Secondo Appartamento – La minore Resistenza (Labella)

I Secondo Appartamento esplodono con le melodie della cena, le melodie di una festa dove i partecipanti raccontano lo svogliato vivere e il contribuire a percepire ogni sostanza come fosse propria senza però assaporarla attraverso messaggi di empatia e comprensione.

Ecco allora che il padrone della festa ci fa entrare in un mondo fatto di racconti anche nostri, vissuti in prima persona, tanto affascinanti quanto sentiti, tanto tesi ad essere forma mutevole e concitata di quella capacità intrinseca nel far innamorare, contribuendo a disegnare la nostra esistenza, abbandonando le scale di grigi in una quadricromia che sa di mare.

Canzoni che sanno di acqua, di pioggia e amore vissuto, sotto attimi di sconforto e pura vita elegante e coinvolgente.

I colori esplodono e vivono da Io non ho paura fino a dal Polo al Giappone per dare vita a quell’esistenza non compressa, ma condivisa, che ha molto dei maestri del cantautorato di un tempo, ha molto di quella perspicacia nello spiegare un concetto, ma allo stesso tempo si divincola, creando materia di puro, vero e sentito conforto.

Mosé Santamaria – #Risorse Umane (DischiSovietStudio)

Mosé Santamaria è un cantautore elettronico che si spoglia e mette a nudo la propria capacità nel far conoscere il suo mondo, incastrato tra il sogno e la realtà, raccontandosi in bilico tra un Finardi che incontra in un pomeriggio di pioggia sull’asfalto, Francesco Bianconi, tra ritmi sincopati e radiofonicità anni ’80 con una voce che si esalta nei toni più scuri e portando a casa una prova che si staglia nell’orizzonte della sperimentazione.

Un disco dai racconti vivi con riferimenti culturali accesi a ricoprire lo spazio che coesiste tra reale e fantastico, tra vero e immaginato, conquistando l’ascoltatore attraverso le continue immagini non proprio nitide di una Lomo sovietica cristallizzata.

Un album fatto di tessuti umani e sociali, un sovrapporre la memoria calandola nell’epoca in cui viviamo, dove il domandarsi se quello che facciamo serve solo per alterare lo stato di percezione del nostro mondo.

Mosé in questo riesce nella prova di proporre attimi di luce nel buio che avanza.

Rubacava Sessions – No Middle Ground (LosTunes Records)

Paesaggi al crepuscolo che raccontano un’America pronta ad implodere e lasciare presagire le ombre di un futuro solitario alquanto incerto e introspettivo, tra deserti di armoniche crepuscolari da razzi inquieti che si immedesimano negli occhi di chi guarda creando bellezza del west andato.

Sessioni acustiche di rullate accompagnate da fiati e coreografia corale in bilico tra lo Springsteen e il Cave intimista, un disco capace di scavare la pelle in tarantiniane cavalcate elettriche e amori che si vivono e si consumano.

Amori della durata di una candela che si lasciano trasportare dal tempo che verrà.

Un disco di un’altra epoca e sicuramente d’atmosfera, ben suonato, che concede attimi di vibrante attesa tra parallelismi esistenziali dalla vita al cinema, dal cinema alla vita, in un vortice che non rimane silenzioso a guardare, ma fa suo ciò che di più vero esiste riportando a conclusione un cammino non solo fatto di polvere, ma anche e soprattutto di vera sostanza da lasciare al bambino del futuro; unica speranza per un mondo diverso.