Tunguska – A glorious mess (Promorama/Audioglobe)

Claustrofobici labirinti mentali si posizionano al centro della foresta e scavano sotto le foglie, sotto il terreno alla ricerca di muri di suono da infrangere grazie ad impianti chitarristici che si dimenano creando intersezioni , strutture molecolari, ben udibili, aggrappate al filo del nostro mondo, un mondo risputato nella nebbia da dove tutto è venuto, un mondo intriso di significati, capace di mantenere disequilibri in continua evoluzione e confronti apparenti con la società ormai indistinguibile.

I Tunguska entrano di prepotenza in un concentrato di visioni sotterranee, lo fanno in maniera diretta senza fronzoli, grazie ad uno shoegaze che incontra le emozionalità degli anni ’80 per un duo che dopo un anno di lavoro riesce a scoprire la luce tra le lacrime della pioggia, in molecole proporzionali soltanto alla loro grandezza, per un disco che raccoglie l’enorme eredità del passato, la trasforma, la eviscera e ancora disubbidiente e insoddisfatta viene appesa al chiodo della ragione nel muro della nostra anima.

Ascoltare A glorious mess è far parte di un tutto incontrollato, stupefacente e magnifico, restarne senza sarebbe una privazione.

Please Diana – Esodo (Phonarchia Dischi)

C’è l’elemento naturale nel nuovo disco dei Please Diana, il correre avvolti dal vento nel prato lontano da casa, quel prato che ricorda in qualche modo l’infanzia, gli anni andati e forse sepolti, quel prato che è calore nel nostro vivere e carezza prima di addormentarsi, tra la notte e il giorno, il brusco risveglio e l’inizio della strada da fare, attraverso i labirinti della nostra mente, delle parole che sono gesti, che diventano elementi in grado di dipingere porzioni della nostra anima attraverso l’uso di disegni mentali ricreati per l’occasione nell’intento di convincere e di farsi largo utilizzando una poetica asciutta, introspettiva sì, ma non troppo tra i Marlene Kuntz e qualcosa che sa di Brit pop degli anni ’90, una fuga ideale per consegnare all’ascoltatore una prova dal forte fascino che si muove e si destreggia con efficaci trovate, dal Percorso iniziale fino a Felina per inglobare riuscitissimi pezzi come Pandora, Settembre o Eroi per far quadrare il cerchio ricreando, anche solo per un momento, l’effetto della brezza mattutina nel pieno dell’Autunno, con la consapevolezza che le soddisfazioni in vista, saranno ancora tante.

Martino Adriani – Agrodolce/Racconti d’amore fra fegato e cuore (Autoproduzione)

Presentarsi alla persona che si ama con un bouquet di cipolle penso non sia un’idea geniale, se proprio non ti chiami Martino Adriani, cantautore campano che fa dell’irriverenza la propria arma di sfogo e tra rime improbabili e futuri non troppo rosei il nostro snocciola in modo naturale nove canzoni che sono l’emblema sarcastico del nostro vivere quotidiano, nove tracce che studiano la società, la osservano riuscendo a concentrare i vissuti in pezzi dal forte risalto poetico, senza chiedersi troppo, ma nel contempo senza esagerare, grazie ad un utilizzo di parole ben calibrate che portano l’ascoltatore a creare punti di intesa con la poetica squinternata del nostro, un cantautore senza peli sulla lingua, capace di mescolare cabaret a musica d’autore appunto, in bilico tra il Gaber migliore e un Jannacci al vetriolo, Martino Adriani sfodera una capacità di far sorridere da primo della classe, tra appuntamenti, partite domenicali e donne sognate il nostro ci trasporta all’interno del suo strampalato mondo che a dire il vero è anche un po’ il nostro.