Earthset – Popism ( Autoproduzione)

Disco che raggiunge in modo suadente vertici di musica pop in un insieme di colori che deviano la potenza della luce e si stagliano in un alternative moderno, ma allo stesso tempo spruzzato qua e là da incursioni grunge che ne modificano la scena circostante e rendono la proposta di questa giovane band, al loro secondo EP, un miscuglio di esperienze e di suoni che via via riconducono ad una forma canzone emozionale e curata e dove gli arrangiamenti sono in misura fondamentale essenziali per comprendere le forme che via via si inerpicano nella sostanza di canzoni come Around the head o Icarus’ Flight fino al finale lasciato a quella Ghosts and Afterthoughts che riassume il concetto essenziale e stesso della band, in sodalizi che sono cammini sempre in equilibrio tra alternative e pop, in un andare oltre alle categorie precostituite e ricercando una bellezza di fondo che brilla di luce propria.

Zeno – Postumi da bagno (Mattonella Records)

Autoproduzione lo-fi e genuina che parla di momenti sgangherati e lasciati al caso dove una serata come tutte le altre racchiude in sé la forza di creare un disco che parla di sbronze, vomito e amicizie, di rapporti andati a male e bellezza da percepire nelle piccole cose quotidiane, dalle giornate storte ai finti moralismi fino a creare un’immedesimazione costruita ad arte con l’ascoltatore grazie ad una predilezione per la forma acustica e meditata e grazie anche a suoni semplici, diretti ed essenziali, che alcune volte mancano di un collante, di un elemento che crei un mix del tutto più convincente, ma che in sostanza si approccia al folk sghembo degli ultimi tempi da L’officina della camomilla, a Dente, passando per I cani in un colpire attraverso parole ricercate la realtà che ci circonda in momenti di lucidità post sbronza.

Someday – This doesn’t exist (Seahorse Recordings)

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Suoni spezzati che compongono un quadro d’insieme davvero esaltante e capace di conquistare pezzi di cielo attraverso una musica che affonda le proprie radici negli anni ’80 e per certi versi prosegue il suo racconto metafisico in tutti i ’90 attraverso un indie rock che parla di questioni aperte e di storie che si fanno raccontare in contesti urbani  e che prendono il sopravvento quando la visione d’insieme sfiora band come Joy Division e The Smiths, qualcosa di Pablo Honey dei Radiohead fino ad approdare ad una modernità che con band come Placebo raggiunge l’apice di una forma quasi in simbiosi con l’arte stessa, ma che porta con sé il valore che trova nella strada soggettiva il proprio punto di contatto, da Clean Couch passando per Shelters o Little Choices fino al finale di Gliding i nostri rispolverano, con tocco personale, uno dei più floridi periodi musicali degli ultimi decenni attraverso una formula rodata e di sicuro effetto.

La Macabra Moka – Tubo catodico (Dischi Bervisti/DGRecords/Vollmer Industries/Scatti Vorticosi Records/Tadca Records/Brigante Records)

Uccidiamo la televisione a colpi di randellate elettriche a volumi assurdi che squarciano ciò che resta dei nostri timpani per farsi sentire oltre il quotidiano omologato, scendendo in campo e costruendo strutture atomiche che non ci permettono di respirare, ma proprio in quell’attimo prima di buttare fuori l’aria ci fanno pensare a quanto triste sia la vita e quanta possibilità abbiamo con le nostre mani di cambiarla. Un suono lacerante che abbraccia la potenza del post hardcore e si insinua nello stoner meno immediato, ma abbastanza forte da gridare una presenza arrabbiata, dove le canzoni d’amore sono messe al palo e dove lo stratificarsi continuo di odio e incazzature varie si sposa a dovere con canzoni che non lasciano scampo, ma lottano e si contorcono in ambiti situazionali dove uscire allo scoperto è il solo atto necessario per combattere attraverso e contro questo Tubo Catodico che la super band Macabra Moka mette in campo con piglio alquanto deciso e considerevole, un disco non per deboli di cuore. Perbenisti siete avvertiti.

