NREC – Signals (Musicacruda/TunaRecords)

Questo è il disco del millennio che deve arrivare, è un disco di grattacieli in fiamme e di anime dannate e corrotte che cercano un modo per rinascere nuovamente, un disco di elettronica che non è solo elettronica, ma è colonna sonora meravigliosa suonata da Enrico Tiberi, che si tuffa in modo perentorio e classicheggiante tra passato e futuro, gli anni ’80 e i sintetizzatori per arrivare con le basi snocciolate di Apparat e le sospensioni sonore a creare substrati intelligibili di finezza amalgamata, di composita meraviglia che si fa arte, che manda segnali da una fotografia sbiadita di un tempo, una Lomo che racchiude la nostra esistenza e allo stesso tempo una musica che è impossibile non amare: estrazione di cinema, estrazione di film, estrazione di vita eterna.

Dieci tracce dove nulla è lasciato al caso, tutto è curato fin nel minimo particolare e dove le incursioni millimetricamente pensate sono l’esigenza di chi possiede una forte capacità di inventiva.

Un album quindi che è stato ragionato e voluto, la dicotomia uomo animale che si espande fino agli abissi più profondi, alla ricerca di espansioni cosmiche sul divano di casa, alla ricerca di un punto d’entrata in altri e più oscuri universi paralleli.

Saverio Mariani – Sicuro su niente (Autoproduzione)

Rock e solo rock, intrecci di chitarre a farla da padrone e una batteria sincopata che cesella migrazioni cosmiche e solitarie, raccontando di una vita vissuta a metà e un desiderio innocuo di riscoprire la propria esistenza tra le pagine di una visione fanciullesca, dal forte impatto emotivo.

Tutto questo è Saverio Mariani, che con il suo album Sicuro su niente, estrapola in modo perentorio nove pezzi che si posizionano tra Timoria e Litfiba, con un approccio quasi poetico al desiderio di conquistare un posto d’onore tra i rockers italiani.

Musica già sentita certo, ma l’idea di fondo qui non guasta, anzi, i substrati di coscienza che creano legami sono così fondamentali da essere parti vitali di un qualcosa di più ampio respiro che rende l’ascolto in parte affascinante.

Il viaggio inizia con la potenza di Slancio per passare alla bellezza di Eclissi e Di Notte fino a raggiungere il gran finale con Ascolta un poeta, quasi a voler sottolineare la forza delle parole, usate come veicolo prezioso per trasportarci verso ciò che ancora non conosciamo.

Un cantautore quindi dall’animo rock, con un’esigenza di rinascere e riscoprire parti essenziali del proprio io da poter dare al mondo, da poter consegnare a chi un giorno verrà.

I Casablanca – Bombyx Mori (Phonarchia dischi)

Rino Gaetano che parla a Little Tony di come va il tempo, asciugando le lacrime di pioggia e collocando la deriva vicino al boom economico degli anni 60′ per ridestare pavoneggiamenti alla Vianello e via via intersecando parole di onestà e sincerità racchiuse da groove nudi e crudi per un disco d’esordio, questo dei Casablanca, che ancora allo stato larvale concede competenza ed esigenza di esprimersi; un Kerouac d’annata lungo la sua strada solitaria, tra spaghetti western e un Morricone che pretenzioso lancia fulmini e saette al nuovo giorno.

Sei tracce apprezzabilissime e in parte malinconiche, spezzate dalla quotidianità da una chitarra che lascia il tempo al tempo e si concede in semiacustici arpeggi rivelatori di un bel secolo andato.

Sei canzoni che inneggiano alla Rivoluzione, ma verso l’impotenza, con gli occhi di chi guarda davanti con un po’ di nostalgia, un amarcord acceso ad est con svogliata aria romantica e piglio sbarazzino da conquistatori d’oltreoceano.

Elpris- Elpris (Libellula/Audioglobe)

Elpris è un violino scordato che intreccia le consuetudini divincolate con un’elettrica che ama a dismisura una fisarmonica lontana a cui piace cambiare il tempo, Elpris è la circostanza che si evolve e sogna, sogna un futuro diverso per noi piccoli esseri di un giorno che verrà; un piccolo uomo lampadina e un’idea, l’evolversi di un’intensa stratosfera di colori pop che intrecciano in modo graduale e mai in modo conclamato l’atmosfera folk del nuovo millennio, fatta di improvvisazione, tanta energia, ma anche capacità di sperimentare e sperimentarsi verso ideali che perdurano e che si fanno costruire giorno dopo giorno.

I costrutti e le basi di appoggio non mancano, grazie alla produzione di Andrea Mei, già al lavoro con Gang e Nomadi, ma anche e soprattutto grazie a questo collettivo di sei musicisti che decidono un giorno di creare con strumenti tipici, un suono inusuale, portare l’eterogeneità al centro di ogni cosa per uscira dagli schemi e raccontare di giornate tra le montagne, passeggiate fumando, introspezioni pop di animi delicati che raccontano suicidi d’aria con siringhe prive di droga, verso il nulla e raccontando il nulla nell’ultima traccia a sancire l’epilogo.

Un disco che sa di pioggia e di amaro, ma che racchiude spessore per poter affondare le proprie radici e poter ricreare con le proprie mani forme vicine a chi ascolta e inusualità di pura convinzione.

Lucio Leoni – Loremipsum (Lapidarie incisioni)

Lucio Leoni prosegue la sua ricerca verso le parole suone cercando di creare e narrare con teatralità racconti di vita e pensieri più o meno filosofici che si stagliano da manuale in recisi fiori d’autunno che lasciano il tempo al sole che verrà.

Il romano cantautore e musicista cesella una prova di tensione nelle parole, un mistero racchiuso nello scrigno della mente dove la sostanza in divenire è succube del cammino dentro ad ognuno di Noi e calpestando l’erba della ragione ci troviamo a correre lungo i prati della nostra memoria, nel disordine precostituito e così voluto, fino ad arrivare all’idea di distruzione, l’idea dominante racchiusa nel caos di tutti i giorni che si fa luce.

Ecco allora che questo disco vuole mettere ordine nel disordine, vuole cercare di dare un senso al cammino o soltanto chiedersi se così possiamo permetterci ancora di andare avanti?

 Ai posteri l’ardua sentenza; resta il fatto che questo disco sa osare eccome, si osa fino a tal punto da trasformare la realtà in fantasia, la realtà in qualsivoglia forma di originalità priva di dimensione, ma benevolmente ricca di sostanza in questo eterno peregrinare.