Sugar Kandinsky – Canadian Pieces (Autoprduzione)

Questi quattro ragazzi vengono da Parma fanno musica post rock e si sente benissimo.

Uno strumentale molto gradevole, io lo chiamerei anche strumentale emozionale che si divincola in maniera perentoria tra fragori e code infinite, creando nell’ascoltatore una sorta di trance continua, inesauribile, vitale, di un’essenza capace, pura e solitaria.

Sembra di essere perennemente all’interno di una colonna da film, melodie malinconiche e vibranti tra terre islandesi e geyser in vapore perpetuo.

In questo breve, ma intenso primo EP, le tracce si contorcono quasi a sembrare una sola, ricordando per certi versi affetti dimenticati e sorprese intensamente custodite che sono pronte ad uscire dallo scrigno dei desideri di ognuno di Noi.

Un piccolo EP composto da tre pezzi: Interferenze, Gocce invisibili e Ladybugs era, un disco che ha bisogno di una naturale prosecuzione per esplodere in tutto il suo splendore.

Aspettiamo fiduciosi il full length.

Two Moons – Elements (Irma Records)

Con i Two moons si fa un salto indietro di 30 anni e più, tra batterie sincopate e suoni che sembrano provenire da territori sconfinati e lontani.

Una voce che convince fin dalle prime battute, che ingloba Joy Division e Bauhaus quasi a chiudere un cerchio magico che si esprime nell’arcana oscurità di queste 10 tracce , scivolando perentorie quasi fossero nuvole di vapore che costantemente si alzano per far vedere l’orizzonte come non si era mai visto prima.

Una lenta trasformazione che sfumatura dopo sfumataura si concentra in interminate melodie, una profondità toccata e rivelata da sonar acquatici che creano mondi su mondi, strade su strade per arrivare all’insospettabile bisogno di vita e rinascita dalle macerie del tempo.

Si inizia con Welcome to my Joy per vibrate sterzanti in Snow, bellissima ballad di puro romanticismo celato, poi come in un soffio si passa ad Autumn altro gioiello stagionale minimale e dirompente.

Le canzoni poi scivolano mantenendo lo stesso stile della prima parte del disco e fra tutte spicca nel finale la strumentale in contorsione mistica Leaves.

Un disco che riporta in auge uno stile quasi dimenticato, ma che ha posto le basi per tutto l’indie rock moderno, i Two Moons sanno bene che cosa vogliono e questo disco è l’emblema di una trasformazione che sembra quasi non finire mai.