Fabrizio Pocci e il Laboratorio – Il migliore dei mondi (VREC)

Fabrizio Pocci assieme al Laboratorio crea un disco solare, ritmato e ben congegnato per la stagione che deve arrivare, tra altalene di colori e sprazzi di vivacità contagiosa che si esprimono lungo tutte e sei le tracce che vanno a comporre l’ep.

Il quarantenne cantautore toscano confeziona una prova convincente che si imbarca verso lidi lontani e conquista per morbidezza d’approccio e sostanza da dispensare.

Tra strumenti prettamente folk: lap steel e mandolino, contrabbasso e tastiere i nostri ingaggiano un duello con il tempo che deva ancora arrivare, un duello con il quieto vivere che si fa via via sempre più complesso e poco delineato, in un avvicendarsi di forme che prendono il sopravvento tra sussulti reggae, ska e cantautorato alla vita assaporando il vento.

Un buon equilibrio quindi, che ci ricorda per spirito la Bandabardò anche se a volerla dire tutta il frontman della band toscana Erriquez si intravede alla produzione e nel cantato di Le stagioni di una vita.

Disco quindi ben studiato e riuscito, ricco di sfaccettature e di intenso savoir faire letterario.

Pensa ad una giornata di sole riscaldata attraverso un vetro che dipana le ombre e si lascia al tempo che verrà in un turbine segreto fatto di amori lontani ed esigenze da condividere in un saliscendi vorticoso legato al filo dei ricordi, pensa a canzoni strutturate in modo magistrale dove le contaminazioni sono evidenti e percepibili, pensa al contrario del buio e alle foglie mosse dall’aria: tutto questo è Fabrizio Pocci.

 

Porno Teo Kolossal – Tannoiser (Bambalam Records)

Doppio cd colossale per una prova dal sapore infernale che amalgama lava e la risputa al suolo assieme a tutto ciò che di male inquina la nostra società, tra capitalismo in deformazione che controlla le anime errabonde in un circolo dantesco da cui non si può di certo uscire.

Un doppio album quindi per la band di Torino Porno Teo Kolossal, prodotto dalla Bambalam famosa etichetta nota per avere con se gruppi come Acid Mothers Temple, David Sait e Makoto Kawabata, tra incursioni di kraut post psycho  rock e digressioni innaturali che si fanno lacerante poesia scagliata al suolo.

Entrare quindi in un abisso di follia a ricreare materia prima a rifondare l’ordine della società dopo aver distrutto ogni qualsivoglia spunto di oppressione per gridare ancora una volta la propria libertà, che non si limita ad essere una comprensione fine a se stessa, ma si immola ad essere esempio da poter ammirare e imitare.

I nostri si lasciano andare in divagazioni sonore passando dal parlato de Il teatro degli orrori passando per Elettrofandango e assimilando le ultime prove della band foggiana Preti Pedofili.

Il primo disco è composto dalla materia che si decompone tra monologhi cadenzati a rimarcare abusi, in racconti di vita realmente accaduti: sei tracce che si concludono con la lisergica Il tunnel in fondo alla luce.

Il secondo invece può definirsi la vera e propria colonna sonora del nostro tempo, invincibile contrapposizione al primo pezzo di questo memorabile concept, un disco fatto di vita spezzata e oscurità che attanaglia.

Un viaggio quindi dentro di Noi, dentro la nostra realtà, in un continuo sottolineare la nostra rabbia verso il mondo, verso ciò che mai più ci appartiene e come si fa non essere d’accordo con loro?