-FUMETTO- Marina Girardi/Rocco Lombardi – L’Argine (BeccoGiallo)

 

Titolo: L’Argine

Autori: Marina Girardi/Rocco Lombardi

Casa Editrice: BeccoGiallo

Caratteristiche: brossura, 136 pp colore

Prezzo: 15,00 €

ISBN: 9788899016302

 

La bassa ravennate e Cotignola a far da sfondo, intersecata dal fiume Senio a ricordare le vicende, a rimembrare il passato come fosse un cartolina sfocata dal tempo, di primi piani malcelati e sofferenza che si respira, quella sofferenza che può trasformarsi in speranza nel ricordo, in continua ricerca di un istinto che ci fa correre lontani con la memoria a riscoprire il senso profondo delle nostre storie, della nostra resistenza, prima di tutto personale e vissuta, prima di tutto compresa grazie a salti temporali e narrativi di un nonno che racconta al nipote, dei salti di tempo proiettati come oggi in una realtà così lontana, a riscavare le vicende di quando il popolo oppresso chiedeva riscatto, nelle peregrinazioni di ogni giorno e nella sostanza da ricercare, che si tramutava in pura capacità di sopravvivenza oltre ogni speranza; un nonno a colori che racconta, ad un bambino, moderno nella sua attualità, i sentimenti che lo legavano alla terra, l’essere giovani quando non esisteva la gioventù per come la conosciamo, giovani aspri e forti e un segreto da custodire, un segreto ed un peso inimmaginabile oggi, nell’era delle relazioni facili, un segreto che racchiude nel suo significato più intrinseco la parola salvezza.

Frazchi è un bambino, di quei bambini dalla pelle dura, forgiati dalla pioggia e dal sole, un bambino che deve portare ad ingravidare la capretta di famiglia, nel periodo peggiore della seconda guerra mondiale, deve farlo a piedi, deve camminare tanto, deve incontrare molte persone, molti volti dagli occhi bassi, poco sorridenti, ma accoglienti, di un’accoglienza disarmante, un’accoglienza che si immola in una condivisione di bellezza quasi claustrofobica e soffocante, lo percepisci dai disegni, dalla morbidezza alternata alle linee dure e sfuggevoli, una condivisione che ai giorni nostri può solo insegnare: l’orrore della guerra nella quotidianità, gli aerei in cielo e una comunità che abbraccia la vita.

E’ un racconto forte questo, di Marina Girardi e Rocco Lombardi, edito dalla sempre coraggiosa ed essenziale BeccoGiallo, leggerle ora queste vicende, in questo modo, dà un senso alla naturalità del momento, rivalutando la parola eroe, contro il predominio nazi fascista, contro una guerra vissuta in prima persona, un’essenziale ricerca del giusto, nei pensieri di un bambino, a rincorrere il susseguirsi degli eventi, dentro ad una scatola rumorosa che si chiama conflitto e tra tutte le macerie, la creazione di un qualcosa di fantastico, così semplice e naturale, qualcosa che possa essere ricordato: salvare delle vite umane per salvare l’umanità.

Noi esseri evoluti e intelligenti allora, ricordiamoci che cosa è stato e soprattutto perché è stato; in questi tempi moderni, avvolti dal buio, pensiamo al nostro dovere per ridare un senso alla parola condivisione: penso che in fin dei conti, di spazio, ce ne sia ancora tanto da poter calpestare insieme.

Per ulteriori informazioni:

http://www.beccogiallo.org/shop/151-l-argine.html

 

Marlò – Intro (Autoproduzione)

MARLÒ intro

Pop elegante e ben congegnato capace di affilare le corde dell’anima ed incedere con gran passo verso territori cari alla canzone d’autore italiana, una musica ricca di arrangiamenti calibrati a dovere che permette di entrare in sinergia con il messaggio, con i testi, che parlano di una realtà esclusivamente tangibile, lasciando da parte il messaggio criptico del momento per conferire al tutto una profondità che parla diritta diritta all’amore e alla bellezza, raccontandone sfaccettature e senso che vanno oltre il pensiero comune, concentrandosi con parole soggettive, che riguardano vissuti e implementano le ragioni del cuore, abbandonando il miele che solitamente abbonda in questo tipo di produzioni, per lasciare una traccia di qualcosa di vero e vissuto.

