Emidio Clementi – Notturno Americano (Santeria)

Sembra un audiolibro che avanza piano, racconta e si contorce, si lascia andare ad evocazioni sonore di elettronica non conclamata, ma che rende un degno sottofondo musicale ad una voce che conosciamo, che abbiamo amato nel tempo e ci ha accompagnato lungo le nostre solitudini.

Emidio Clementi partorisce un lavoro introspettivo che seppur non direttamente parla di se stesso, della sua vita, un momento di catarsi che diviene collettiva, in racconti emblematici di un’altra epoca.

In notturno americano i quadri di Hopper prendono vita e si elevano nel racconto, nelle storie di tutti giorni nella continua ricerca di un punto d’incontro da dove partire per riuscire a ricostruire il passato.

Il passato di Emanuel Carnevali narrato per l’occasione dalle chitarre e dai synth di Corrado Nuccini e dal violino e la tromba di Emanuele Reverberi  entrambi Giardini di Mirò che per l’occasione cambiano immagine addentrandosi con garbo nella polverosa America del primo ‘900.

Emanuel Carnevali quello scrittore, tra i più talentuosi e meno riconosciuti dell’epoca, che parte da Genova per inabissarsi negli anfratti di New York e Chicago del primo ventennio tra falso mito americano e il lento discendere le scale dell’abbandono, della miseria, dell’emigrazione e di quella solitudine di fondo che connota la vita di chi parte per non fare ritorno con la speranza che il mondo, almeno da qualche parte, sia diverso.

Un pre John Fante capace di intingere di verismo la penna dell’anima, narrando attraverso visioni offuscate il complesso ingranaggio di sentimenti e fortuna, morte e vita, lacerante spazio fatto di piccole cose nascoste, ingabbiate e bramose di uscire allo scoperto come un forte pugno allo stomaco.

Qui la voce narrativa è mezzo per un qualcosa di ancor più grande: la memoria, astuto dilemma del tempo, un passo tra le lancette dell’orologio, tra i corpi e il lieve sospirare fatto d’amore, tutto quello che viene dedicato e sottointeso: la  purezza che lascia spazio al tempo, a quella barca da rovesciare la barca da rovesciare della tua purezza entrando furtivo di notte nei tuoi sogni, entrando furtivo di giorno nella tua realtà.

Valentina Dorme – La estinzione naturale di tutte le cose (LavorareStanca)

Sei anni non son pochi per assaporare un disco, dopo questo tempo , che parla di piccoli fatti e vicende quotidiane narrate con lo spirito del poeta d’altri tempi che si contorce come essere attorno all’albero della vita.

Sei anni e il ritorno dei Valentina Dorme si comprende in soli pochi ed essenziali fraseggi, niente paroloni, niente mezze misure, un arrivare diritti al significato recondito, celato, amorevole e disincantato dove le rime non sono chiamate per narcisismo fine a se stesso, ma il tutto si scioglie per relegare una poetica piena di lacrime e sudore.

I Valentina Dorme si consumano raccontando la realtà , si consumano raccontando una parte di Noi stessi che non vogliamo far uscire e inevitabilmente si fanno portavoce ora più che mai di quel cantautorato impegnato che abbraccia il filo sottile del rock per annientarci ancora una volta con frasi dal sapore dolce amaro e una costante ricerca negli arrangiamenti che non sono altro che sali scendi emozionali incostanti, privi di schemi del tutto logici, ma capaci nel colpire di sorpresa, in modo repentino e quasi suadente, a segnare ancora una volta il cammino per compiere l’impresa.

Un disco di protesta che cela un’aria di mistero e di tenebra, quasi a parafrasare una fine del mondo inevitabile, una catastrofe nelle nostre mani, Noi unici padroni del nostro destino che ci annientiamo per sopravvivere relegando il tutto ad una fine mortale.

Canzoni come A colpi d’ascia o Ricordi, cagna? ne sono l’esempio, passando per la storia in Lucido Sentimenti IV e l’emblematica Il circo lascia la città concludendo il tutto con la canzone testamento Shanghai.

Un album personale e carico di quel bisogno di cambiare che si accosta prepotentemente alla fatica di essere giorno dopo giorno noi stessi, ancora una volta, con le nostre speranze e le nostre illusioni, il chiacchiericcio di contorno e il nulla che avanza.