Roulette Cinese – LP (Elle Pi) (Soter)

Disco disagio che parla delle difficoltà di vivere attraverso sprazzi mai conclamati di sole in una visione d’insieme che accorpa il buio e la luce, il bianco e il nero, quasi fossero due anime, due facce della stessa medaglia, in simbiosi elettronica che si apre a questioni morali e rende questo album un miscuglio eterogeneo di suoni, sensazioni, colori, alle prese con una modernità che incalza e che riesce a trasformare la musica prettamente elettronica in qualcosa di più sentito, confidenziale, vicino al nostro essere, in totale sintonia con pezzi che variano, cangianti, mai ripetitivi e che racchiudono al proprio interno un’anima alquanto indefinita. Due strutture, due insiemi che si uniscono per poi lasciarsi attraverso l’oscurità che avanza, un elettro pop davvero ben riuscito e ben suonato che trova nell’importanza di fondo una stratificazione complessa e multipla al pari dei pensieri che ci portiamo dentro giorno dopo giorno.

Giuseppe Fiori – Spazi di vita scomodi (Discipline/Audioglobe)

Disco d’esordio per il bassista Giuseppe Fiori già, per intenderci, con Rezophonic ed Egokid, album stratificato che guarda al rock d’autore di fine ’90, caratterizzato però da suggestioni moderne dove gli spazi angusti e stretti della nostra vita si fanno pretesto per creare canzoni domestiche che si affacciano ad una musica che non si lascia contaminare da troppi orpelli sofisticati, ma piuttosto dà importanza ad una voce alquanto particolare che ricorda il migliore Benvegnù, per canzoni che brillano di una luce propria e lasciano il segno al loro passaggio. Nella struttura musicale, troviamo, nell’aiutare il nostro, diversi nomi di spicco del panorama musicale italiano come Lele Battista, produttore anche del disco, Andy dei Bluvertigo, Gak Sato, Tao e Raffaele Fiori batterista e fratello del cantautore, musicisti in grado di dare un senso ad una musica contaminata che ha il sapore del vintage contemporaneo e che si staglia nel rappresentare egregiamente quadri estemporanei che nascono proprio da Spazio per passare all’importanza di Segnali di fumo fino a Significati e significanti a cercare nuove prospettive e richiami di vita che in questo disco si fanno reali, tangibili e soprattutto carichi di contenuti.

Umaan – Umaan (Autoproduzione)

Disco d’esordio capolavoro quello degli Umaan, progetto collettivo di musica indie rock, capitanato da Marco Ciuski Barberis già al lavoro con Ustmamò, Mau Mau , Cristina Donà, Sushi, Feel Godd Productions, album che sottovoce ripercorre la strada verso casa attraverso lande desolate e notturne, dove l’introspezione e l’analisi personale e soggettiva sono importanti e danno un senso ad una produzione d’insieme capace di avvolgere e conglobare concetti con la quotidianità giornaliera in sodalizi che vanno ben oltre ciò che ci si trova davanti agli occhi, unioni capaci di scavare per trovare in parte una verità di fondo che ben si sposa con le architetture elettroniche presenti nell’intero disco dove a farla da padrone troviamo un comparto strumentale davvero invidiabile e dove testi importanti, sotto molti punti di vista, ci permettono di entrare in un mondo tanto personale quanto capace di essere condiviso, dalla bellissima apertura Una sola veste fino al finale lasciato all’attesa di Cristalli per un album che a mio avviso farà parlare di sé ancora per molto; un disco che guarda al futuro attraverso la quotidianità di ogni giorno.

Aldo Betto w/Blake Franchetto & Youssef Ait Bouazza – Savana Funk (Brutture Moderne/Audioglobe)

Disco collettivo che interseca i principi fondamentali di un genere in divenire riappropriandosi, allo stato primordiale, di costrutti necessari per creare una musica d’insieme arrangiata e suonata dove gli elementi sovrapposti si sfidano creando un’amalgama geniale che vede le differenze attenuarsi in nome di una musica fatta d’ingegno e di colori, capace di penetrare attraverso un eccellente strumentale dove i nostri, al secondo disco, regalano una sospensione ricca di influenze, anche cinematografiche che vanno dal western passando per l’elettronica e il funk rock in un’imprevedibilità di fondo che fa scuola e che consegna agli ascoltatori dodici tracce sonore che sono il risultato di una sintonia invidiabile e di un approccio teso fin dall’inizio, capace di portarci verso mondi lontani, comodamente seduti sul nostro divano, tra un woodstock moderno e una sperimentazione in continua simbiosi con la terra che ci circonda.