Uvi! – Uvi! (Autoproduzione)

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Dialetto musicale contaminato da suoni rock per spazi aperti al calore di una manciata di sabbia che scivola tra le nostre mani, raccontando di un sapore, di un’epoca che vive attorno a noi e con concentrazione sempre importante viene descritta dai nostri Uvi! band di Reggio Calabria aperta al mondo dell’eterogeneità e dello scambio in divenire, costruendo forme e assicurando ampiezza di musicalità per un progetto che sfocia in questo piccolo EP di tre canzoni capaci di penetrare con testi in reggino le forme e le strutture moderne per riportarci in poco tempo ad un vivere moderno che ha il sapore dei sogni infranti e che ricerca contestualmente un proprio punto d’approdo per soddisfazioni future e attimi di energia raccolta pronta a sfociare in uno stupore condiviso che sa di terra bruciata, ma anche di germogli pronti a rinascere.

Rhumor Nero – Eredi (IRMA Records)

E’ il suono del petrolio in liquefazione è il suono martellante e costante che riempie la testa di visioni in dissolvenza e bellezza che scompare lasciando il posto ad una quotidianità che divora e incasellando pezzi di solitudine che ci appartiene e ci indossa come un abito fatto a pennello per le grandi occasioni, un abito cucito ad arte per l’occasione del momento che rispecchia i nostri sensi, le nostre scelte, i nostri paradigmi, inoltrando una forza rock spruzzata da una vena alternative che rende la proposta originale e pregna di quei significati che consolidano la bellezza di queste canzoni che riescono ad auto sorreggersi e riescono ad immedesimare l’ascoltatore in un mondo che in qualche modo appartiene a tutti noi. Un disco deciso che non ha bisogno di molte spiegazioni, anzi le spiegazioni si possono trovare all’interno dei testi delle canzoni, da Un miliardo di anni fino a Sotto le stelle, passando per quella fortunata Schiavi moderni vincitrice di premi e di tante soddisfazioni, a ribadire sempre e comunque un concetto di fondo che risiede nella parte più oscura di noi e ripetutamente non ci lascia andare, ma si fa portatore di lotta costante e sincera.

Il silenzio delle vergini – Colonne sonore per cyborg senza voce (Resisto)

Eterogeneo miscuglio musicale che incasella il tempo perduto in attimi distorti di solitudine post atomica in grado di delineare paradigmi pensanti e bisogno di accomunare spazi di realtà con ciò che che proviamo ogni giorno in una tranquillità soffocante che si fa speranzosa rinascita, si fa attenzione per creare un flusso continuo di pezzi senza titolo tranne che per il singolo Non ho, prestando attenzione particolare nel ricavare essenza dal metallo e dalla finzione. Nell’era informatica e materiale i nostri confezionano un disco apprezzabile per discernimento e capacità di dare un senso maggiore al rapporto uomo-macchina, sottolineandone limiti e proponendo una visione di mondo in distruzione ed esigente di ritrovare un sottile velo di speranza laddove la speranza sembra essere morta da un po’ in una poliedricità di fondo che fa scuola per approccio di situazioni create e in grado di ricavarsi un posto d’onore nelle produzioni di genere.