The chairs – Stanze Vuote (Alka Record Label)

Stanze vuote nel tempo, sono i ricordi, quelli che ci restano dentro, ma che non sono più tangibili, appaiono nella mente come un fugace bagliore e poi inesorabili se ne vanno lasciando indietro magari qualche lacrima di nostalgia.

La rock band marchigiana The Chairs racconta momenti di vuoto nel loro nuovo disco Stanze vuote per l’appunto, approdando ad una forma canzone che si divide tra cantato italiano e inglese, quasi fosse un’esigenza, che vede l’essenzialità del testo rispetto alla musica in alcune parti del disco, viceversa la lingua straniera si insinua lasciando spazio alle incursioni sonore dimenticando tutto il resto, in altre.

Questo album parla di come cambiamo nel corso degli anni, di come ci facciamo grandi belli e forti e allo stesso di tempo di quanto facile è cadere inaspettatamente, un disco che parla di cammini in salita e strade da percorrere non sempre facili.

Il tutto suona rock si, ma non troppo alternativo, diciamo un classic rock da classifica con cantato al femminile che ammicca, facilitando l’ascolto e abbordando il tutto con riff sonori di imminente impatto.

Elisa che si scontra con Shirley Manson lasciando al vento tutto ciò che ancora non è concesso di conoscere e di respirare.

Si parte con Effe per finire con la title track Stanze vuote, in un continuo perdersi e ritrovarsi, assaporando i momenti, viaggiando con la mente.

Basements – Brucio Spento (Alka Record Label)

Il crollo delle certezze partendo dal fondo, partendo da quegli attimi che non sono più nostri e si ritrovano a combattere per raggiungere un traguardo sospirato, ma non sempre garantito; il crollo della ragione da cui ripartire, rinascere e ogni volta, sempre più, convincere.

La fenice che dal fuoco riparte, si ricrea e da un senso diverso alle nostre vite, trasformando il tutto e dando un senso di pienezza che al solo pensiero mi vien voglia di ammirare e ammirare ancora.

Quello dei Basements è un percorso, prima con il cantato in inglese, poi il passaggio convinto all’italiano, che di per sé convince, facendo assaporare costrutti di rock impastati a dovere con un futuro di chitarre distorte.

Il loro è un viaggio che si apre con il fuoco che esalta, ma è anche un fuoco che brucia, che lascia in mano solo la polvere e quindi il restare soli con se stessi a raccogliere i cocci di un giorno che verrà.

Un album che suona internazionale ma non lo è, 4 tracce di originalità mai gridata, ma sostenuta, una buona continuazione nella strada del tempo.