuttosto invogliando il lettore a scoprire maggiormente le opere del pittore belga, questo grazie anche e soprattutto agli acquarelli di Thomas Campi, disegnatore tra le altre cose di Julia, immagini accompagnate da colori tenui, armoniosi e mai in primo piano che rimandano alle opere di Mattotti e in grado di portarci dentro a tele fatte di luce e profondità dove la bellezza regna sovrana e dove l’umorismo posato e iconografico fa da contraltare ad un’unione di stile che gioca sui campi di inquadratura e sul vortice innescato dalla stessa avventura.

Magritte. Questa non è una biografia si spinge oltre la finestra che scruta il paesaggio circostante, lo fa provocando, interrogando, sorprendendo e perché no anche strappando qualche sorriso di stupore.

Per info e per acquistare il fumetto:

http://www.fandangoeditore.it/shop/marchi-editoriali/coconino-press/coconino-cult/magritte-questa-non-biografia/

Ardan – Voyage d’une seule nuit (ALKA Record Label)

Viaggiare ricoperti di polvere di stelle che si insinua lentamente nei nostri sogni e ci abbandona in un solo istante a ricoprire le speranze di un avvenire di concretezza e realtà ad occhi aperti in un’incalcolabile bellezza di tutto ciò che può ancora accadere. Gli Ardàn, progetto nato nel 2015 da Alessio Ruscelli e Alessandro Marchi, stimolano l’intelletto nella costruzione di viaggi nello spazio, un itinerario di una sola notte che colpisce per profondità e completezza, alternando la canzone pop a brani strumentali a lento rilascio che intensificano la comunicazione e si rendono necessari per farsi veicolo principale di concetti da trainare lassù nella parte più nera che risiede sopra le nostre teste. Voyage d’une seule nuit è anche un viaggio di scoperta e di purificazione, un viaggio dentro l’animo umano che si concede, sintetizzato a dovere, boccate di ossigeno prezioso prima del grande salto nel vuoto, metafora, nonché parabola, delle essenze nostre più preziose. Ciò che ne esce è un album caratterizzato da un inizio e una fine che si rincorrono a ciclo continuo, attraverso un moto perpetuo che regala lucentezza alla parte più nascosta di noi, in una complessità di base che incamera al proprio interno la vita, la morte e l’amore.

– LIBRI ILLUSTRATI – Benjamin Parker – Harvey (Kite Edizioni)

Harvey

Titolo: Harvey

Autori: Benjamin Parker

Casa Editrice: Kite Edizioni

Caratteristiche: pag. 40, 17×24 cm., colori

Prezzo: 14,00 €

ISBN: 9788867450633

 

C’è un cane che vuole diventare il protagonista di un libro, un cane che vive in un mondo di gatti, un cane di nome Harvey con una bombetta in testa e lo sguardo appeso al filo del vivere, quello stesso vivere che si trasforma imperterrito e caparbio come spaccato di una vita che lo vuole ai margini e rifiutato da tutti. Un viaggio al centro della solitudine dell’animo, un racconto che si estende attraverso apici di poeticità raccolta in immagini destabilizzanti dove lo stratificarsi grafico è in parallela comunione con una storia semplice, ciclicamente continua e in bilico perenne tra sogno e realtà.

Harvey si dedica a provini di ogni genere e davanti a gatti che sembrano non volerlo cerca solo di essere se stesso, niente di più e niente di meno, ma forse l’illusione di diventare qualcuno innesca un vortice di tentativi che culmineranno solo in una scelta coraggiosa, un balzo verso il vuoto nell’età adulta, un balzo capace di rielaborare i desideri di gioventù grazie anche alla propria forza, una forza che è consequenziale e insita nella stessa resilienza che mira alla trasformazione del proprio cammino per un’avventura dove l’unicità è il punto focale dell’essere, in netta contrapposizione all’eterno male del nostro secolo: l’avere.

Ecco allora che il nostro troverà il modo per essere protagonista scrivendo lui stesso un libro che implicitamente lo vorrà personaggio essenziale ed esperienziale del racconto, un diario di vita corredato da immagini che sanno osare consegnando una raffigurazione simbolica di questo tempo dove collage inanimati fanno da richiamo attraverso una parola ripetuta nel corso delle pagine, quel wanted impresso nelle news di un giornale che si fa ricerca comunicante attraverso gli abbagli e le luci del nostro vivere.

