Lume – Lume (Blinde Proteus)

Alla ricerca della luce, alla ricerca di un abbaglio quando la strada sicura era smarrita, quando i nostri corpi rotolati a terra nel fango gridavano il loro nome per essere compresi, per essere reali ancora una volta, per essere toccati e  poi fuggevolmente rimossi dalla nostra anima; una candela in moto perpetuo che scalda e ci rende vivi.

I Lume racchiudono la potenza alla batteria di Franz Valente del Teatro degli Orrori, il basso e la chitarra di Anna Carazzai dei Love in Elevator e Andrea Abbrescia alle chitarre, per concepire un disco che parla di linee d’ombra da cui fuggire, costrutti emozionali che si perdono nella notte dei tempi e incasellano geometrie oblique per una prova che ha il sapore dell’immediato, del suonato a squarciagola per riempire attimi di buio assoluto.

Le tracce si dipanano tra uno sporco rock’n’roll incisivo più che mai in grado di accogliere e gettare al vento una voce timida, ma sempre presente, quella di Anna che ha il proprio punto di forza proprio nel creare asimmetriche distese incalzate da una batteria che picchia duro come un martello, una formula che abbraccia White Stripes e furia sonora alla The Greenhornes e all’avant rock, una formula bizzarra e quasi scanzonata, che riesce a ricomporsi grazie ad una parte istintuale caratterizzata da tanta esperienza e capacità con il proprio strumento.

Da Lucky number a The twee twee dance in un vortice di esposizione solare che esplode, non lascia scampo e ci consegna una prova dal carattere energico e inusuale, capacità racchiusa in nervosismi sonora carichi di buia lucentezza.