Questo disco di Marlò, all’anagrafe Federica di Marcello, suona radiofonico, ma non troppo, mantenendo una componente personale che va ben oltre le mode del momento e si permette di lasciare traccia del proprio passaggio, partendo dai sentimenti più cari e vicini, quasi fosse una foto di famiglia, sbiadita del tempo, ma da conservare ancora tra le mani, come ricordo per le migliori cose, quelle che in fondo contano veramente.

Maxima Luminosa – Maxima Luminosa (Autoproduzione)

I Maxima Luminosa sono il suono della corrente che illumina i prati, in modo naturale, abbagliando l’orizzonte e confluendo in sonorità geometricamente instabili e ricercate, capaci di comprendere le limitatezze e i pregi in una continua ricerca ragionevole di un suono elettronico dosato al pop e al rock che fa il verso ad un’impalcatura prettamente cantautorale dei testi che si innesta a dovere con le particelle elettrizzanti di albori di luce fuori controllo, quasi imprevedibili, che accendono speranza e lasciano molto all’improvvisazione, quell’improvvisazione accentuata in tutte e quattro le tracce che compongono questo breve ep emozionale che vede per protagonisti i siracusani Giuseppe Baio e Rossella Cubeta, un duo alle prese con le sperimentazioni che vanno oltre il concetto di già sentito per implementare la ricerca verso lidi misteriosi e del tutto personali, in un mondo di disincanto che è esso stesso terreno fertile per fare nascere nuove idee, abbracciando i sentimenti del tempo e dell’anima, un album che è  composizione di suoni intrecciati, aprendo le porte alle sperimentazioni future e lasciando un piccolo segno in questo presente.

Fratelli Tabasco – The Docks Dora Session (New Model Label)

Album di debutto sudato e ammaestrato, registrato in presa diretta e sognante apripista ad applausi reali e sentiti, capaci di coinvolgere e dare un senso ad una jam che si trasforma in repertorio calibrato a dovere, ma non troppo, richiuso, inglobato e successivamente sparato al suolo in una sostanziale ricerca dell’appeal perfetto, del mood diretto tipico del blues e capace di far percepire le vibrazioni sonore oltre ogni aspettativa, per una band, i Fratelli Tabasco, che ha le carte in regola per insegnare.

 Una maestria che si fonde con il tempo, proprio come le cose migliori e ci regala un disco che sa di palco, che sa di fiume e vecchie campagne abbandonate, un album che parla di disagio e redenzione, unico concetto esistenziale per un riscatto che prima o poi verrà, una rivisitazione personale, attingendo non solo al passato, ma anche al presente, pensiamo a Ben Harper e alla sua monumentale opera, di classicità proiettata nel futuro, da Radioactive Mama fino a Boris’Boogie, tra l’armonica tremolante e le intersezioni funky, per nove tracce che hanno il sapore della leggenda e allo stesso tempo dei giorni che verranno.

AZIMUT – Resistenza (New Model Label)

Ermetici quanto basta per trasformare i testi e le parole uscite da questo disco in un mare di considerazioni sulla vita che ci circonda, una vita che ci rende schiavi del momento e dei legami, incapaci di contraddire un futuro subito e mai ricercato.

Con questo primo lavoro il gruppo di Novara si trascina in territori cari all’indie rock dei giorni che ci ingoiano, Editors su tutti, trasportando chitarre in delay in concentrazioni cosmiche di sicuro impatto e grande presenza scenica, dove il suono dell’insieme supera di gran lunga le sonorità della componente singola, in un rock spruzzato dal pop suadente e da subito ammirevole.

Cinque tracce oscure e interpretabili che lasciano all’ascoltatore la possibilità di scelta, la possibilità di scegliere da che parte stare e che cosa scegliere soprattutto, infatti il disco non si pone come assunto piovuto dal cielo, ma piuttosto si forma grazie ad  un’ energia che crea legami soggettivi e ci lascia abbagliati da tanta maturità musicale che si esprime lungo i pezzi proposti da Sala d’attesa fino a Resistenza, passando per quell’Abbraccio vago che è anche singolo impattante e generoso.

Bella prova questa per la band capitanata da Enrico Ferrari, la dinamicità si sposa con il tutto creando un vortice di passioni che rende reale anche ciò che può essere immaginato.

