Gianmaria Simon – L’ennesimo Malecon (VREC)

Travolti e inglobati da una musica che non ha confini, ricca di quelle sfumature che ti fanno sentire vivo e che ti rendono partecipe di un progetto globale che va ben oltre il comune aspetto e il comune pensiero.

Questa di Gianmaria è una musica cosmopolita e democratica, una musica di frontiera che racconta di territori aridi da vivere spassionatamente come una bottiglia di whisky o come un amore dal tragico finale passando per le vette degli alberi e perché no anche sulle montagne.

Parlo di montagne perché forse l’approccio che conquista è il raccontare di una natura che è parte integrante di un nostro essere, di un qualcosa di meraviglioso passando inevitabilmente al rapporto che si crea con una società che vede l’uomo  uniforme che cerca una strada per scardinare ciò che è convenzione.

Gianmaria va oltre questo, prende la sua chitarra e conquista le strade di Francia e Germania, sale sugli alberi e impersonifica un Barone Rampante in evoluzione.

Ecco allora che nella sua prima prova da studio convince perchè il suo background culturale e artistico spazia in modo convincente guardando Capossela da vicino, ma con un occhio tendente anche a tutto ciò che è balcanico e zingaresco, tra incursioni alla Goran Bregovic in un film di Kusturica.

Ecco allora che il teatro canzone si amplifica in circo dove la gente è parte integrante di uno spettacolo che non ha mai fine.

Tanto di cappello, a cilindro in questo caso, per questo cantautore, malinconico e introspettivo quando serve e furente e leggiadro nei  momenti meno raccolti, a creare un cerchio di comunicazione che va ben oltre ciò che noi possiamo vedere.

 

 

La Clé – L’amore è eterno finché dura (Autoproduzione)

Non è un disco dei Non voglio che Clara, vi beccate la loro intervista nell’articolo precedente, qui si spazia in territori ostili, elettrizzanti con attitudine punk da primi della classe, stiamo parlando del nuovo Ep dei La Clé, band proveniente da Tolentino nelle Marche che si caratterizza per un suono frizzante e sempre in continua salita.

Dopo averli lasciati con Via dalla Routine nel loro percorso di scoperta e maturazione, ascoltarli ora è come fare un tuffo nella new wave nostrana, per capacità espressiva e per caratteristiche che li rendono capaci di spaziare con facilità tra vari generi facendo del tutto un qualcosa da costruire e da rimodellare.

Tra le 5 tracce compare il singolone, che proprio inedito non è, perché si tratta della cover di Pop porno de Il genio, arrangiata per l’occasione in chiave distorta e corale, quasi fosse un inno da stadio.

Le altre canzoni scivolano bene dall’intro di Lei suona finendo con Balla, raccontando di piccole storie, di vita quotidiana, di inadattamenti, strizzando l’occhio a band come Tre allegri ragazzi morti o per similitudine di approccio accostandosi ai bresciani Gli eroi.

Un disco che fa riflettere e ballare, un disco per ogni momento, sporco quanto basta per non essere commerciale, a tal punto da trovarsi uno spazio dove risiedere, tra le peripezie di ogni giorno e le prove corali di quattro giovani ragazzi.