Benjamin Parker getta nelle sue illustrazioni l’alienazione straniante di Francis Bacon e del ben più recente Stanley Donwood per un libro di certo non destinato ai bambini della prima infanzia, ma piuttosto a tutti coloro che si affacciano alle difficoltà della vita, adolescenti e adulti compresi. Harvey è una summa di concetti da rileggere nei momenti di sconforto per farci comprendere ancora una volta che il nostro posto nel mondo e lì dietro l’angolo ad attenderci.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.kiteedizioni.it/it/libri/illustrati/view/495:harvey

Martingala – Realismo magico mediterraneo (Autoproduzione)

Evocativi già dal titolo i Martingala regalano una prova esoterica che attinge il fulcro vitale delle proprie composizioni in un suadente cantautorato fuori dal tempo in grado di mettere assieme a più voci le sostanze di un qualcosa di più recente con tutto ciò che è passato in un vortice davvero notevole e soprattutto eterogeneo. Ascoltando i Martingala si possono avere visioni di ciò che fu attraverso un’esigenza quasi psichedelica nel ritrovare approcci che escono dall’abitudinario amalgamando le note blues con il garage più sporco in una necessaria intraprendenza che si sposa ad arte con la magia. Ecco allora che pezzi come La prima volta che ascoltavo la musica e Il pezzo francese fanno da spartiacque tra due momenti di consapevolezza utopica e danno un senso maggiore ad un realismo che ci proietta fuori dal tempo per come lo conosciamo, tra gli attuali Dimartino e Colapesce fino ad espandere a ritroso le proprie radici nel surf e nelle ballate beat degli anni ’60, i nostri danno alla luce un lavoro davvero notevole e alquanto strutturato che abbandona la strada sicura per concedersi ad attimi lisergici ma pur sempre sotto controllo.

Blue Parrot Fishes – Totani su Totem (Zona Roveri)

Frullati decompressi e destrutturati per un film vecchia scuola di Wes Anderson ad incorniciare meraviglie sonore che si interrompono da scatti di virtuosismi e note mai lasciate al caso, ma piuttosto ragionate a dovere per ricomporre una visione d’insieme alquanto strampalata, ma di sicuro impatto incalzante. I Blue parrot fishes hanno confezionato un disco alquanto strabiliante, fuori da ogni regola e da ogni controindicazione, utilizzando una forte e sana ironia e concedendosi spazi di improvvisazione che vanno oltre lo sperato, ma anche in parte al già sentito. In questo disco si passa facilmente dal blues alla canzone d’autore, inerpicando i confini al prog e al rock più duro, ritornando sulla terra con raffinatezza e canzoni gridate alla Rino Gaetano in un potpourri davvero eccellente che dribbla tutto ciò che gira attorno affossando la musica del momento e incredibilmente rinascere prendendosi, a volte, anche poco sul serio. Forse qui sta il segreto della loro formula, divertirsi e compiere involontariamente quasi un miracolo, i Blue Parrot Fishes con il loro Totani su Totem sono una ventata d’aria fresca e necessaria in questo panorama stantio e sulla via del tramonto.

Sinezamia – Nel Blu (Autoproduzione)

Uscito in occasione del Recordstoreday del 2017, il singolo dei mantovani Sinezamia, conferma le attese dopo un album live alquanto riuscito, intitolato Decadanza, già recensito sulle nostre pagine. Un album elettrico e nel contempo oscuro che apre al nuovo singolo Nel blu per un tuffo nella nostra coscienza, un singolo, strano alquanto parlare di singoli nel 2017 che si prospetta potenza rarefatta e vibrante attese in sodalizi che si sposano con tutto ciò già creato fin’ora, ma che ricerca la stratificazione nel brano, coniugando in modo riuscito parole e musica ad accompagnare il nostro naufragare nel mare più profondo. Nel cosiddetto lato b è presente Versante Est, cover dei Litfiba che per l’occasione si illumina di sostanza da concedere come piccola perla infarcita di tastiere e virtuosismo eclettico. Due canzoni soltanto quindi che riescono appieno nell’intento di riuscire a presentare le nuove prodezze di ciò che verrà, noi in attesa facciamo il tifo per loro.