-FUMETTO- Alice Milani/Silvia Rocchi – Tumulto (Eris Edizioni)

Titolo: Tumulto

Autore: Alice Milani/Silvia Rocchi

Casa Editrice: Eris Edizioni

Caratteristiche: brossura, 17 x 24, 168 pag. colori

Prezzo: 17,50 €

ISBN: 9788898644292

 

Solo noi conosciamo i significati della nostra vita e proprio attraverso il viaggio possiamo esorcizzare quello che ci portiamo dentro, i rapporti, le illusioni e la crescita, i sogni, tanti, nascosti dentro al cassetto della nostra mente e pronti ad esplodere come schegge impazzite al calare della sera, tra tramonti in vallate inospitali e la natura che converge fino al centro della città, il verde e il grigio spruzzato dal bianco, l’essenzialità acida e il tumulto che insorge come proiettile sull’acqua e ci fa respirare e battere il cuore, ci fa pensare, anche solo per un momento, che qualcosa di diverso è possibile o perlomeno meritevole di essere vissuto.

La coppia pisana Alice Milani e Silvia Rocchi, delinea a quattro mani, graficamente e attraverso dialoghi interiori, la storia di un viaggio verso la Drina, fiume della penisola balcanica che fa da confine naturale tra Bosnia-Erzegovina e Serbia, un viaggio a cavallo di una Virago, tra colline, montagne verdeggianti e aspre città post-belliche che hanno conosciuto e che conoscono la disillusione e in grado di far da sfondo all’avventura di queste due ragazze alla ricerca di un passato, il loro, seguendo territori che portano ancora le cicatrici e le ferite della guerra, enfatizzando arrivi e traguardi come veri e propri punti di partenza.

Il lasciarsi vivere, il rimescolare le carte in gioco e a far da sottofondo musicale  una colonna sonora punk, dove la ribellione si trasforma in libertà e dove i rancori della post adolescenza si intromettono per dare vita ad un’impresa che parte proprio dalla conoscenza del proprio essere, parte proprio da un lavoro in simbiosi che mescola illustrazioni spontanee e aggressive con leggere malinconie vintage, grazie ad un uso del colore veramente importante capace di fare da collante all’acquarello di fondo che lascia spazio vitale alle matite, al segno nervoso; Stanley Donwood degli esordi alle prese con il proprio Stand by me: memorabile ricerca del diventare adulti attraverso un tuffo a pieni polmoni nell’acqua della poesia illustrata, luogo di origine, luogo di vita.

Un fiume tra le rocce e la resistenza dei giovani rimasti nell’occupare ciò che resta della propria terra, una resistenza moderna, non bellicosa, una resistenza di spirito, espressa e coinvolgente che in parte si respira in questa nuova fatica targata Eris Edizioni, un rappresentare la vita attraverso i tumulti, i clamori  e abbandonando il chiasso di ogni giorno; due eroine solitarie alle prese con la propria via, quella stessa via che per altri è monotonia qui si trasforma in ballata punk emozionale da respirare e trattenere fino al prossimo viaggio da qui al primo punto fermo che forse chiameremo casa.

Per info e per acquistare il fumetto:

http://www.erisedizioni.org/tumulto.html

Oppure qui:

Felidae – Baby Someday (Anaphora Records)

Omer Lichtenstein ormai qui sulle pagine di Indiepercui lo conosciamo bene, questo poliedrico personaggio musicale, originario di Tel Aviv, ma residente a Berlino, ci ha deliziato, in passato, con il suo personalissimo modo di intendere la musica e ora con questa nuova impresa, Baby someday, il nostro interagisce maggiormente con il mondo che lo circonda, consegnando agli ascoltatori un album che si affaccia costantemente sulla new wave, anche se, soprattutto in questa prova, la psichedelia di fondo e la cura del suono vintage targato ’70, non manca di certo, anzi questo lavoro denota una ricerca di fondo che acquisisce colore e pian piano si apre a cambi di prospettiva e aperture culturali verso l’oriente, un disco che già con la splendida traccia iniziale, Barbaria, mostra le proprie potenzialità, proseguendo il proprio percorso nell’infinita ricerca personalissima di un punto d’approdo alternative e multi-kulti, privo di barriere ideologiche e musicali, aperto ad ogni forma di sperimentazione e contaminazione dove appunto le innovazioni sonore sono all’ordine del giorno e dove le divagazioni tra passato e presente trovano qui espresso il concetto di apertura mentale, che travalica qualsiasi forma di pensiero concreto.

