Il Fieno – I Vivi (Autoproduzione)

 

Il Fieno

Il fieno continua il proprio percorso alla ricerca della canzone perfetta.

Il fieno ci regala finalmente il primo full legth dopo i primi due ep di qualche anno fa.

Prodotto da Paolo Perego, I Vivi è un disco di materiale scottante, che parla della dura realtà che dobbiamo affrontare e di quell’eterno equilibrio a cui siamo sottoposti giorno dopo giorno, istante dopo istante quasi fossimo noi protagonisti apatici di una vita che non ci appartiene.

E forse il fulcro del tutto parte proprio da qui, dalla necessità di creare qualcosa per noi che sia bene e in questo Il fieno ci aiuta  a trovare la strada, a smuoverci dalle comodità della televisione per renderci partecipanti attivi del mondo in cui viviamo.

Le otto tracce presenti hanno il sapore dolce-amaro di una pop song targata ’90 proiettata però negli anni in cui viviamo, dove a costringerci a restare a galla sono i pochi ricordi che ci appartengono.

Una commistione quindi di sonorità che si amalgamano in modo egregio e spettacolare e ci fanno sentire un qualcosa di già sentito nel singolo Del conseguimento della maggiore età, rafforzando l’idea dominante e colpendo dritto al fondo.

Un disco che fa e che farà centro sulle nostre realtà, sulle nostre paure e sulle avversità da affrontare, un album per chi resterà, per noi Vivi in attesa di compiere il salto nel vuoto che ci attende.

Sophie Lilienne – The Fragile Idea (Irma Records)

Sophie Lilienne è Il VeZzo e il VeZzo è Sophie Lilienne.

Marco Vezzonato viene da Venezia ed è uno sperimentatore di trip hop sonoro, mescolato all’elettronica d’avanguardia e a sonorità ultraterrene da terra di mare smerigliata e lucidata a dovere per sembrare ancora più bella.

The Fragile Idea racconta una storia, fatta di pensieri fragili, dentro la nostra testa, chiusi dal sacchetto della speranza che non ci da la possibilità di creare, di intraprendere quel viaggio necessario per la nostra totale compiutezza.

The Fragile Idea è anche la colonna sonora di un film che parla di Noi, di come ci muoviamo e di come tentiamo di comprendere il destino, ma che in realtà, proprio il destino stesso ci obbliga ad essere formiche rispettose e stabilizzate in tempi da rispettare, ma che non sono i nostri, relegati a regole già scritte da altri, ma che non sono nostre.

Questo disco è un ‘esperienza uditiva e dal vivo si trasforma anche in esperienza visiva, concentrando sonorità su immagini e immagini su sonorità; artefatti della vita e della morte dove in mezzo ci siamo noi con il nostro vivere quotidiano, innescato da qualche attimo di gioia o da qualche buon disco come questo.

Fragile Idea è colonna sonora essenziale ed esistenziale, dove i protagonisti sono gli umani, alle prese con la loro quotidiana innocenza.

Lemmins – Lemmins (Marsiglia Records)

Lemmins è sinonimo di psichedelia folk che abbraccia suoni da spiaggia degli anni ’60 in continua vocazione sonora e rigenerando muscoli, temprando spirito e maneggiando con cura suoni che, registrati con un analogico a 16 tracce, si fanno più reali, caldi e veritieri.

5 canzoni direttamente dalla Liguria, 5 canzoni e niente di più per questa bella e autentica prova che regala sapori di new wave abbracciati alla sostanziale vincita della musica su tutto.

Una continua ricerca di suoni bene calibrati e delineati, facendo si che la proposta risulti essere alquanto digeribile e appassionata.

Un disco fatto con il sudore, immediato e che colpisce, caldo e avvolgente come una coperta, ritmato e poderoso come un tamburo, dove i colori si fondono con il cielo e il necessario è materia sonora per creare, incidere e partire per il viaggio.

Si perché questi 5 pezzi sono un viaggio sonoro da cui non vorremmo mai tornare.

Tommaso Tanzini – Piena (Stop Making Sensible Records)

Vi ricordate di Tommaso Tanzini chitarrista, cantante, dj ed ex Criminal Jokers che si concede attimi di sperimentazione sonora in completa solitudine, contribuendo ad arricchire quel substrato culturale del cantautorato anni zero fregandosene principalmente di tutto e mirando a concetti elementari e di sicuro impatto.

A Tommaso non frega niente nemmeno del bel canto, parole lasciate libere di vagare tra melodie acustiche e sintetizzate elettronicamente dove, nonostante tutto, il nostro regala attimi di fulgida genialità in lampi di incertezze che attanagliano e costringono alla solitudine.

L’album è fatto di piccole storie, racconti da cameretta che si fa sempre più stretta, dove i muri appaiono lacerare i pensieri e al bisogno di uscire un letto comodo a disposizione impedisce la fuoriuscita dei pensieri.

Si perché questo è un disco in libertà, privo di ogni schema e certezza, un naufragar sui flutti della protesta, ma fatto in maniera delicata, quasi per gioco, dove le sostanze da cambiare sono tante e i sogni invece ancora pochi.

La realtà quindi che si fa vera e che viene raccontata in queste pagine musicali, a corredo di una semplificazione sonora in carne e mai frivola, un cantautore che riesce a usare l’autoironia facendo leva sulle incertezze della vita, quella vita di cui non saremo mai sazi.

Greta Narvik – Kiruna (Autoproduzione)

GN CD LAYOUT esterno

Elettronica che si fonde ai pomeriggi di introspezione, alle solitudini terrene che generano accoppiamenti e giochi di sorte dove potersi intrufolare, chiedere e inoltrare mondi sovrapponendo idee, storie e pensieri.

Sara Fortini con il suo progetto Greta Narvik contribuisce a creare un alternative rock da classifica cantato in parte in italiano e in parte inglese dove i sussurri sono più importanti delle parole stesse, dove a fondersi e confondersi non sono linee vocali pressoché perfette, ma sono vissuti di rara bellezza  e continua ricerca.

In questo piccolo ep di 4 pezzi si possono ascoltare le dilatazioni Mogwaiane fino a raggiungere i vertici dei primi Sigur Ros e l’accattivante proposta in evoluzione del Yorke elettronico.

Greta Narvik ci porta in un mondo tutto suo e ci fa sognare, si perché con questo disco la dolce ballata che ci accompagna fino alla fine è dentro di noi, fa parte di quel qualcosa che non sappiamo ancora definire, ma che ci rende tali e soprattutto veri.

Si parte con l’italiana Cosa senti fino all’apice del disco Ivy passando per la convincente Forse Cerco, finendo con la cauta timidezza di Mask.

Un album che suona lontano, quasi fosse trasportato dal mare, dentro a una conchiglia su di una spiaggia deserta dove a sorridere sono le sparute nuvole.