My Monthly Date – Chaos Theory (4inaroom Records)

L'immagine può contenere: notte e sMS

Disco che mette nel piatto fin da subito tutta la sua bellezza, senza ricercare orpelli di genere, ma piuttosto intascando una lezione di vita che proprio attraverso le sfumature e i colori si interseca a noi e fa in modo che tutto quello che abbiamo attorno desiderato diventi realtà, anche solo per un momento, anche solo per un istante, dando un senso profondo ad una sensazione di calore positiva che abbraccia le diversità di genere per intraprendere un viaggio oltre la luce, attraverso le cose semplici e nel contempo complesse, dove l’elettronica di contesto sfugge lasciando spazio a suoni che si sovraincidono in un’amalgama non solo teorico, ma fatto di sostanza per la sostanza e dove pezzi come l’apertura Chaos Theory sono sinonimo di qualità nell’immediato correre quotidiano, luce e oscurità, la farfalla in copertina e il trambusto creato dal suo battere d’ali, tra il cuore altrove e una serie di sensazioni che nascono dalla pancia e non smettono di ribadire la propria presenza, come in un fiume elettronico colorato dai pixel del giorno che sta per rinascere.

Giuseppe Quaranta – Le regole della felicità (Autoproduzione)

Giuseppe Quaranta, Le regole della felicità

Appunti sonori che parlano del nostro vivere quotidiano e intersecano in modo del tutto naturale le difficoltà della vita, fuori dai sogni  e dal contesto onirico, ma piuttosto ingabbiando una realtà che comprime, distorce e si fa raccontare nella complessità dei legami, nella sostanziale ricerca di un posto chiamato casa ancora lontano, ancora irraggiungibile e solo sfiorato. Grazie alle parole di questo disco, il cantautore Giuseppe Quaranta si ritrova a perseguire l’obiettivo di una felicità sperata utilizzando piccoli gesti, piccoli modi risultanti da un sovrapporre continuo, di un dare e di un avere, apprendendo che la vita tante volte ci lascia dietro qualcosa di noi, in un solitario errare notturno che aspetta l’alba per poter lottare di nuovo, una vita che ci fa portare le maschere che non ci appartengono, una vita che a pensarci bene è racchiusa proprio nei testi di queste nove canzoni, da ascoltare, meditare  e ricucire insieme per un quadro unico e sperato di luce oltre l’oscurità.

Campos – Viva (Aloch Dischi)

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Disco di rock alternativo e atmosferico alquanto raffinato che sposa in modo del tutto corale l’elettronica con gli arpeggi acustici di una chitarra in primo piano nel confondere e sovrapporre il gusto asettico di delay oltre maniera presenti nelle troppe produzioni moderne per lasciare invece spazio ad un suono capace di incrociare la sostanza del momento con un gusto del tutto personale che trova le influenze maggiori nei capolavori oxfordiani Kid A e Amnesiac pur mantenendo una matrice suonata con strumenti acustici a farla da padrone in una commistione che da un senso profondo a questo bellissimo disco. Le eteree convinzioni si fanno spunti sonori già dal primo pezzo Am I a man fino a convogliare l’energia vitale nel finale Straight Ahead per un album che estrapola gli elementi folk degli ultimi anni e li trasforma per donare nuova linfa vitale ad un genere abusato, ricercando sempre una nuova strada da seguire tra malinconie dei nostri tempi e la costante ineluttabilità dell’essere umano.

Ofelia Dorme – Secret Fires (HB Recordings/AlaBianca)

album Secret Fires - ofeliadorme

Onirico viaggio che incanta in modo pregevole consegnando agli ascoltatori il gusto per la bellezza oltre modo e le atmosfere pensate e strutturate per colpire emozionalmente territori abissali che si contorcono e ci lasciano un album dove l’inquietudine del tempo lascia spazio ad un qualcosa di più dilatato, di circostante, di fluidità che abbraccia Blonde Redhead, Amycanbe in sodalizi originali però che ricercano nell’avventura di osare un’ancora di salvataggio per il futuro. Gli Ofelia Dorme sono tornati e portano con sé un disco che parla di mutamento che travalica le mode passeggere, ma che si sofferma proprio dove la moda si è fermata, tra un alternative che sfocia nello shoegaze e nell’elettronica più ambientale a costruire istanti che non torneranno più e a dare un senso alla realtà gridata che ci gira intorno, lo fanno in punta di piedi con una magia naturale che ha il sapore delle cose pensate e ragionate per un disco dove nulla è lasciato al caso e nella concentrazione dell’attimo trova un pretesto per farci percepire la sua bellezza.