Brilla – Brilla (Autoproduzione)

Pensieri, legami e mancanza d’aria che si respira con fagocitante attesa per un cantautore che vive grazie ai rapporti, alla quotidianità, aspettando di essere parte preziosa del proprio cammino, una chitarra e una grancassa ad accompagnarlo nei live, un disco invece più raffinato e finemente elaborato questo, in grado di proiettare il nostro in una costruzione di un proprio stato mentale, tra gli intrecci dell’amore e l’opportunità da cogliere nel riuscire a far propri gli insegnamenti del tempo, sostanza quindi, ma anche amore per le cose più semplici e cristalline, quelle che ci fanno stare insieme, quelle che ci fanno abbracciare quando il mondo sembra caderci addosso, non a caso il nostro ama Battisti, l’immediatezza fatta canzone e gli spiragli pop di aperture da ascoltare, un cantautore che ci insegna a fermarci, a pensare, a guardarci attorno sorprendendoci, tra le avventure di Agapornis fino a 25 Aprile, passando a quella Il Surgelatore cantata con Verano, Anna Viganò, per un disco prodotto e arrangiato da Giuliano Dottori e mixato da Antonio Cooper Cupertino, un album pieno di vita e di rapporti, pieno di essenze da respirare e da lasciarsi vivere.

Elisa Rossi – Eco (IndieSoundsBetter)

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Melodie strutturate in elettronica diffusa che si apre, si stende e si contorce e silenziosa sussurra l’abbandono, il momento, l’attimo fuggevole e la carezza prima del sogno, lo scavare dentro a noi stessi che in un attimo si affievolisce e nel contempo acquisisce vigore e penetra piano fino a ricoprire di pensieri abbandonati le nostre verità, grazie ad una voce elegante e dinamica, una voce che meraviglia e consola, un entrare dentro per consegnarci una sostanza materica e silenziosa, in conflitto, una materia che si consuma tra i pezzi proposti, quando mai un intro fu più sincero di Niente è per sempre? Accompagnato da grandezze sonore percepibili in I giganti fino al finale lasciato a Metallo e alla title track; tra nuvole di fumo e cammini sempre nuovi la nostra Elisa Rossi, dopo Viola Selise del 2010 e il Dubbio del 2013  ci regala una prova non conclamata, ma in grado di portare al proprio fianco uno stile personale, soggettivo e di indiscutibile bellezza, alla ricerca di quel qualcosa che risiede dentro di noi e non ha ancora trovato un nome.

Vox Kernel – Vox Kernel (Autoproduzione)

In questo lungo EP di Vox Kernel ci sono le emozioni e il mutare delle stagioni, i colori degli alberi che cambiano vita e il legame indiscusso con generi che fusi assieme ricreano fraseggi inclassificabili, istintivi e certamente in grado di osare invertendo rotte sicure per affacciarsi sul desiderio convinto di poter dare forma e sostanza ad un pensiero, ad uno stato mentale, ad un sussurro che in un attimo può trasformarsi in tempesta, tra pezzi che raccontano di piccole cose spezzate, di film da guardare al pomeriggio in un Natale da dimenticare, di ostinazioni di gioventù e di poesie che squarciano l’aria e penetrano in fondo, penetrano fino a farti sentire la fame d’aria e la paura del vuoto, tra rumori fisici e classificabili e tutto un mondo intorno che chiede di essere compreso tra fotografie spezzate e sostanza noise che si interseca con il pop emozionale per un indie rock oltreoceanico sicuramente originale e convincente, un album maturo e stratiforme, strutturato a dovere e capace, nella sua poca immediatezza, di assicurare ascolti continui.

Davide Peron – Imbastir Parole (ProtocolloZero)

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Davide Peron, circondato dai monti che lo abbracciano, crea un disco che ha il sapore delle cose genuine, dei cammini impervi e della sostanza complementare che possiamo assaporare nell’attimo fuggevole, nel nostro incedere quotidiano, nella ricerca di una sostanziale rivincita nei confronti di un mondo troppo vasto e troppo difficile da comprendere, un album che porta con sé le caratteristiche di una forma canzone impegnata e sbattuta nella realtà, tra il rurale e le piccole cose della vita, quelle che fanno bene, quelle da cui non potremmo mai separarci e in tutta questa semplicità scoprire una forma canzone chiara e limpida dove gli arrangiamenti, le incursioni e le meraviglie sonore che si snocciolano pian piano lungo l’ascolto di queste dodici tracce, fanno da legame con la terra, con i nostri vissuti, completando un percorso integrandolo.

Ecco appunto la scelta di inserire alcuni pezzi appartenenti ad album come Aria buona e Fin qui: per creare continuità e questo disco è la prosecuzione naturale di un percorso che si apre con la bellissima Fortuna al fianco, prosegue con pezzi come Terramata per raggiungere il suo apice con il singolo di denuncia La pallottola; il tutto affacciandosi ad un album vero, che ha il sapore delle cose migliori, del tempo che passa e di qualche vecchio alla porta che scorge da lontano il mutare silenzioso delle stagioni.