-FUMETTO- Oscar Noble – Un futuro ipotetico (BeccoGiallo)

Un futuro ipotetico: il volto umano della crisi spagnola - futuroipotetico0Titolo: Un futuro ipotetico

Autore: Oscar Noble

Casa Editrice: Becco Giallo

Caratteristiche: brossura, 17 x 24 cm, 160 pg

Prezzo: 16,50 €

ISBN: 9788899016555

Storie di tutti i giorni in tempi di crisi dove l’incedere quotidiano prende il sopravvento davanti a quel qualcosa che non riusciamo a controllare, davanti ad un tutto troppo pressante e quasi opprimente, davanti al caso ecco le persone, quelle che lottano e si riorganizzano, prendono tempo quando il tempo non esiste più e grazie ad una capacità intrinseca e innata lottano per restare attaccate ad una società fatta su misura per i più forti, questo in tempi di crisi, questo anche quando la crisi non c’è.

Esistono dei sottili legami in questa importante opera d’esordio del fumettista Oscar Noble, dei legami notevoli sotto più piani e ambiti, dal punto di vista personale e soggettivo questo fumetto ingloba attimi di vita vissuta e rivoluzionata in nome di un bisogno quotidiano e di sussistenza dall’altra fatti che investono un’oggettività di fondo che vede comunque per protagonista lo stesso autore alle prese con la forte crisi e recessione spagnola del post 2008, l’avvento dell’M15 e le consequenziali proteste degli Indignados fino alla fondazione di Podemos, partito ispiratore di ideali per una sinistra da rifondare e che farà scuola in ambito europeo dopo il fallimento del Partito socialista e operaio di Zapatero.

L’opera qui narrata affonda le proprie radici nel quotidiano di questa Europa, parla in prima persona, è una vicenda prima di tutto di coraggio, è un racconto che è e che si fa storia, possiamo quindi tranquillamente parlare di romanzo eroico 2.1, un racconto che fa da ispirazione ad un modello di società diversa e non più utopica, ma ancorata a fondamenta importanti e dignitose, un fumetto questo che vede un Oscar Noble alle prese con le peripezie di una vita in discesa, immedesimandosi prepotentemente con una politica troppo reale e vicina da essere considerata evanescente, un autore che cambierà spesso lavoro, mansioni umili pur di lavorare, fino a quel corso di fumetto che lo vedrà diventare successivamente uno dei protagonisti del progetto Xena – Centro Scambi e Dinamiche Interculturali per la casa editrice padovana BeccoGiallo, uno stage formativo che ha permesso al nostro di dare voce e vita alle proprie e altrui inquietudini proprio attraverso la realizzazione di questa storia che teniamo ora tra le mani.

Si respira la vita In un futuro ipotetico, si respira aria di cambiamento e di lotta che nessuno mai potrà fermare finché saremo noi i protagonisti di tutto questo, di tutto quello che ci circonda, riappropriandoci del perduto e dell’abbandonato e considerando concretamente l’ipotesi di uno sviluppo sostenibile e condiviso, uno sviluppo che rinasce dalle ceneri, quella stessa cenere che si identifica propriamente in un capitalismo che ha segnato negativamente e indelebilmente la fine di un’epoca.

Per info e per acquistare il fumetto:

http://www.beccogiallo.org/shop/175-un-futuro-ipotetico.html

Big Bang Muff – Crash Test (Autoproduzione)

Suoni corrosivi, imponenti  e che incalzano a dismisura in un’accecante sfida con il rumore gridato e talvolta misurato a dovere in costruzioni e parallelismi geometrici di forma cangiante e sostanziosa intrappolata per l’occasione e fatta esplodere in tutto il proprio splendore grazie ad una band, I Big bang muff, che assimila la lezione del rock degli anni ’70 per trasportarla ai giorni nostri e concentrarla nella ricerca sonore di gruppi come Verdena e FASK in testi allucinogeni e poco descrittivi, ma capaci di trovare connessioni desertiche con il vuoto che abbiamo dentro, da Vivo nell’ombra fino al finale di Crash Test i nostri passano di prepotenza a pezzi come Maschere, Non è cambiato niente, Stagioni, snocciolando grande capacità di stesura, ma anche capacità nell’animare in modo egregio un palco grazie alla dimensione distruttiva del tutto che ingloba per un disco che convince a dismisura e si lascia riascoltare senza problemi, un disco che segue le aspirazioni del gruppo e che in mezzo a tutto questo frastuono si garantisce un posto nelle produzioni di genere, ciò che stupisce però maggiormente è che i ragazzi sono solo in due.

Antonio Firmani – La galleria del vento (Libellula)

Acquarelli pop che illuminano la via in modo elegante e convincente assaporando l’istante e il momento da cartolina per polaroid indipendenti che portano con sé il sapore delle cose passate, il sapore delle cose migliori, in tinte pastello nordiche che irradiano calma e tranquillità nelle storie raccontate, nei bagliori vissuti, in attimi di introspezione sonora che vedono il cantautore napoletano Antonio Firmani, dopo l’ottima prova già recensita qui con i The 4th Rows, intascare un disco d’esordio solista molto più cantautorale del solito, a riempire la scena, a dare sostanza e nutrimento in pezzi che abbracciano un’internazionalità di fondo che accarezza il dream pop pur mantenendo una forte capacità narrativa, accogliendo il flusso positivo che convoglia ad arte e rende il quadro finale un concentrato di musica pop ricca di emozioni e suoni che si fa ascoltare, che scava leggera e ci trasporta nel vento e con il vento verso un mondo costruito attraverso la scatola aperta della nostra anima, dove la passione e i sentimenti sono alla base di una continua ricerca testuale che si fa arte in divenire in questa Galleria del vento.

Via Lattea – Questa terra (Autoproduzione)

Suoni che entrano di prepotenza nell’apatia del mondo per smuovere dalla sedia l’essere umano stanco e ricco di privazioni per un riprendersi degnamente un posto nel quotidiano in un affresco post apocalittico dove le sostanze sembrano ritornare al loro posto in un intreccio perturbante e carezzevole in grado di conquistare al primo ascolto attraverso un disco, quello dei Via Lattea, che dimostra una maturità assoluta nel creare composizioni che si affacciano in mondo insindacabile alla realtà, lo fanno con un rock impegnato dove i testi entrano e scavano in profondità, ricordando per certi versi le poesie del Fiumani migliore in un comparto musicale e una base ritmica che non ha nulla da invidiare a band come Joy Division, tanto per fare un parallelismo internazionale con il precedente toscano; un album egregio direi che spunta dal cappello della nostra esistenza ad un certo punto per fare capire che questa probabilmente può essere solo e soltanto la direzione dell’annientamento, lo si capisce subito fin dalle battute di E’ arrivato l’inferno, passando per pezzi simbolo come Questa terra, Marinaleda o L’età del muro, per convogliare nella riflessione finale di Non mi sono mai sentito così vivo a ribadire ancora una volta che forse solo di amore vive l’uomo e l’attesa per qualcosa di diverso si concretizzerà, un giorno, lontano.