Pluvian – Notes from the reptile’s mouth (Autoproduzione)

Chitarre acustiche che si fermano negli anni ’90 facendo un balzo all’indietro e sperimentando a tratti i primi Simon e Garfunkel e gli odierni Kings of Convenience senza tralasciare il grunge da MTV unplugged di Alice in Chains e Nirvana.

Un prodotto confezionato a dovere da parte dei padovani Pluvian che intersecano le ballate del fiume al colore nero della notte, inoltrando fra se e se l’idea dominante di un preludio prettamente acustico in tutti i brani con piccoli interventi di tastiera, senza esagerare, ma infondendo quel tocco in più alla produzione nostrana.

Un disco che sa di tempo passato, incorporando storie di vita che non possono essere dimenticate, racconti che ci riguardano o che parlano di persone realmente esistite e che contribuiscono a creare i nostri ricordi.

Saldi al presente quindi, i nostri, non disdegnano  di passare da un decennio ad un altro per completare il corso delle cose, creando un continuo tra ciò che siamo e ciò che eravamo, tra Bluemoon passando per Marriage Zone e l’incombenza sul finale di We’ll never arise.

Un album che sa intrattenere con eleganza, trasformando i pub veneti di cover band designate, in qualcosa di più concreto e più reale.