Lorenzo Giannì – Gramigna (Seahorserecordings)

Lorenzo Giannì Gramigna

Disco talentuoso e stratificato che abbandona i cliché da supermercato e si consolida nel rumore nero di fondo provocando grande impatto attraverso una commistione sempre attenta e vitale di generi, stili, ambientazioni il tutto coadiuvato da testi profondi, mai banali che rievocano tratti d’inquietudine e magia nel ricreare profondità eterogenee che si scontrano con l’assurdo della vita che ci circonda. Il giovane musicista Lorenzo Giannì dà alla luce un disco potente e immaginifico che incrocia cantautorato, psichedelia ed elettronica dando forma e sostanza ad una produzione targata Paolo Messere di Seahorserecordings e concentrando atmosfere davvero uniche e invidiabili che a tratti suonano internazionali, a tratti invece implodono in una dimensione più nostrana, riflessiva e accarezzata da una pioggia che inonda e pulisce. Undici sono le tracce: Gramigna, la title track è la più composita e inglobante del disco, mentre si passa con naturalezza verso pezzi come Nave Inverno o Il ladro semplice che lasciano via via posto al bellissimo finale strumentale di fondo che ci culla e ci fa sperare che questo album non sia solo un bagliore, ma piuttosto qualcosa che possa mettere radici profonde nel panorama della musica italiana.

Lara Molino – Fòrte e Gendìle (FonoBisanzio)

E poi le senti le radici dal suolo, le senti e le profumi in questo disco fatto di parole e musiche d’altri tempi, colonna sonora di decadi fa ad entrare in connubio con la terra, con la passione per la vita, ma anche con la povertà rimescolando nel recipiente dei ricordi il proprio territorio e la velata malinconia di fondo che assale proprio quando meno te lo aspetti. Lara Molino confeziona un disco d’altri tempi, poesie sonore che vedono la presenza del padre Michele Molino ad intessere testi di sopravvivenza e realtà virata seppia e la produzione artistica del violinista/cantautore Michele Gazich a rimarcare ancora una volta folklore e territorialità che nell’accezione del termine si fa cultura e si fa veicolo per raccontare storie di emigrazione, storie di donne e tanta tanta delicatezza apprezzabile che convoglia ad arte e si fa ascoltare e percepire. All’interno del libretto sono presenti le traduzioni in italiano e in inglese di tutte le canzoni, simbolo ancora una volta, piuttosto che di una chiusura settoriale ed elitaria del tutto, un abbraccio all’umanità intera che si fa veicolo di accoglienza e di generosità accesa.

Sawara – L’eccitante attesa (Autoproduzione)

album L'Eccitante Attesa - Sawara

Un uomo che scruta basso, che scruta lontano sul greto del fiume annebbiato dai fumi dell’amore liquido e del rimpianto, tra speranze e sogni ad occhi aperti in un divenire che rassicura, ma che compila analiticamente la lista di ciò che è andato perduto. Il brianzolo Fabio Agnesina, in arte Sawara, decide di confezionare un disco dalle forti aspettative che come quadro in bianco e nero regala attimi di lucidità perentoria in pezzi che non abbandonano la forma canzone, ma piuttosto eviscerano dal tutto atmosfere alla Gatto Ciliegia contro il grande freddo per risalire la corrente di un cantautorato scarno e affascinante. Inevitabilmente mi salta alla memoria Danio Manfredini e il suo Vivi per niente incrociato al Capossela più cupo e oscuro, in un’introspezione grandiosa che fa sentire la propria presenza già nel pezzo d’entrata E’ bello anche aspettarti con quei fraseggi di elettrica a riempire la scena e a ricordare che non si è soli, per passare poi alla profondità essenziale di EA o Vedo chiaro per convogliare in Alba ad alba e nel finale lasciare spazio ad un remix della traccia d’apertura. Quello di Sawara è un disco che accarezza la carne e quando vuole sa incidere il pensiero portante fino ad arrivare al sangue che abbiamo dentro, tra il resistere e il sopravvivere, tra il rinascere e l’appartenenza a quel mondo diverso dentro di noi che si fa guardare quotidianamente con occhi nuovi.