-FUMETTO- Abaddon – Koren Shadmi (Edizioni NPE)

Titolo: Abaddon

Autori: Koren Shadmi

Casa Editrice: NPE

Caratteristiche: 240×165 mm, orizzontale
cartonato, 272 pp. a colori/19,90€

ISBN: 9788897141709

Corridoi claustrofobici che rincorrono l’ansia, ottenebrati da una luce fioca e un azzurro pastello penetrante, capace di stabilire il senso tra reale e immaginato, in un’unica scossa collegata al risveglio, in un unico motivo, la storia di un uomo, incasellato in un Hotel, l’Abaddon, sperduto nel tempo e nello spazio, fuori da ogni forma e dimensione, autonomo in tutto e che ad ogni pagina grida il proprio senso di libertà in una narrazione fagocitante, affamata d’aria, pronta ad esplodere, pronta a segnare indelebilmente un cammino fatto di deliri dove il Lynch di Inland Empire si scontra con le metamorfosi di Kafka, in un domandarsi continuo attraverso i salti temporali, tra la guerra, quella guerra che cambia vite, fino alla perdita della memoria, fino alla perdita di noi stessi, un io da ritrovare prima che sia troppo tardi.

Koren Shadmi nato in Israele, fumettista dallo spiccato valore intrinseco, già conosciuto in Italia per l’opera Love Addict, con la sua nuova narrazione ci delizia in modo del tutto originale e contorto, facendoci attraversare un mondo fatto di personaggi strampalati e allo stesso tempo inquietanti, ben delineati caratterialmente, ma nel contempo creature aleggianti, disconnesse dalla realtà e frutto di un immaginato viaggio in un mondo che potrebbe essere l’aldilà; perentoria e categorica poi la divisione dei piani e delle vicende narrate anche se il tutto confluisce come un fiume di sostanza rosa nauseabonda a rimarcare un’idea di continuità, il filo rosso che lega le varie stanze, le varie camere e i vari appartamenti, fino ai corridoi infiniti che vedono il protagonista Ter districarsi in cammini senza fine.

La pin-up meravigliosa e turbata, il prepotente e lo scultore innamorato, passando per la culturista, i coniugi musicali e gli hippies di un altro tempo fino all’harem paradiso che convoglia l’incedere del nostro solitario eroe in una scoperta che ha il sapore di un film di Nolan e che trova nella sua concentricità un finale ineluttabile e destabilizzante, ogni tassello prende il sopravvento in un quadro puzzle camaleontico.

Questa è un’Opera con la O maiuscola, pubblicata in Italia dalla Edizioni NPE sarà disponibile dal 12 Maggio anche in tutte le librerie e fumetterie italiane, un racconto grafico degno di un’illusionista che ci fa comprendere, in fin dei conti, che morire è solo un passaggio, da una gabbia grande a una più piccola, nell’incedere del tempo, nei ricordi stretti dentro di noi.

Per acquistarlo ecco la pagina dell’editore:

http://www.edizioninpe.it/product/abaddon/

 

 

 

 

Salamone – Il Palliativo (IndieSoundsBetter/Believe)

Da Palermo Salamone, per questo disco d’esordio dallo spiccato gusto teatrale, ricco di quella gravida capacità di attirare l’ascoltatore dentro ad un vortice di saltimbanchi paesani, tra i vizi e le forme disincantate, l’irriverenza di chi sa cosa vuole dalla musica e il fascino, mai e poi mai stereotipato; un cantautorato intriso di veridicità e racconti sonori capaci di tessere trame sofisticate, imbracciando musiche balcaniche spruzzate dal jazz e dalla forma imprevedibile di un’avanguardia multietnica e priva di confini.

Un disco nato dall’osservazione del mondo circostante, un osservare mai passivo,  che si sforza di narrare, in modo del tutto personale e autobiografico, le contraddizioni di una società malata, da analizzare con sguardo attento e sempre critico, una critica però che risulta ironica, dal sapore d’altri tempi, incrociando Jannacci, Carotone e Capossela: uno sguardo attento al presente che riesce a tratteggiare il futuro che ci aspetta.

Il nostro, con questa prova, già selezione come miglior opera prima al Tenco 2015, si garantisce un posto d’onore nel panorama della musica d’autore italiana, un posto di certo meritato per un disco che gioca con il mondo circostante, lo fa in modo ironico e divertente, ma soprattutto sentito, da perderci l’anima e anche un po’ di fiato, quel tanto che basta per farci sentire vivi.

Lenula – Niente di più semplice (Beta Produzioni)

I Lenula ci vanno giù pesante con uno sporco blues tinteggiato dal rock che proviene direttamente dai bassifondi sporchi dell’anima, dove il nero come colore predominate, lascia accenni di un cuore bianco in sospensione cosmica, quel battere della gran cassa sincopato che ammalia e costringe l’ascoltatore a lasciarsi trasportare sulla via opposta a quella di casa, là lungo il fiume, dove tutto ha inizio, in una dimora di legno abbandonata allo scorrere dei giorni.

Nuovo disco quindi per la band di Brindisi, che dopo l’esordio Profumi d’epoca, si concentra confezionando una prova che richiama ancora il passato ma in modo perentorio, in modo diverso, lo fa attraverso undici pezzi che sono la summa del proprio pensiero, canzoni sporcate da un’attitudine dal tiro deciso, ma allo stesso tempo romantico, undici brani che si ascoltano nel susseguirsi dei pensieri che inondando la testa, ricevendo il giusto quantitativo di sangue per poter sperare ancora.

Irrequieti e allo stesso tempo disincantati, sognanti e carichi di desideri reconditi, i nostri fanno scivolare pezzi – manifesto del loro intendere la musica da Senza stanze per nascondersi fino a quella magnifica Sogni di sempre, che non è altro che volontà sperata nell’essere diversi, partendo da noi, partendo dal principio e cioè dalla nostra anima dannata.

Lorenzo Gileno – Kairos (Autoproduzione)

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Uscire allo scoperto e far valere la propria capacità nel raccontare storie non è da tutti, anzi è caratteristica solo di pochi, tra questi troviamo il cantautore Lorenzo Gileno che attraverso un percorso fatto di storie personali, di vissuti e di racconti del mondo che lo circonda, riesce in qualche modo a dare un senso introspettivo, anche se non dichiarato, alle vicende che lo coinvolgono, confezionando una prova ben suonata ed emozionale, in grado di attraversare il buon cantautorato della nostra penisola, soffermandosi sui particolari ed esigendo una comunione d’intenti che va ben oltre il luogo comune.

Dodici pezzi che si dipanano tra un Niccolò Fabi più intimo e l’elettronica appena accennata della bellissima voce di Alex Baroni, per un’ incisiva prova che mira alla rinascita e al sussurro, alla ricerca di un luogo dove vivere partendo dalla canzone La mia città fino a scorrere in attimi acustici ben dosati, alla fine, raggiungendo quell’Ouroboros che non poteva che essere la chiusura perfetta di un cerchio in primis interiore.

Lorenzo Gileno con questo disco mostra tutta la sua maturità, fuori da schemi e dalla moda nazionale del momento, dando un senso sopraffino ad una prova poetica che abbraccia territori lontani e ispirati come non mai.