Jesus Franco & The drogas – Damage Reduction (Bloody Sound Fucktory)

Garage punk che strizza l’occhio ad un rock in evoluzione, vibrato, atteso e ricercato, sprezzante delle apparenze e intento a consegnare un vinile di quattro tracce, un ep dai toni cupi e incrostati di certezze, per mutazioni caleidoscopiche elettrizzanti, con distorsioni aperte a dismisura per rendere istantaneo e immediato un album  che si distingue per efficacia e naturalezza, quasi live.

Dieci anni di attività e per festeggiare questi quattro brani che racchiudono la strada percorsa e i passi affiancati all’evoluzione, un sostegno ideale per affermare ancora una volta la potenza di questa band che dopo un anno mezzo di distanza da Alien Peyote, divora la scena grazie a storie surreali, ambientate in uno sconfinato deserto americano/messicano tra Dead Kennedys e Tom Verlaine con i suoi Television: anfratti musicali mastodontici eppure compiuti e riusciti.

Una band che ha saputo raccogliere l’eredità del tempo per consegnarla in modo brillante al futuro che verrà, lasciando da parte tutti gli orpelli immaginabili, rimarcando la scena con una prova di impatto e di sicuro effetto, una manciata di tracce per viaggi onirici e infernali.

Be a Bear – Push-e-Bah (La Sete Dischi)

Siamo entrati nella tana dell’orso per vedere di che cosa è capace, siamo entrati per scoprire il suo mondo e ne siamo stati colpiti, quasi scaraventati al suolo dalla potenza di questa forza elettronica digitale che si immedesima con un essere naturale, ma che di naturale ha gran poco, se non l’idea di colpire, l’idea di quella grazia vintage che ricompone egregiamente questa musica che sa di evoluzione e procedimento alquanto certosino, una natura che in primis non si percepisce, ma ascoltandola a fondo si può sentire il rumore della neve, della pioggia che cade e dei torrenti di montagna a ricoprire gli strati di una realtà che ci circonda e si siede accanto a noi.

Filippo Zironi ci consegna un disco realizzato con un IPhone, si proprio con un telefono, un album d’avanguardia e allo stesso tempo influenzato da musicisti internazionali di pregevole fattura come Moderat, Radiohead, MGMT, per ricucire sonorità incanalate dentro alle dieci tracce, canzoni trasportate da un’avanguardia in divenire, capaci di sostanziali cambiamenti e sorprese, capaci di colpire ulteriormente anche attraverso l’uso della voce segnando un punto di rottura con il passato, forse, o più semplicemente sentendo nelle vene della quotidianità la strada da seguire, certo del fatto che riserverà numerose soddisfazioni.

Full Vacuum Arkestra – Dia – Luz (LaFameDischi/Audioglobe)

Progetto musicale poliedrico che abbraccia innumerevoli stili e capace di trascinare un concetto nelle galassie della nostra mente per trasformare il già sentito in una piccola perla d’autore che esplode tra blues, cantautorato, passando per il dub e il reggae senza dimenticare i ritmi latini e la dancehall per un suono privo di costrutti artificiosi che regala sensazioni di percorsi mutevoli in grado di stabilire una linea netta di demarcazione tra originalità e già sentito.

Nove canzoni fuori dal comune che parlano della luce del giorno disorientando l’ascoltatore con abbagli degni di una produzione internazionale, associando ogni pezzo ad un’ora della giornata e dando vita ad un moto perpetuo che risiede dentro la nostra testa e continua a riecheggiare segnando il cammino da seguire, trasportati dai suoni del giorno, trasportati dalla corrente antropologica che ci tiene saldi e uniti a questa terra multiculturale.

Una intro, Forma di vita notturna e una outro, Forma di vita diurna, ad inglobare pezzi strutturati e dimensionati a dovere, dove le energie del nostro tempo vengono convoliate in una psichedelia che attinge le proprie sonorità dagli anni ’70 e convince risultando vicina e ammirevole, quasi fosse un tramonto, atteso, ricercato, nell’aspettare l’alba del nuovo che verrà.

-FUMETTO- Garrincha/L’angelo dalle gambe storte – Antonio Ferrara (Uovonero Edizioni)

Titolo: Garrincha – L’angelo dalle gambe storte

Autori: Antonio Ferrara

Casa Editrice: Uovonero Edizioni

Caratteristiche: Brossura, 16,5×24, 120 pp.

