Virtual time – Long distance (IRMA Records)

Suoni di una eco lontana che richiamano i fasti di una musica rock dura e pura che non esiste più, calcando palchi polverosi con addosso camicie sbottonate e rilievo di paesaggi suburbani dove l’energia si trasforma in speranza e dove le note distorte regalano emozioni atemporali e cariche di spessore a riportarci con una DeLorean proprio all’epoca dei Led Zeppelin dove capacità canora e virtuosismi strumentali erano il marchio di fabbrica per una musica che non ricercava le mezze misure, ma colpiva sapientemente al centro di quell’isola chiamata cuore. I Virtual Time sanno rimescolare alla perfezione le carte di un tempo che non c’è più, lo fanno egregiamente, con la capacità di chi ha nell’animo una grinta pronta ad esplodere in ogni situazione, una grinta che si esprime nella bellezza di canzoni riuscite che aprono a concentriche fughe verso l’orizzonte che abbiamo di fronte, accarezzando Jack White e mescolando una formula davvero originale nonostante il già sentito, per virtuosismi moderni che sanno e che conoscono i punti essenziali dove colpire.

Tommi e gli onesti cittadini – Mind Kontrol Ultra (Freak&Chic/Artist First)

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E’ il periodo del ritorno punk per Indiepercui, ieri sono uscite in queste pagine le recensioni dei nuovi dischi di Cattive Abitudini e Derozer, oggi parliamo di Tommi già con Pornoriviste e Sbirri che per l’occasione trova aiuto in Carlame ricordato per la presenza negli Skruigners e Discomostro e nell’altrettanto contributo prezioso di Cosi a ridare un senso ad una musica che per le generazioni anni ’90, o perlomeno la mia, ha saputo dare un forte contributo alla follia ribelle punk rock senza tralasciare l’importanza dei testi, in questo caso mai banali, ma direi caratterizzati da un’impronta naif immediata e diretta e capace di scardinare facilmente il nostro mondo attraverso canzoni davvero convincenti che si affacciano alla quotidianità con un pugno allo stomaco alle istituzioni e all’ordine precostituito in verismo di fondo che annienta e nel contempo esplora la nostra mente, attraverso un pogo incentrato sulla forza del cambiamento e del tempo che passa, un pogo che ritorna in questo album a ricordare alle nuove generazioni ciò che è stato, lontano da classificazioni folk attuali, riscoprendo l’energia viscerale che ha contaminato il nostro essere e ribadendo ancora una volta un’esistenza che si prefigge di andare oltre le mode del momento.

PieroDread – #Interplay (Halidon/Bizzarri Records)

Copertina di Piero Dread #Interplay

Sembra quasi di stare distesi su di un prato notturno quando si ascolta il nuovo lavoro di PieroDread, l’atmosfera rilassata e le lucciole che volano vicino ad imbrigliare quegli attimi di luminosità che nell’interferenza di queste canzoni di assecondano, si avvicendano e si completano ad innescare il nostro intelletto, i nostri canali neurali per una musica tipicamente reggae contaminata dal R&B senza tralasciare la canzone pop e uno sguardo più attento nei confronti della World Music. Un disco che porta con sé forti capacità soliste che in una visione d’insieme trova spazio a collaborazioni davvero importanti come la presenza di venti musicisti tra cui Bunna, Sistah Awa, Lion D, Esa, Gemstone, gli Smoke, gli House of Riddim, nonché la presenza dei producers Jeeba, Niam, More Love e Princevibe che per l’occasione ha mixato l’intero disco. Ciò che ne esce è un sodalizio mai gridato con la nostra terra con le nostre roots, le nostre radici, per una musica colorata e davvero curata che risulta essere tra le migliori proposte di genere degli ultimi anni a sottolineare l’importanza del nostro PieroDread nell’unire l’italianità ad un qualcosa di più internazionale e condiviso.

Folkamiseria – Follia (Onairish)

Quarto album per la band da super pub irlandese capace di creare melodie tipicamente folk incrociate però da una forte componente rock che non permette di classificare in modo immediato questo suono, ma piuttosto permette di navigare lungo confini poco battuti e carichi di quella potenza musicale che solo incrociatori generosi di balli notturni inoltrati possono evidenziare. Tra la follia del paese, della gente comune, di chi lotta ogni giorno i nostri creano un disco che ha il sapore del folk rock, ma anche del reggae, del blues e dello swing, un album multisfaccettato in continuo divenire che abbraccia il passato, la tradizione, ma anche il moderno il nostro sentito vivere tramite un amore collettivo che attraverso Il viaggio, non a caso è il pezzo che apre il disco, ci porta a scoprire vizi e virtù della nostra Italia, passando per Caffeina, Fernet Blues, My country, Il valzer del telefonino e senza dimenticare le preziose collaborazioni con Cisco, Lorenzo Monguzzi dei Mercanti di liquore e con i torinesi Bandakadabra per un album che riunisce la vivacità del folk senza dimenticare la potenza impattante di un rock d’autore davvero riuscito.