The dolly’s Legend – Past&Present (Autoproduzione)

Autoproduzione enciclopedica formata da due dischi che porta il bolognese Francesco Nobile a ricavarsi un posto nel cantautorato vecchio stile di matrice americana in concomitanza con il passaggio essenziale di una musica legata agli anni ’70 al mondo in cambiamento e alla rinascita del blues in chiave rock, per un suono che è anche un amalgama omogeneo di vissuti intrappolati nella rete della pellicola della vita e voracemente ridistribuiti per dare un senso ad una produzione solitaria dove il passato è legato indissolubilmente al presente e dove quella voce di bimbo iniziale, in entrambi i dischi, ci accompagna nello scoprire un blues acerbo, ma vissuto, capace di entrare in profondità e scovare, grazie alla costanza, all’interno della scatola chiamata realtà in un excursus temporale che nella sua semplicità naif rende questa proposta apprezzabile e ben legata ad uno spirito di continuità con un tutto che vede la dimensione per così dire live prendere il sopravvento in una rievocazione di ciò che è stato, con voglia di mettersi in gioco e sperimentare altre forme di comunicazione.

Nitritono – Panta Rei (DGRecords/Vollmer Industries/Edison Box/Insonnia Lunare Records/Tadca Records/Brigante Records)

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Descrivere il disco dei Nitritono è un po’ un’impresa titanica, diciamo che nulla è dato per scontato e la loro musica composita e lacerante è sinonimo di questi tempi confusionari in cui ci troviamo a vivere, questo suono è un gesto, è un bisogno di incanalare una rabbia e districarla per poi espandere i confini del nostro essere, non ci sono rapporti di costanza, c’è solo tanta energia convogliata che ricorda i padovani Menrovescio o le inquietudini sonore di Morkobot in un tripudio nero petrolio che arricchisce lo stato situazionale in versi musicali destabilizzanti e che comprimono la realtà che ci gira intorno in un sodalizio che vede il duo formato da Luca Lavernicocca alla batteria e Siro Giri alla chitarra e alla voce, perpetuare una serie di episodi tanto immensi quanto potenti per un’avanguardia di risultati graffiante e affilata a gridare un segno di appartenenza e di intenti che si spinge oltre a tutto quello che pensiamo di sapere.

Freaky Mermaids – Everything could happen (Autoproduzione)

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Trio bresciano che incapsula poesie grondanti inquietudine e surrealismo per un suono proveniente dall’acqua e nell’acqua trova le sue forme di sovrapposizioni e di strutture create per l’occasione immagazzinando la lezione passata, un EP e un disco alle spalle e una sostanza ultraterrena che si consuma nell’ambientazione teatrale di spazi aperti ed echeggianti dove una formula compressa pian piano si apre a melodie dissonanti che colpiscono e rendono l’ascoltatore al centro di una progressione d’intenti mirabile e vibrante attesa, esplorando il mondo del folk in stato larvale, quasi a voler partire da radici e necessità che ben si sposano con le esigenze del nostro tempo alla ricerca di una libertà musicale e di costruzione dell’intero che non bada a certezze, ma coinvolge e capovolge lasciando nel contempo speranza e bagliore, tristezza solitaria e bellezza di un tempo andato, come su di un palco polveroso, come in un film in bianco e nero dove i protagonisti di quella tela siamo noi abbracciati in un campo cinematografico lungo una vita intera.

Mudimbi – Michel (NuFabric Records)

Album eterogeneo che mescola in qualsivoglia modo piccole perle sonore intrecciate ad una musica parlata, al rap contaminato e in continua evoluzione che si perde nei vicoli di una strada affollata per ritrovarsi grazie ad un teletrasporto emozionale su di una spiaggia deserta in compagnia di una bibita lunga una giornata intera. Quello di Mudimbi è un disco diretto che non si perde in orpelli di genere, ma piuttosto gioca molto sull’uso della parola, sui doppi sensi, regalandoci un album compatto che affronta la quotidianità in modo quasi esemplare, fregandosene un po’ di quello che ci circonda, ma nel contempo dando un senso importante alla vita che circola attorno alle parole del nostro quasi fosse una palestra in continua evoluzione da dove poter attingere linfa vitale per nuove e riuscite canzoni-simbolo che caratterizzano l’intera produzione che abbiamo tra le mani. Si parte con Scimmia e via via si raggiungono pezzi esilaranti e riflessivi, passando per Giostre, Donne, la stessa Schifo per un finale lasciato a Tutto, che ingloba quasi un pensiero per una musica che incorpora un disco composito e strutturato a dovere capace di donare freschezza notevole ad un panorama indie italiano abbastanza uniforme.