Prezzo: 15 €

ISBN: 9788896918388

Sapeva dribblare, sapeva fare assist, riusciva a ristabilire equilibri portentosi ed era in primis amato dal suo Brasile, avvolgendo di stati emozionali l’intero pubblico che assisteva alle sue partite, un calciatore in grado di confezionare prove strabilianti e soprattutto capace di essere umano, di quell’umanità che si infrange al suolo e crea una comunione d’intenti con chi ha sofferto ed è risorto, ma che ha mantenuto un continuo approccio umile verso chi lo circonda, un’esigenza che diventa comunione tra passato e presente, mantenendo una componente ludica essenziale e vitale, unico riferimento epocale per una classe che non chiede, ma dona.

Questo era Garrincha, ma Garrincha era anche quel giocatore che, a parere dei medici, non sarebbe mai potuto diventare un calciatore in quanto soffriva di strabismo, aveva la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino e sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe, un uomo che viveva d’istinto e forte della sua passione concedeva il suo tempo ad unico scopo: far si che la partita fosse un’occasione, non solo per dimostrare le sue capacità, ma era essa stessa prova per dare un senso alla propria vita.

In questo essenziale fumetto di Antonio Ferrara, già Premio Andersen nel 2012 come autore di Ero cattivo e nel 2015 come illustratore del libro Io sono così, la vita di Garrincha scorre quasi come una biografia, ma da un certo punto in poi la narrazione diventa secondaria, concentrandosi soprattutto sul senso profondo e sul messaggio da comunicare, l’essere diversi ti permette di creare delle cose fantastiche e la finalità unitaria del nostro essere prende il sopravvento in una soggettività che ci rende unici a dispetto dei pareri altrui; noi sola forza di conquista, noi esseri capaci di meraviglie in una cooperazione, ecco il gioco di squadra, che può segnare il nostro presente e il nostro futuro.

Testi che mirano all’essenza e disegni simbolo tante volte lasciati all’interpretazione, dipingono Garrincha come una squadra, un’insieme di possibilità e larghe vedute, costituite da un unico soggetto, bonario e audace, coronato da una vita piena di peripezie amorose e figli geograficamente lontani, una vita iniziata tra il lavoro e la fame e finita miseramente tra l’alcol e gli stenti, una vita però che ha avuto senso di essere vissuta, quella vita bella e memorabile quasi come un’avventura, fatta per essere assaporata nella sua eterna generosità.

Ora che il passero Garrincha, ha smesso di volare, noi lo ricorderemo come pioniere dell’integrazione nella diversità, frutto di una valorizzazione che deve continuare ad esserci per dare una seconda possibilità alle generazioni che verranno; tra passato e presente questo fumetto crea ponti di opportunità e non smette di farci volare, sognando ancora un mondo diverso, migliore.

Il fumetto si può acquistare direttamente qui:

http://www.uovonero.com/s/

Max Casali – Secondo a… nessuno! (La stanza nascosta)�

Disco denuncia sui mali della società e sul pensiero diffuso, quest’ultimo privo di senso critico in un’Italia divorata dalle cattive abitudini ed espressa, in questo album, da Max Casali, pioniere della break dance e del rap italiano degli anni ’80 che per l’occasione confeziona una prova d’autore ben strutturata e straordinariamente arrangiata che colpisce non tanto per l’innovazione della proposta, ma soprattutto per la capacità di legare in musica parole taglienti a cavallo con l’ironico, che rendono questo disco una summa di un pensiero condiviso che ci vede lottatori in un Paese non sempre volutamente sentito e inglobato.

Parole in musica, gridate e sussurrate, in equilibrio costante tra la ricerca di una propria via e la condivisione con i saperi italiani del tempo perduto, quei saperi che coniugano l’innovazione che si fa racconto, l’innovazione intrinseca e voluta, per pezzi supervisionati da Valerio Carboni, già con Morandi e Stadio,  in un disco che accentua l’esigenza di lottare e rimanere ancora in piedi, di far propria l’esigenza di unicità e sopravvivenza per una manciata di canzoni che invitano a riappropriarsi dei propri spazi vitali prima che sia troppo tardi.