Unità di produzione – Monolite (Autoproduzione)

Monolite è uno stendardo di colori nel buio, un tesseratto oltre la quarta dimensione che ingloba trame chitarristiche e arpeggi che esplodono in coscienziose bombe innescate a ricoprire di terra tutto il mondo intorno, a richiedere ancora una volta, nell’esigenza del momento, un gotico confronto con il paesaggio circostante grazie a geometrie esistenziali che si estendono lungo quattro tracce per un Ep che abbraccia la lezione compressa degli anni ’90, dai Marlene Kuntz ai CSI passando per Diaframma e arrivando ai giorni nostri con Verdena su tutti a sedimentare testi criptici e introspettivi in un’ermeticità di fondo che esprime, grazie ad un cantato in secondo piano, poco presente e volutamente poco incisivo, un’esigenza primaria nel raccontare attimi di luce onirica oltre il buio che corrode e rimanda proprio a quegli inizi, da dove tutto è partito, dove il rock nella sua forma più viscerale, ha trovato la necessità di aggrapparsi ad ogni forma di vita.

Pipers – Alternaif (BulbArt)

Melodie stupende intrise di significati, dirette ed essenziali che estendono la malinconia lungo la giornata, ma lo fanno con gusto, quel gusto tipico di un songwriting d’ingegno capace di penetrare e lasciare il segno grazie a pezzi favola che trovo impossibile non possano piacere, sembrano quasi studiati apposta per riempirci le giornate autunnali di tante nuvole in divenire, di tante nuvole sovrapposte al nostro stato d’animo sempre più alla ricerca di un posto diverso in cui stare, una delicatezza di fondo di ampio respiro tra un folk incastonato tra due oceani, il cuore che si apre a musiche lontane, barche che seguono le correnti, ricordando per certi versi quella Landslade dei compianti Pumpkins e tutte le loro produzioni più acustiche e intime, quella lingua di terra che cade e si protende verso l’acqua a ricordare che i sentimenti vincono su tutto, in un vortice  di acustiche trame che incrociano un cantato emotivo pronto a condurci da Empty-handed fino a Caress my mind in pezzi che hanno tutti un loro linguaggio, un loro approccio, una loro comunicazione; i Pipers centrano appieno l’intento di dare un volto ai significati nascosti della nostra anima e ci riescono con la consapevolezza di riuscire a creare architetture emozionali dentro alla nostra mente.

The Rambo – The Stabbing (Il Verso del Cinghiale Records/Villa Inferno/Wallace Records/Cloudhead Records)

Duo senza peli sulla lingua, sporco quanto basta per entrare prepotentemente nel mondo del noise grazie ad una mistura esplosiva di suoni laceranti, taglienti, distorti e tanto grezzi da sembrare alla ricerca spasmodica di un’uscita in una casa buia e abbandonata, una casa che però, uscite non ha.

Canzoni dall’oltretomba che innescano la volontà di sperimentare la colonna sonora perfetta per un b-movie di classe, un disco che mescola diversi stili e diversi generi, contro le barbarie del tempo, in un sodalizio che vede i due ancora insieme dal 2012, dopo alcuni cambiamenti di percorso, un due che viene dalla foresta, un duo che appunto non ha paura di venire a patti con la propria coscienza, anzi la coscienza diventa strumento stesso per scavare nella propria anima  alla ricerca di incubi senza fine e volontà da raggiungere in esecuzioni al cardiopalma, da Like a Knife, bel manifesto d’apertura, fino a Overdose, passando per pezzi come Trauma e Tombstone blood che caratterizzano al meglio la proposta in ascolto.

Un disco stratificato ed energico per i The Rambo, capace di  entrare dove altri non riusciranno mai.