Vostok – La geometria delle abitudini (Nonomori)

Suoni eleganti che si perdono nella solitudine delle stanze abbandonate allo scorrere dei giorni dove poesie d’amore si intrecciano ad un suono prettamente acustico che solo nel finale si apre a considerazioni ritmate che danno senso e acquisiscono profondità, consegnando una proposta di classe neo folk mai conclamata, ma piuttosto un’evoluzione di intenti che ben si sposa e ben trova la propria dimensione nel cambiamento e soprattutto nell’introspezione coltivata ad arte e resa in qualche modo tangibile dal calare della sera che tutto ammanta e tutto rende più reale e più vero. I pugliesi Vostok a quattro anni di distanza da un’altra piccola perla: Lo spazio dell’assenza, ci regalano un album che segue il filone passato perpetuando il senso di solitudine e donando agli ascoltatori anfratti sonori di rara bellezza che si perdono e si ritrovano cercando una verità di fondo che in fin dei conti risiede dentro di noi e ci scruta da lontano come viaggiatori erranti in cerca di un po’ d’amore.

Vitrone – Nel Momento (G Records)

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Il secondo disco di Vitrone è il disco del viaggio, il disco del movimento, dell’essere ossessionati e quasi obbligati a fare la valigia e partire, incontrando gente, ammirando luoghi e città lontane, respirando aria sempre diversa, in costante divenire, accesa, rimirante e contorta, nelle poesie monocromatiche di un salto nel vuoto, prendendo spunto da un suono che accoglie la musica degli anni ’80, ma contemporaneamente la destruttura, attraverso macchine e impiantistica, attraverso il suono filtrato dei La Crus e le poesie urbane che lasciano il grigiore delle città alle spalle e si inerpicano lungo confini che possiamo percepire in testi che guardano alla personalità interna come fosse un modo per scardinare cliché e consuetudini, concetti che ben si legano alle parole che prendono forma già con l’iniziale Respira, per procedere con le riuscite Una ragazza di oggi o Il Pendolare per una storia che si conclude Nel momento a sottolineare l’importanza del concetto spazio-temporale a far da presenza costante in una produzione che trova un segno maturo e del tutto personale in un disco dal sapore di modernità.

Sergio Beercock – Wollow (800A Records/Audioglobe/Believe Digital)

album Wollow - Sergio Beercock

Paesaggi minimali in spruzzate folk che creano in dissolvenza ventate d’aria calda che accarezzano l’ascoltatore e si immolano nel ricreare spazi aperti e condivisi, ma pur sempre introspettivi, immagazzinati in una Terra d’Albione ricca di riferimenti e contestualizzata proprio nelle poesie leggere di Sergio Beercock, cantautore italo-inglese che per l’occasione ci regala un primo album fatto di acquerelli a completare sogni e speranze, tra un Tim Bucley e un Nick Drake, tra movenze che si integrano e si concentrano per poi alternare i colori della psichedelia con un qualcosa di interiore, intimo, legato al ricordo, alla dissoluzione di esso. C’è tanta sostanza in questa prima prova e soprattutto c’è il desiderio condiviso di ammirare questo artista poliedrico nell’avvicendamento con una forma canzone che è la massima esemplificazione di concetti che sfiorano la poesia e attraverso essa vivono di vita propria, quasi fosse una luce lontana, un concetto, una parola per lasciarsi andare ancora rapiti dal viaggio del momento.

