LOSBURLA – “Stupefacente!” (INRI/Ala Bianca)

Il ritorno di LOSBURLA è uno schiaffo al passato, è uno schiaffo verista che racchiude una compressione immediata, sporca, che non lascia spazio alle velleità e alle inutilità, ma si concentra con rinnovata forza nel creare una costante sovrapposizione di vita reale e viscerale, dove il cantato acquista vigore in primo piano, abbandonando i registri del primo disco per compiere un salto quasi nel vuoto, fino a cogliere le profondità più nascoste del genere umano.

Questo è un disco senza peli sulla lingua, è un disco difficile, ma dal forte carattere contenutistico, una prova che raccoglie le difficoltà dei nostri tempi, per poi spararle a raffica, una dopo l’altra, in pezzi come Le promesse, Il tuo cane veste Prada, Tutti uguali e I cittadini sono liberi, a rimarcare con forza quel senso di vera appartenenza al nostro essere più profondo, al nostro essere vita oltre ogni forma di consuetudine.

Roberto Sburlati confeziona con Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi e Davide Paolini un disco che trasforma l’amarezza in reazione, abbandonando il rimpianto e concentrando il grande desiderio di apparire, in un qualcosa di più dimesso, quasi leggero, dove la leggerezza è materia di gran pregio costruita per esaltare l’anima delle canzoni stesse.

Riforma – Ciao Carissimo (Autoproduzione)

L’esperienza che si fa fisicità per un disco d’esordio dall’altissimo peso emozionale che con forte capacità critica si espande verso orizzonti sedimentati nel tempo e si intromette di prepotenza per lasciare spazio ad un rock di matrice britannica intessuto a trame di new wave anni ’80 per una prova iniziale che ha il sapore della polvere e delle atmosfere in divenire, le atmosfere che si espandono lasciando a chi ascolta un’immedesimazione fuori controllo, il bisogno essenziale di essere se stessi, che poi tanto così non è, alla ricerca di un approccio immediato in una società che di immediato non ha proprio nulla e poi i sentimenti, quelli veri, che qui si spogliano di ogni struttura per denudarsi in un’introspezione che è quasi sussurro amichevole, alla scoperta di tracce che fanno da apripista a lavori futuri, un album che già dalla title track dimostra le potenzialità della band come attraverso gli esistenzialismi di Esserci o la scoperta di La tua metà fino a quella Io mi chiedo che è emblema di un lasciarsi senza capirne il perché.

Un disco intimo rock, dai toni cupi e misteriosi, i neuroni che si nutrono dello stesso sangue di vita che accarezza la sera, dopo la tempesta.