Alessio Lega – Marenero (Autoproduzione)

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Il nuovo disco di Alessio Lega è un disco che trasuda storie e intenzioni, capacità analitica e spirito d’avventura che si può sentire e percepire lungo questo bellissimo spaccato umano raccolto per l’occasione per rendere omaggio a quel viaggio chiamato vita che ci tocca da vicino proprio attraverso una quotidianità che fa storia. Una storia per i semplici, una storia popolare, una storia per tutti coloro che si sentono emarginati e soli, racconti di vita quindi che aiutano a riflettere sull’importanza della vita stessa in un incedere che racconta di personaggi grotteschi, di freaks, di pure e semplici persone che magari non hanno avuto la fortuna propriamente dalla loro parte. Il disco di Alessio Lega è un disco sociale che tratta con raffinatezza e con ottimi arrangiamenti da classico chansonnier argomenti scomodi, lasciati in un angolo. Dentro alle tredici canzoni che lo compongono ci troviamo le melodie di un De Andrè o di un Pierangelo Bertoli ad infarcire filastrocche dai contenuti contagiosi, reali e tangibili, sembra quasi di tuffarsi in un passato vicinissimo a noi tanta è l’attualità che si respira in pezzi come Stazione centrale, l’interpretazione di Fiore di Gaza di Paolo Pietrangeli, Mare Nero o Petizione per l’affidamento dei figli delle coppie omosessuali. Testi questi per un album di canzoni vere che riescono, con la vivacità della musica d’insieme, ad entrare dentro di noi e a scavare nel profondo per renderci forse anche solo un po’ migliori.

Kamal – 2017. Aborigeni Italiani (Kamalicus Records)

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono

Camaleonte delle storie raccontate con piglio sbarazzino e pieno di spunti su cui fondere un pensiero condivisibile ed eccentrico in grado di rappresentare al meglio la nostra Italia, le sue mancanze, le sue debolezze, intrecciando un insieme indissolubile di generi che vanno dal folk, al rock passando per la musica d’autore e il pop per un album, il secondo di Kamal, all’anagrafe Carlo Bonomelli, co-prodotto da Giuradei e ricco di spunti riflessivi che aiutano nella ricerca di un mondo migliore dove poter stare, dove poter vivere. Un insieme di canzoni dal piglio psichedelico e spensierato che però sanno guardare al microscopio ciò che veramente ci opprime, senza risparmiare nessuno e soprattutto analizzando da vicino le mancanze in pezzi come la stessa title track, Distanze o la finale La pillola anticrisi 2017 per un album davvero poliedrico e ben suonato, ammantato da un’aurea surreale che unisce storie d’amore alle storie di tutti i giorni, quelle storie così necessarie che ci riguardano da vicino.

Ciccio Zabini – Albume (Autoproduzione)

Canzoni a manovella scritte in un momento naif ispirato ricco di colori e sfumature ad intessere le trame di una musica quasi non sense che si aggrappa agli appigli della vita, attingendo materiale sonoro dal mondo che ci circonda, dal mondo che circonda lo stesso cantautore Ciccio Zabini per un album, il primo che vede il nostro alle prese con le peripezie quotidiane di un mondo fatto di scioltezza ed estasi, un mondo da prendere alla leggera, conturbante e sognante e soprattutto pieno di spunti su cui sedimentare pensieri e dare forma a canzoni ispirate che giocano con le parole attraverso un cantautorato swingato, jazzato e lasciato a rincorrere il vento in una poesia onirica che trova sfogo nell’uso del verbo, nei doppi sensi, in quello stare al mondo esemplificato in canzoni come Tra il bere e il mare, L’uomo di_strutto, Occhi; pezzi in bilico tra il mondo dei sogni e quello reale, un po’ come la copertina affidata all’estro di Chiara Spinelli, giovane artista pugliese capace di rappresentare al meglio un concetto servendosi di immagini essenziali che come in questa musica creano vortici di unicità davvero singolare.

Neuromant – Cyberbirds (Autoproduzione)

Aperture alari che si guadagnano un posto vicino al sole grazie ad un rock cupo che interseca l’altra faccia della luna, quella più oscura in anfratti di buio e luce che ben si sposano con l’amalgama d’insieme ad interferire risultati e promozioni, bellezza da vendere e psichedelia soppesata come emblema per soddisfazioni future. I Neuromant, al loro esordio, intrecciano la melodia con la sperimentazione e ne escono vincitori perché in questo disco non c’è nulla di banale e la riuscita commistione di brit pop e qualcosa che si ispira direttamente al rock d’oltreoceano del nuovo millennio fa si che l’intero album sia una raccolta di canzoni davvero notevole che parte con l’istinto necessario e si ferma a raccontare di una natura in decadenza e di un uomo, un umano, sempre più vile nei confronti di questo mondo alterno. Una deriva nichilista rappresentata dal bisogno di volare ancora per convogliare in luoghi sicuri e di condivisione, tra influenze letterarie e musica colta che abbraccia i Radiohead di Ok Computer, i Coldplay di A rush of blood to the head e gli album prog strutturati degli anni ’70 in una manciata di canzoni a comporre un album ispirato e concentrico alquanto interessante e profondo.