Ylium – Empire of light (Seahorse Recordings)

Sei seduto comodamente sul tuo divano e ti appresti a compiere un viaggio interplanetario tra galassie e posti remoti che nessun uomo vivente è riuscito ad incontrare e a perpcepire lungo il corso della storia.

Arrivano gli Ylium, band veneta, che al loro album d’esordio riescono a trasportare l’ascoltatore lungo spazi dirompenti e indefiniti che abbracciano il trip hop e le ritmiche asciutte e condensate in un sali scendi da brivido, costruendo un intricato intreccio di parole e suoni che si esprimono gradatamene lungo le otto tracce che compongono il disco.

L’apertura è divincolata da un sodalizio che si si fa arte lasciando i ricordi più immediati alla mente che paragona i nostri a Massive Attack, Atom for peace e via discorrendo, discostandosi invece dai nomi citati per necessità di ampliare l’offerta sonora quasi fosse un’esigenza intrinseca, che parte dal cuore, anche se il tutto viene guidato da una macchina.

Sperimentali quindi in pezzi dal notevole spessore artistico come The sequence o nel mirabile indie di A Bit bad, passando per l’elettronica finale di Skeptical.

Un concentrato sonoro che raggruppa i migliori Radiohead da Kid A in poi, mettendo al primo posto la passione contaminante nei confronti di una realtà che è in continua evoluzione come del resto lo sono gli apparecchi in grado di generare nuovi viaggi cosmici.

Un gruppo maturo, preparato tecnicamente e con un disco da esportare in tutto il mondo, senza paura di ricevere critiche e a mio avviso con una marcia in più rispetto alle altre proposte underground di genere.