3CheVedonoIlRe – Un uomo perbene (La Zona/La Grande Onda)

Secondo disco in studio per il quartetto romano che per l’occasione si concentra sull’analisi sistematica e migliorativa della società dal punto di vista del comportamento e dell’appartenenza ad un gruppo che nel bene o nel male stabilisce l’impegno e le forze da dedicare al nuovo che avanza.

Un disco di pop rock ben suonato direi dove a far parlare di se sono i testi diretti in italiano che ci raccontano e si lasciano raccontare non verso fini sconclusionati, ma alla ricerca costante di un approccio chiaro e netto che si fa distinzione assoluta nei confronti del pop  italico in circolazione.

Responsabilità individuale quindi che si fa forza dominante e allo stesso tempo racchiude la volontà di cambiare sottolineando in modo inequivocabile che ad ogni nostra azione corrisponde una contropartita che il più delle volte passa in secondo piano, in sordina; un muto declino verso l’inesorabile abisso.

Il gruppo romano racconta di un’Italia che non conosce più la parola collettività, racconta della caduta, racconta degli sguardi pronti a virare dall’altra parte, racconta di quel precario equilibrio su cui si basano i rapporti umani, una finalità sentita e vissuta, con l’intento di far rinascere l’uomo responsabile di una terra che appartiene a tutti.

Potenza rock quindi, condita dal pop e attitudine punk che nei live trova una dimensione ancor più dirompente; dieci tracce partendo con la storia di Dario, per finire con Lascia andare, tra incursioni sonore che si fanno ricordare e testi taglienti che lasciano il segno.

GattuZan – Dolcevita! (Astio Collettivo/Phonika/JapPeru)

Ascoltare un disco di questo livello nel 2015 fa solo che gridare al miracolo, una prova osata e ricercata, un insieme di canzoni, ben 32 per un doppio, che non stanca, ma che ti fa entrare in mondo capace di comprendere il substrato che ci appartiene, il posto da cui veniamo, conforto quotidiano e miscelato a dover in una formula bizzarra, ma che acquista veridicità nei continui ascolti, un loop emotivo capace di distogliere gli sguardi verso ciò che più non ci appartiene per concentrarsi nell’essenza stessa del vivere, facendo della sperimentazione una base di appoggio per partire, scoprire, crescere e trasformarsi in qualcosa di diverso; mutevole anfratto negli abissi,  che cambia con il passare delle stagioni.

Loro sono i GattuZan e nonostante la freschezza del progetto i nostri sono stati i vincitori dell’Arezzo Wave Live Band del 2015 e band italiana all’EUROPAVOX, un concentrato di energia pura che si sprigiona in modo esponenziale sul palco, luogo di risalto e portante per una band in continuo divenire come questa.

I GattuZan mescolano in modo perfetto elettricità del rock, alla forza dell’improvvisazione sporca e ruvida del punk, senza tralasciare la componente caraibica e acustica, un accostamento agli MGMT che per coraggio non sfigurerebbe.

I sei umbri però hanno molta sostanza e molte capacità da sfruttare, portano i colori nelle tasche e riescono a capire quale gradazione dare al nuovo giorno che verrà, si concentrano sugli elementi e si lasciano trasportare dalla forza prorompente di un’onda che è simbolo di vita.

Due dischi quindi Roog Garden e Hollanguilakillah per una band che conosce la strada da seguire, senza se e senza ma, sentiremo ancora parlare di loro perché questo Dolcevita! è qualcosa che lascia il segno: sicuramente uno degli album più esplosivi dell’anno.