Starship 9 – Stelvio (Cinevox Record)

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Ep di quattro tracce altamente differenziate capaci di concentrare pensieri musicali innevati a raccontare di una una musica dispersa sotto una valanga sonora che trova proprio il punto di fondo, le proprie radici all’interno della canzone d’autore degli anni ’60 per rimescolare poi le carte in gioco in un incedere futurista di suoni elettronici che convoglia e si sofferma a rimirare il futuro con occhio attento all’evoluzione strumentale del tutto, tra canzoni in inglese, incursioni vocali alla Mina ed evoluzioni ben pensate per dare un senso maggiore ad una proposta di per sé variegata, da Home Again passando per la bellissima title track, proseguendo con Cinema Roma aperta all’improvvisazione lasciata al tempo, per finire con il remix di Home Again fatta con l’aiuto del vocoder. Un disco pieno di rimandi ad una musica che non c’è più, un album che si lega indissolubilmente al passato capace comunque di osservare attentamente le tracce davanti al nostro cammino.

Giovanni Cinque – Hobo (Autoproduzione)

album Hobo - Giovanni Cinque

Disco di un romanticismo ormai disperso che trasforma in poesia un suono decadente, minimal cantautorale che abbraccia la canzone di un tempo perduto e si sofferma nel ricreare piccoli quadri esperienziali che proteggono il futuro che verrà, ricordando per certi versi uno scavatore dell’anima, uno che viene a patti con se stesso e oltrepassa il confine della mediocrità per regalarci un prezioso primo album autoprodotto che si sofferma nel raccontare il mutare delle stagioni attraverso un viaggio introspettivo che possiamo chiamare tranquillamente amore, un viaggio fatto di profondità vocale e di importanza dei testi lucidati a dovere che presenziano e si fanno largo per caratura e pesantezza, quasi fossero diamanti in bilico tra un pop sopraffino e la musica d’autore degli anni ’70 e se proprio vogliamo dirla tutta il nostro Giovanni Cinque ha intascato una prova che stupisce per coerenza e bellezza, quasi fosse un qualcosa da preservare, oltre il tempo che verrà.

-LIBRI- Andrea Indiano – Hollywood Noir (Vololibero Edizioni)


Titolo:
 Hollywood Noir/Misteri tra le stelle

Autori: Andrea Indiano

Casa Editrice: Vololibero Edizioni

Caratteristiche: brossura, pag.192

Prezzo: 15 €

ISBN: 9788897637721

Quando i misteri si infittiscono ecco arrivare la penna di Andrea Indiano ad incidere su carta racconti di un’altra epoca, racconti però non troppo lontani dalla moltitudine di modernità che in qualche modo ci obbliga, anche se involontariamente, a far parte di una situazione costruita ad arte dove luci e ombre di narrazioni veramente accadute lasciano al lettore una propria interpretazione in grado di portare alla costruzione di una visione d’insieme che lega ricordi indelebili a sorprendenti novità: far luce nel buio quindi, cercare di dare un senso a ciò che senso forse non ha.

In Hollywood Noir sono raccolti dieci gialli, dieci misteri che hanno coinvolto le stelle del cinema e non solo e il loro mondo quotidiano, racconti che escono in punta di piedi dando una spiegazione alquanto precisa e puntuale nella loro esaustività trattata e che via via si aprono a questioni, a domande che ancora oggi non trovano risposta certa, ma sguazzano nel mare di ipotesi legato al senso profondo di un saggio che non ha il sapore di un’inchiesta biografica, sia chiaro, ma piuttosto incolla il lettore nella multiformità aperta costantemente a singole comprensioni.

Dalla pallottola diretta a Chaplin fino a Whitney Houston e alla tragicità impressa nel rapporto con la figlia Kristina passando per il suicidio ne Il mago di Oz e tra gli altri ricordando la sfortunata vicenda dei Lee dal sapore di maledizione, il libro di Andrea Indiano, edito dalla Vololibero ci fa rivivere in modo sorprendente, utilizzando un linguaggio comprensibile e appassionante, il lato oscuro di una Hollywood colorata da troppe ombre e che in qualche modo nasconde, ancora oggi, domande a cui non siamo in grado di rispondere; una città che alimenta invece, in modo esplicito, i miraggi di gloria dei giovani di ieri, di oggi e di domani, tante volte, troppe volte all’interno di quel labirinto esterno fatto di zucchero e miele che una volta compreso è capace di trasformare i sogni in incubi di gloria dal finale purtroppo incerto.

Per info e per acquistare il libro:

http://www.vololiberoedizioni.it/hollywood-noir/

Oppure qui: