Fase 39 – Elettroscopia (Cosecomuni)

Elettropop convincente e ambizioso che si staglia contro i decibel degli anfratti chitarristici per dare un senso ad un’elettronica del nuovo futuro che avanza, intascando gli insegnamenti dei metà 2000 e cesellando canzone dopo canzone un sound che deve, per esigenza, farsi il più possibile penetrante e convincente, lavoro che i nostri Fase 39 compiono già da un po’, intascando questa Elettroscopia che sa di analisi del materiale posseduto fino ad ora e che è stato prontamente scomposto per essere poi assemblato in maniera del tutto sincera e al contempo originale, con cantato in italiano e approccio d’oltremanica.

Un disco completo e maturo quindi, anche se l’importanza qui data alla musica è preponderante, non ci troviamo davanti ad un cantautorato sopraffino, ma a battiti e suoni che fanno ballare, che fanno alzare in aria le mani e colpire a fondo gli ultimi fasci di luce prima dell’oscurità.

Si parte con Equilibrio dell’anima per arrivare ad Apocalittica passando per la riuscita title track d’artista in continuo viaggio verso territori inesplorati e sicuramente ricchi di soddisfazioni.

Mab – Grungers and lovers (Autoproduzione)

Quattro tracce e la storia del grunge rielaborata con piglio indie rock e arrangiamenti mai banali che si perpetuano lungo questo EP fatto di sudore e rabbia, ma al contempo da malinconia vissuta e grande duttilità musicale, capace di perpetuare con rigore interessato gran parte degli anni ’90, confezionando un album fatto di amore per la musica e amori di un’altra epoca vissuti, inglobati e lasciati al tempo che verrà.

Disco fulmineo, ma completo, un giusto sapore rivolto a quei giorni, Weightless, Short message script, Nectarine e Rayuela compongono un quadro fatto di ricerca e ambizione, passione e profondità, mescolando le carte in tavola e concentrando le sonorità su di un piano ben definito; un album non solo per nostalgici.

The Falls – Mind the gap (AgogeRecords)

Disco ricco di rimandi alla scena Brit pop londinese con grande capacità intrinseca dei musicisti di entrare appieno nel mondo musicale spianando la strada con melodie ammiccanti e di certo non banali che conquistano fin da subito l’ascoltatore e lasciano il segno in alcuni brani, come la traccia d’apertura Superman, che meglio rappresenta il suono e il costrutto della band, grazie all’utilizzo di un’elettronica mai preponderante, ma si sicuro effetto che sancisce le basi per esperimenti futuri.

Indie rock d’oltremanica quindi, per un gruppo che sa trovare il modo per divertirsi componendo melodie, cosa che oggi come oggi non è ovvia, anzi sempre più siamo spettatori di un rock troppo ambizioso e pretenzioso nel trovare nell’alternatività una chiave di successo condivisa dai molti.

I romani The Falls invece dimostrano di sapersi destreggiare bene nel mondo musicale raccogliendo la sfida del tempo e conquistando, giorno dopo giorno, il giusto spazio di arricchimento personale.

 

Ivan Battistella – News from the moon (Resisto)

Blues sporcato di rock per elucubrazioni sonore che vanno oltre l’Atlantico e abbracciano in primis una cultura, il luogo dove tutto è nato in un continuo approcciarsi alla musica come fonte prima di ispirazione e stile di vita, mescolando le carte in proprio possesso e trasformando le sette note in energia che si libra oltre le nostre convinzioni e fa spazio nel deserto che ci circonda.

Ivan Battistella è un bluesman graffiante per eccellenza in primis poi è anche uno che viene abbagliato dal classic rock per me o per il cosiddetto hard rock per i molti, di Aerosmith e Guns con toccate alla Rolling Stones e quell’amore profondo verso un genere che ha fatto la storia della musica, almeno per come la conosciamo.

Ripiegare alle cover band da stuzzichini non fa per Ivan e il nostro riesce nell’intento di dare vita ad un disco di inediti soppesato e ben riuscito dove la formula chimica, per il pieno raggiungimento degli obiettivi, è maturata nel corso del tempo.

Le notizie dalla luna parlano di un tentativo di rielaborazione del nostro esistere, quasi fosse una filosofia di vita su cui puntare, quasi fosse unica speranza per giorni migliori.

Beltrami – Punti di vista (SuoniVisioniRecords)

Beltrami conosce il rumore del vento e lo staglia all’orizzonte cercando uno degli innumerevoli punti di vista che di specifico rendono il disco un abbaglio in pieno inverno, tra arrangiamenti che non sono mai superficiali, ma che colpiscono e trascinano l’ascoltatore lungo strade nuove e in discesa, merito di un buon background e merito anche di una preparazione non indie-fferente.

Il soffermarsi, il guardarsi attorno, il raccontare pezzi di vita su fotografie o ancora meglio su undici acquarelli tenui e allo stesso tempo eleganti, capaci di una forza interiore che può portare lontano, in una continua ricerca mossa dal cuore a sintetizzare i racconti, a sintetizzare i vissuti, a comprimere la bellezza in un album  che sa di abbandono, ma nel contempo anche di speranza; meta concreta per i giorni che verranno.

Beltrami quindi è tutto questo, è un box completo dove si nascondono i Perturbazione, ma anche le vellutate poesie di Antonio Firmani e le compressioni malinconiche nordiche tra Sigur Ros e Elbow a firmare un dipinto ricco di sfumature e traguardi da raggiungere.

Un album variegato e carico di quella nostalgia che fa pensare al passato, lo fa con stile e coraggio, alla ricerca di un qualcosa di diverso, sempre nuovo e stimolante, un punto di vista che non si ferma all’apparenza, ma si ricerca ed è esso stesso ricerca, in un vortice perpetuo di immagini oniriche.