Jesus Franco & The drogas – Damage Reduction (Bloody Sound Fucktory)

Garage punk che strizza l’occhio ad un rock in evoluzione, vibrato, atteso e ricercato, sprezzante delle apparenze e intento a consegnare un vinile di quattro tracce, un ep dai toni cupi e incrostati di certezze, per mutazioni caleidoscopiche elettrizzanti, con distorsioni aperte a dismisura per rendere istantaneo e immediato un album  che si distingue per efficacia e naturalezza, quasi live.

Dieci anni di attività e per festeggiare questi quattro brani che racchiudono la strada percorsa e i passi affiancati all’evoluzione, un sostegno ideale per affermare ancora una volta la potenza di questa band che dopo un anno mezzo di distanza da Alien Peyote, divora la scena grazie a storie surreali, ambientate in uno sconfinato deserto americano/messicano tra Dead Kennedys e Tom Verlaine con i suoi Television: anfratti musicali mastodontici eppure compiuti e riusciti.

Una band che ha saputo raccogliere l’eredità del tempo per consegnarla in modo brillante al futuro che verrà, lasciando da parte tutti gli orpelli immaginabili, rimarcando la scena con una prova di impatto e di sicuro effetto, una manciata di tracce per viaggi onirici e infernali.

Be a Bear – Push-e-Bah (La Sete Dischi)

Siamo entrati nella tana dell’orso per vedere di che cosa è capace, siamo entrati per scoprire il suo mondo e ne siamo stati colpiti, quasi scaraventati al suolo dalla potenza di questa forza elettronica digitale che si immedesima con un essere naturale, ma che di naturale ha gran poco, se non l’idea di colpire, l’idea di quella grazia vintage che ricompone egregiamente questa musica che sa di evoluzione e procedimento alquanto certosino, una natura che in primis non si percepisce, ma ascoltandola a fondo si può sentire il rumore della neve, della pioggia che cade e dei torrenti di montagna a ricoprire gli strati di una realtà che ci circonda e si siede accanto a noi.

Filippo Zironi ci consegna un disco realizzato con un IPhone, si proprio con un telefono, un album d’avanguardia e allo stesso tempo influenzato da musicisti internazionali di pregevole fattura come Moderat, Radiohead, MGMT, per ricucire sonorità incanalate dentro alle dieci tracce, canzoni trasportate da un’avanguardia in divenire, capaci di sostanziali cambiamenti e sorprese, capaci di colpire ulteriormente anche attraverso l’uso della voce segnando un punto di rottura con il passato, forse, o più semplicemente sentendo nelle vene della quotidianità la strada da seguire, certo del fatto che riserverà numerose soddisfazioni.

Full Vacuum Arkestra – Dia – Luz (LaFameDischi/Audioglobe)

Progetto musicale poliedrico che abbraccia innumerevoli stili e capace di trascinare un concetto nelle galassie della nostra mente per trasformare il già sentito in una piccola perla d’autore che esplode tra blues, cantautorato, passando per il dub e il reggae senza dimenticare i ritmi latini e la dancehall per un suono privo di costrutti artificiosi che regala sensazioni di percorsi mutevoli in grado di stabilire una linea netta di demarcazione tra originalità e già sentito.

Nove canzoni fuori dal comune che parlano della luce del giorno disorientando l’ascoltatore con abbagli degni di una produzione internazionale, associando ogni pezzo ad un’ora della giornata e dando vita ad un moto perpetuo che risiede dentro la nostra testa e continua a riecheggiare segnando il cammino da seguire, trasportati dai suoni del giorno, trasportati dalla corrente antropologica che ci tiene saldi e uniti a questa terra multiculturale.

Una intro, Forma di vita notturna e una outro, Forma di vita diurna, ad inglobare pezzi strutturati e dimensionati a dovere, dove le energie del nostro tempo vengono convoliate in una psichedelia che attinge le proprie sonorità dagli anni ’70 e convince risultando vicina e ammirevole, quasi fosse un tramonto, atteso, ricercato, nell’aspettare l’alba del nuovo che verrà.