TuttoNERO – Tuttonero (I dischi del minollo)

I torinesi TuttoNERO al loro album d’esordio colpiscono per vivacità della proposta e capacità espressiva, cantautori stralunati che si concedono e lasciano da parte le cose serie per raccontare, sorridendo, di un’Italia che non c’è più, di un ambiente desertico dove le incursioni garage blues si diffondono tra chitarre taglienti e leggermente gainizzate dove al sole si sciolgono speranze e passioni, amore verso un qualcosa che non c’è più da riconquistare, da fare proprio.

Ecco allora che i testi sono parte fondante della canzone, sono ricerca di un comune sentire che si fa forza nelle attitudini quotidiane, canalizzate come vittorie, come vincite sonore che stupiscono ed estraggono pensieri per dissacrare una popolazione allo sbando tra attimi di luce e vuoti cosmici di tunnel in decomposizione.

Un disco che parla di Noi in modo completo,  un racconto psichedelico che prende vita grazie ai cinque, tra oscurità e bellezza nelle tenebre  attraversate da suoni ben impostati e sicuramente di gran impatto.

11 canzoni che sono anche consigli, brani che ti entrano facilmente nella mente per donare in qualche modo speranza nel cambiamento, attesa e pensiero che nella veridicità della proposta si fa protesta ora e sempre.

Brani che scorrono veloci da La gente media a Nero, un buco oscuro che si riempie di linfa vitale ed energia, melodrammatica messa in scena di una vita che è anche la nostra.

Country Corpses – Protozoan in love (Gufo Records/Scatti vorticosi Records)

Evoluzione del post grunge quasi fosse un’incarnazione sonora di quel rock d’oltreoceano che negli anni ’90 aveva cambiato le regole del gioco in fatto di musica, snocciolando idee per futuri radiosi e preparando la strada ad un’apertura sonora come mai prima.

I Country Corpses nascono a La Spezia nel 2008 e colgono tutta l’eredità delle band di due dacadi fa per concentrarle in un disco che se fosse uscito nel ’93 sarebbe stato di certo un successo a livello internazionale.

Nascono per scherzo questi ragazzi, nascono facendo garage punk e trovano poi una propria evoluzione sonora nella continua ricerca atta a condensare e a divincolarsi a generi prestabiliti per fare dell’originalità un proprio marchio di fabbrica.

Ammaliati dalla bellezza in divenire di band come Dinosaur Jr., Melvins e Mudhoney i nostri si concedono ad ampi sprazzi di improvvisazione sonora dove la voce di Daniele Sanguinetti si amalgama in modo esemplare e sicuro, acceso quanto basta per emozionare e intrappolando l’hardcore in mille sfumature diverse.

Ecco allora che i battenti si aprono con Healthcare finendo con Worthless in un tunnel sperimentale e contagioso, diretto come un pugno allo stomaco e compresso fino ad entrarti nella mente.

Album pieno quindi e scintillante che si può scaricare gratuitamente sulla pagina bandcamp del gruppo e scusate se è poco.

Le Malanime – La cura, il male e l’estasi (VREC)

Un disco rock ben confezionato e tenuto in piedi da un piglio alternativo e grintoso che comunque relega il tutto ad un rock teen emozionale, suonato e selezionato per entrare in tutti i sensi in quel progetto di concept album tanto caro alla musica degli anni ’70.

La cura, il male l’estasi è un percorso non solo sonoro, ma un percorso dentro ognuno di Noi, un strada da seguire non sempre facile, ma che porta ai risultati sperati solo dopo aver lottato con tutte le forze per un qualcosa di migliore, per un qualcosa che ci fa stare meglio.

Strizzando l’occhio all’altra band loro conterranea i Velvet, i nostri si lasciano ad incursioni sonore in un cantato Verdeniano dei primi album e sorpreso da fulmini chitarristici che donano elasticità e deflagrazione sonora, incendiando sapori melodrammatici da film americano degli anni ’30.

Un disco quindi che va oltre l’idea del commerciale, del facile e del già sentito, 10 canzoni che si distruggono per un’ideale e nella ricerca fanno si che il risultato sia migliore di ciò che potrebbe essere sperato.

Buona prova quindi per questa giovane band, che sa fin dove osare, sa che cosa vuole e certamente utilizzerà ciò che di meglio ha nel proprio dentro per regalarci ancora una volta attimi di introversione e lontananza, paura e morte, momenti di angoscia profonda prima del grande salto.

Emily Guerra – Immune alla solitudine (VREC/Azzurra)

La luce che filtra all’interno di una finestra, il calore di un camino acceso che scalda gli ultimi attimi dell’inverno, una voce che a sua volta riscalda, senza chiedere troppo, lasciando il passato dietro di se e il futuro ancora vivo da scoprire davanti a i propri occhi così accesi, così vivi.

Questo è il nuovo disco di Emily Guerra cantautrice pop proveniente dalla zona del lago di Garda che al suo primo full length incanta e stupisce soprattutto per maturità stilistica e cura negli arrangiamenti, tra melodie orecchiabili e intense ballate struggenti dove il cuore è messo sempre al primo posto.

Una cantautrice che cura la voce e fa della stessa voce uno strumento importante, fluttuante, un mare in tempesta carico di quel sodalizio con la canzone d’autore italiana che incanta per qualità proposta e cura dei particolari.

Un album quindi fatto di attimi coraggiosi e certezze raggiunte, un divincolarsi dal mondo circostante con uno stile proprio e personale simbolo di eleganza, ma anche di maturità, portando il romanticismo ad un’opera lieve e contemplabile.

Ecco allora che i suoni rock sono condensati dal pianoforte in evoluzione, una fotografia del tempo, del nostro tempo che vorremmo concedere al mondo come stato di grazia infinita.