Umbero Maria Giardini – Protenstantesima (La Tempesta International)

Tutti aspettavano questo album, il nuovo di Umberto Maria Giardini, io l’ho ascoltato e vi dico cosa ho sentito.

Ripetuti ascolti mi portano a scrivere quello che ora leggerete, una mia opinione di certo, da  amante della musica e da ascoltatore quotidiano.

Umberto Maria Giardini ritorna dopo La dieta dell’Imperatrice e Ognuno di noi è un po’ anticristo, ritorna per dare all’Italia un’altra perla da coltivare, da mantenere nel tempo e da custodire soprattutto per segnare forse una strada, per esprimere vissuti che vanno ben oltre l’immaginazione.

Sarà così?

La voce c’è, sempre bellissima e coinvolgente, la qualità sonora tocca picchi di immacolata veridicità e gli strumenti fanno la loro parte, con tocco caldo di vintage d’altri tempi.

Le canzoni sono una summa del proprio pensiero anche se i testi alle volte si concedono in rime imbarazzanti che se scritte da un cantautore sconosciuto sarebbero certamente stroncate da critica (v. Latte giovane, coperto dalla panna/La tua bocca inganna; Chi dice il vero/Chi odia il bianco e ama il nero; Tutto il mio mondo è quella luna piena/il mare aperto (gode) la balena).

Il problema di fondo però è che il tutto manca di intensa improvvisazione, tutto è calcolato perfettamente a tavolino senza tenere conto del fattore sorpresa dedicando al suono un sacco di energie che forse potevano essere distribuite in modo più uniforme.

Un disco a mio avviso che è riuscito solo a metà, stupende comunque restano la title track e Molteplici Riflessi, in attesa, forse, che il nostro si lasci andare ad una più umile ricerca, lasciando da parte il personaggio da interpretare che vive in un’aurea di intoccabilità e grazia e riconsegnando a Noi la capacità visionaria del primo Moltheni.