Orfeo – Sangue (Autoproduzione)

Delicatezza mai osannata, sospirata, decantata, da un filo sottile di voce, quasi cadente, con piglio malinconico e condito da piccole sovrastrutture musicali, che parlano del tempo, dell’amore, di noi.

Attimi rinchiusi da stanze silenziose, poca confusione, scene al rallentatore impresse in una vecchia fotocamera anni ’70 che porta dentro di sé i dolori e le gioie di un tempo vissuto e passato.

Tutto questo è Orfeo, cantautore milanese, che dona una piccola, dolce, perla da ascoltare più volte e che racchiude in un certo senso tutto il cantautorato più silenzioso e allo stesso tempo più audace che siamo abituati ad ascoltare.

Audace perché in grado di stupire anche e solo con una semplice chitarra e pochi arrangiamenti scarni, quello che in un certo senso riesce a fare Fabio De Min, con il suo pianoforte, nei Non voglio che Clara.

Affinità quindi, ma anche divergenze, un’implosione mentale di acrobazie riuscite, un modo d’essere che va ben oltre la semplice presenza, ma che si spinge a raccogliere rarità negli abissi più profondi della musica.

5 tracce, nulla di più, in cui Federico Reale si prende il sentimento e lo concede, lo rilascia per poi riconquistarti in un unico piano infinito.

Ascoltare Orfeo è come regalare alla persona che ami dei fiori che non appassiranno mai.