Winona – Fulmine (SeaHorse Recordings)

Fulmini a ciel sereno che contaminano lasciando tracce di immacolata bellezza in testi maturi e concitati pronti a descrivere con minuziosa bravura i sospiri e i cambiamenti del nostro tempo che sono veicolo di nuova speranza.

Tre giovani ragazzi che creano con le proprie mani un piccolo concept, un rilascio di energia istantaneo, vibrante e marcatamente un colpo al cuore che lascia intravedere un’esigenza di uscire dagli schemi prefissati, la volontà di creare e ottenere substrati di melodie sonore che catturano e hanno in pugno la platea, coloro che li ascoltano.

Una musica quindi prima di tutto suonata e impegnata che racconta di bellezza che scompare e di persone che ancora tentano di ricercarla in qualsiasi cosa.

Nel tempo hanno potuto condividere il palco con Tre allegri ragazzi morti, Action Men e Fast Animals and Slow Kids su tutti e da cui hanno potuto trovare ispirazione per un genere che pian piano si sta riscoprendo.

11 brani niente di più e niente di meno, condensati viscerali di amor proprio e di amore per il mondo.

Sprazzi di luce quindi in notti nere tempesta dove le sonorità si amalgamano fino a entrare inesorabilmente in un solo bagliore di stelle.

Piano Che Piove – In viaggio con Alice (Autoproduzione)

Tutto calibrato pesato e soppesato, un viaggio chiamato amore direi io, parafrasando il nostro Campana, un percorso introspettivo sospeso tra la quiete del tenero inverno, accarezzando melodie autunnali, in quieto divenire, forse punto di partenza per nuove strade e nuove esperienze.

In viaggio con Alice racconta la storia, una storia, quella di Alice, che potremmo essere proprio noi, una poesia in musica fatta di fotografie in lontananza sbiadite dal tempo e consumate dagli attimi di amore verso ciò che si fa, l’eterna incostanza della vita che, racchiusa da un petalo di un fiore, dona quell’attimo da cogliere giorno dopo giorno.

Melodie ritmate da sprazzi di bossa nova e jazz palpando il blues con mano e toccando vertici di altissima concretezza tra Patrizia Laquidara e Sylvia Telles in momenti di soffice meraviglia vissuta.

Questi sono i Piano Che Piove e contagiati dal cantautorato italiano dei ’70 si concedono in una prova ricca di sfumature dove a farla da padrone sono spazzole di batteria, chitarre in arpeggio e un contrabbasso pieno ma mai invadente.

Un disco da ascoltare in auto, rilassati, tra i sedili di un’eterna Primavera che stenta ad arrivare.

I giardini di Chernobyl – Cella Zero (Zeta Factory)

Un pugno lacerante allo stomaco, li avevamo conosciuti qualche mese fa con il singolo Un infinito inverno, ma qui parliamo della completezza che incarna rumore, un misto di rabbia e abbandono, sudore e coscienziosa reminiscenza verso il passato, quel grunge abbandonato negli anni ’90 che si intreccia in modo maniacalmente perfetto con il nu metal del post 2000 fino a coprire territori di sospensione sonora che incalzano e relegano il tutto in modo da far scoppiare solo ciò che è veramente importante.

Un cantato in italiano condensato  che convince, ha il sapore della pioggia d’autunno, un misto tra il ricoprire spazi infiniti e la certezza sicura di arrivare diritti ad un bersaglio, alla sostanza del rock che è fatto si di rumore duro e puro, ma anche di emozioni.

Si perché i nostri sanno anche emozionare, sanno colpire basso quando meno te lo aspetti e soprattutto lo sanno fare bene, immaginifica meraviglia che si scopre traccia dopo traccia, canzone dopo canzone partendo da Noir e finendo con Iago in un vortice che è sodalizio tra passato e futuro, tracciando una nuova strada.

Se parliamo di  influenze italiane ci sono i primi Afterhours, ci sono i Verdena più introspettivi e anche gli Orrori, quelli del teatro, si, infatti il disco è stato prodotto anche dal Ragno, quello del teatro appunto, quello che con dimestichezza da veterano passa da One Dimensional Man a Non voglio che Clara, suoni così totalmente diversi che si fanno stimoli essenziali di vita.

Costrutti e geometrie schematiche che colpiscono al cuore.

Questi sono i Giardini di Chernobyl e di certo non potete perderveli.