-FUMETTO- Stefano Alghisi – Il porto delle anime (MalEdizioni)

 

Titolo: Il porto delle anime

Autori: Stefano Alghisi

Casa Editrice: MalEdizioni

Caratteristiche: brossura, 21 x 29, 56 pag.

Prezzo: 14,00

ISBN: 9788897483113

 

Rivoluzionare gli anfratti della nostra coscienza è sempre un’opera alquanto difficile da comprendere, attuare e completare, soprattutto quando tutto ciò che è presente non da la possibilità di fare un tuffo pindarico in ciò che è stato, prendere il tempo vissuto e in qualche modo ricrearlo in una modalità alquanto arcaica e rumorosa, in nome di una ricerca viscerale del nostro modo di essere, della parte estrema, dalla parte di chi la musica la consuma in un gioco suadente, misterioso e rapace, in un’estasi terribile senza punti di luce o vie di fuga.

Agli inizi degli anni ’80 c’erano dei gruppi in circolazione che sporcavano il punk and roll dei Clash con maleodoranti riff blues capaci di creare uno spettacolo dentro allo spettacolo, soprattutto in chiave live, dove l’abuso del vivere era materia per seminare spore di racconti che affondavano le proprie radici direttamente nei bisogni primordiali e oscuri, nell’esigenza di dimostrarsi estremi su di un palco come nella vita stessa; tra i gruppi presenti in questo ruvidissimo racconto ci sono proprio loro, quelli che la musica, in quegli anni, l’hanno digerita e sputata: i Cramps, i Gun Club, i Birthday Party e in disparte l’anacronistica figura misteriosa di Sigfrido Mantovani, suonatore ambulante del nord Italia dei primi ‘900, il cosiddetto “torototella”, inventore di uno strumento monocorde chiamato da lui stesso “radio trasportabile”.

Cosa c’entra allora, direte voi, il nostro Mantovani con capisaldi del punk rock mondiale di sempre?La linea di demarcazione è talmente sottile che solo attraverso la lente di questo fumetto, scritto e disegnato da Stefano Alghisi, riusciamo a cogliere le sfumature underground di un racconto per immagini che ingloba pensieri, carne, maledizioni e sconforto, in un vortice che non incrocia le vite dei musicisti presi in esame, ma piuttosto ne traccia sommariamente un identikit per dare al lettore la possibilità di scavare all’interno della propria pancia e perdersi dentro a chiaro scuri di effetto marcato, in nome di ciò che fu, quasi a condurci per mano dentro a quell’epoca, dove il racconto non segue nessun filo preciso e il brain storming di nere poesie colpisce allo stomaco  e non lascia scampo.

Un fumetto che sembra quasi un monumento dipinto in nome degli anni passati, tra Lux Interior e Poison Ivy, Jeffrey Lee Pierce e gli esordi oscuri di Nick Cave, un racconto dove l’originalità è di casa grazie anche alle scelte stilistiche di Stefano Alghisi che si concede ad un amarcord punk dalle tinte pulp in grado di lasciare il segno.

Per info e per acquistare il fumetto:

https://www.maledizioni.eu/IT/pages/detail/id/3/Catalogo.html

Oppure:

MusicaManovella – Chiedi all’orizzonte (iCompany)

Ballare riflettendo o riflettere ballando, questo è il motto dei MusicaManovella che con la loro nuova prova continuano il percorso di esternazione quasi magica e dal grande senso di appeal che consente all’ascoltatore di entrare in un mondo fatto di impalcature stabili e valori universali capaci di scardinare ogni qualsivoglia forma di inutilità quotidiana per arricchire la nostra testa di costrutti sedimentati da tempo e che hanno solo il quieto bisogno di uscire allo scoperto per farci assaporare ancora l’aria di novità, l’aria sbarazzina che caratterizza questo tipo di produzioni, inglobando diversi stili, ma consentendo al pop di fare la propria entrata di scena per liriche che difficilmente passano inosservate e danno la possibilità di far parte di qualcosa di grande e universalmente condiviso.

Sono dieci pezzi, per un un album che alterna momenti frenetici ad altri più quieti, inseguendo l’onda del movimento, inseguendo quella parte di noi che vuole gridare al mondo la propria diversità e nel contempo il proprio senso di appartenenza, portando a conoscenza racconti di vita che altrimenti rimarrebbero rinchiusi nel cassetto della memoria e che invece per l’occasione si fanno pagine reali di questo esistere.

Carlo Martinelli – Caratteri Mobili (AREA51 Records)

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Canzoni da solitudine post spiaggia, che accarezzano il molo dopo il tramonto e raccolgono le stelle che cadono dal cielo, magari con una rete da pescatore, magari con la forza di volontà di chi non ha nulla da perdere e si concede a sbilenche poesie musicali prettamente acustiche che scalzano il cielo plumbeo mattutino e con inflessione solare, lasciano al nuovo giorno, un nuovo spazio di vista oltre l’orizzonte.

Carlo Martinelli ci regala cinque canzoni estrapolate da un arco di tempo che copre la bellezza di dieci anni, canzoni d’amore con tocchi di classe lo-fi per un ep che racconta le vicissitudini del cuore in modo del tutto inusuale, trasparente e cristallino; avvenimenti interiori e introspettivi, pronti a rinascere sotto una nuova luce.

Abbandonati per un momento i grandi Luminal, il nostro, attraverso le peripezie dell’anima e con buoni compagni d’avventura come Jenny Burnazzi al violoncello, Cristiano De Fabritiis alla batteria e Milo Scaglioni al basso, registra un disco che ha il sapore della fine dell’estate e di quella risacca mattutina che trasforma il frangente creato in qualcosa di nuovo e perpetuo.

Collettivo Ginsberg – Tropico (L’amor mio non muore/IRMA)

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Danze tropicali che amalgamano vissuti e si stagliano fino in profondità, dentro alle nostre vene, per farci ballare contaminati dal suono poliedrico di questa band capace nel confezionare una prova multisfaccettata ad alto tasso emotivo, che non risparmia nulla, anzi si dona prepotentemente nel fondere assieme diversi generi, diverse culture di terra e di mare in un cerchio caleidoscopico che grida la sua presenza e ci fa entrare al proprio interno.

La band romagnola, dopo tre anni di silenzio, ritorna con un disco che un solo ascolto non basta per capirne i livelli di scrittura, un disco si per ballare, ma un disco allo stesso tempo stratificato, che unisce la lezione del funk con il mambo voodoo, passando per una musica più tradizionale e mediterranea fino a conglobare samba spruzzata di nero; un mix emozionale che conquista sin dalle prime battute e ci dona la possibilità di fare nostra l’occasione di una vita, un giro completo attorno al mondo percependone il profumo e soprattutto i colori.

Un albume emozionante, composto da dieci tracce ritmate, da Con due monete fino a Danza Macabra, testi cut-up che racchiudono il mistero nello scoprire una band che fa della mescolanza cromatica il proprio punto di forza; tra Battisti, Jannacci e Dalla, un disco registrato in analogico che con piglio anacronistico ci infoderà la forza per ballare ancora.