Vallone – Multiversi (Musita/Audioglobe)

Paolo Farina grazie al suo nome d’arte omaggia Raf Vallone: attore, calciatore, giornalista e partigiano, in un disco dal sapore cantautorale e capace di proiettare la memoria di un tempo passato verso scogli che si possono accarezzare, verso fotografie e onde di una cultura dispersa che ricercano con grazia dell’abbandono un lieto sperare in cose migliori.

Il cantautore pugliese, presenta nella scena italiana fina dagli anni ’70 e poi rimasto dietro le quinte dall’80 al 2000 si cimenta in una prova ben soppesata e magistralmente interpretata, una prova in cui gli arrangiamenti sono parte integrante di un tutto che crea un trasporto emozionale capace e convincente, dall’alto tasso di veridicità e capace di costruire ponti con un passato che non c’è più, ponti che guardano al futuro e che si concentrano sulla parola: unico mezzo inequivocabile per raggiungere una multiculturalità sentita e vissuta appieno.

Per l’occasione troviamo alla co-produzione artistica il produttore/cantautore Lele Battista e al Mastering la supervisione di Paolo Iafelice già al lavoro con De Andrè, Capossela e Silvestri.

Un disco quindi che attinge alla nostra conoscenza, alla nostra capacità intrinseca di essere diversi e anche se condizionati da un mondo esterno, capaci di mantenere una soggettività introspettiva e necessaria per vivere.

10 pezzi come 10 fotografie, il sangue che scorre nelle vene, i ricordi, l’uguaglianza e poi la capacità di entrare nelle storie di vita vissuta, c’è Fante trasportato nel futuro, l’ideale di Due di Due in Sette anni fa che si interrompe con l’ineluttabilità della vita e poi c’è l’amore mai gridato, ma sussurrato ancora una volta, ancora, per l’ultimo istante.

Cantautore soppesato Vallone, che concede spazi di geometrie esistenziali tra un dribbling e una nuova sequenza cinematografica, tra il tempo passato a lottare in prima linea e il tempo passato a sperare.

Pablo e il mare – Respiro (Libellula/Audioglobe)

Respiro è il racconto di una donna, è il racconto di un tramonto sul mare che dona grazia ed eleganza, è un narrare disincantato e leggero di sogni estivi velati da una tiepida malinconia che avvicina l’autunno e si divincola prepotentemente dall’onda uniforme per ricreare un suono etnico e contaminato, un folk d’altri tempi impreziosito dal pop d’autore che ingloba nostalgie e riporta il pensiero al respiro in un batter di ciglio, quasi fosse farfalla mossa dal vento.

Pablo e il mare è un gruppo che conosce i risvolti della canzone e al loro terzo disco non sbaglia appeal e fornisce attimi emozionali da intrappolare in una fotografia scavata dal tempo, scavata da quel bisogno di uscire allo scoperto, relegando il tutto al passato e evolvendo in concretezza ciò che prima era solo pensiero.

Canzoni di pura introspezione che toccano necessità di ampio respiro in connubio e in simbiosi con un mondo in continua evoluzione, un gelido inverno da spazzare per essere se stessi ancora davanti al mare.

Quel mare che parla di speranza, quel mare che porta alla città e quindi ecco che si scioglie il racconto urbano in Di più per proferire necessità vivendo sogni di gioventù in Ferdinandea, passando per la meraviglia di Ammanta brano avvolgente e cantautorale fino all’amata Giappone che porta alla dolce conclusione di Sottovoce.

Guardiamo alla finestra lontano, guardiamo le tende mosse dal vento e quel sospiro caldo d’estate che sta arrivando è il sorriso di una donna, che danza su di una spiaggia deserta coccolata dai raggi del primo sole.