Mentivo – Io sono la verità (Libellula Label)

Dirompenti  e hard, eleganti e allo stesso tempo sincopati, ricoperti di cioccolato amaro che trasforma la loro città natia in una cascata di fluido incorporeo dove lasciarsi andare alle parole che non vanno per il sottile, ma che con affronto dimenticano il passato per sputare in faccia al presente, fatto quest’ultimo di sogni infranti e caramelle troppo salate da poter succhiare ancora.

In bilico tra sonorità cantautoriali e indie rock e andando a braccetto con melodie stile Appino e co. i Mentivo confezionano un album ricco di percezioni extrasensoriali dove storie di tutti i giorni combattono inesorabili contro un muro di granito inespugnabile.

Prodotto e registrato da Giacomo Fiorenza (Moltheni, Offlaga, Marco Parente, Paolo Benvegnù) e Andrea Suriani (My Awesome mixtape, I cani, Gazebo penguins), l’album segna in modo netto e radicale l’esordio di questa band umbra che si muove attraverso territori poco battuti e dove gli appoggi sembrano mancare, anche se la qualità si sente lungo i dodici pezzi.

La strumentale “Quello che possiamo” apre bene in modo indie-arcano e passa con velocità alla “Gente comune”: inno del disco dove al proprio interno troviamo gli elementi che caratterizzano l’interezza delle composizioni che susseguono.

“Gli ex” è poesia lavorativa, mentre “Amore a tre” ricorda il Brondi migliore.

Si passa velocemente alla ballata “A casa di lunedì” passando per lo stoppato beatlesiano di “Vertigine”, chiude bene l’evocativa strumentale nel finale “Tentativo di chiusura” che lascia in qualche modo le porte aperte a ciò che verrà.

Un album praticamente perfetto, un disco che si cimenta con una prosa innovativa, senza peli sulla lingua e allo stesso tempo con uno stile affascinante; un gruppo che a mio avviso dovremmo tenere sott’occhio, soprattutto in chiave live, territorio dove i nostri si confermeranno forti del fatto di non essere una sola immagine riflessa in uno specchio, ma materia pensante e preponderante.

 

Molla – Prendi Fiato (Jazz Engine)

untitledLuca Giura, in arte Molla è un polistrumentista a tutto tondo della scena barese che in questo
nuovo progetto riveste di lucentezza i testi di Ambra Susca e con meravigliosa inquietudine li trasfigura
donando loro attimi di bellezza immediata.
Debitore di un suono legato ai conterranei “La fame di Camilla” e con piglio brit pop calcolato ci regala un album
che è un concentrato di canzoni legate alla distanza da raggiungere, da percorrere per cambiare,
da far assaporare, dal desiderio di uscire dall’apnea costante dei vincoli dell’amore gridando al mondo intero
un nuovo messaggio ricco di speranza.
Ecco allora che le basi ritmiche si fanno incalzanti con una voce ammiccante, quasi a ricordare il migliore
Moltheni dei tempi che furono: un intreccio di istantanee che si fanno idealizzazioni di luoghi in
continuo mutamento, un continuo cambio d’abito nell’incostanza della vita, un movimento perpetuo lungo
la pista della vita.
Canzoni come “Barbie ’83” o la bellezza leggiadra di “I nostri occhi” riempiono i pensieri sottolineando
l’importanza del progetto e la cura con la quale questo è sbocciato.
Meraviglia sonora poi la possiamo ascoltare in “Prendi fiato”:
“Ti sentirai senza fiato e troppo stanca per riempirti ancora” un’inesorabile discesa negli abissi
della coscienza dove il cuore non è più cuore, ma materia persa nell’oscurità.
Un disco ricco di speranza questo, che ingloba l’amore del mondo e per il mondo in 10 tracce
pop dal sapore dolce-amaro.
Un album che si fa gabbia aperta dove chi dentro ci vive è pronto per spiccare il volo.

Leo Pari – Sirena (Gas Vintage Records)

Comprerei questo album solo per la bellissima, evocativa copertina e l’esclusivo packaging che fa da contorno ad un disco che dire splendido è dire poco.

Produzione curata, cantautore altrettanto curato e con un certo piccolo, grande stile che si differenzia nettamente da molte realtà della scena underground italiana.

Leo Pari si innalza e lo fa vincendo, si innalza come nuvola guardando il mondo dall’alto e raccontando storie, le storie di tutti, che riviste possono entrare facilmente nei cuori degli ascoltatori, storie che si fanno parole leggere pronte a stupire, lasciando una leggera amarezza per quello che non si è fatto, per quello che era possibile fare ancora per sopravvivere.

Ecco allora che tutto assume il contorno di una poesia in loop continuo, un girotondo in fondo al mare tra sirene che vogliono essere umane per uomini pesce che non lo saranno mai.

Emblema di tutto questo lo possiamo ascoltare in “L’uomo niente” canzone simbolo che racchiude il significato dell’intero album “Io sto annegando in questo mare di perplessità”: la decadenza, l’abbandono, il senso di vuoto che si crea intorno quando non è più possibile continuare, non è più possibile reagire e solo i pensieri inondano inesorabilmente la nostra testa.

Un album curato nei minimi dettagli, mixato da Tommaso Colliva, e con la presenza di Roberto Angelini ad impreziosire il tutto.

10 grandi canzoni che con eleganza si fanno portavoce della solitudine ricreando un mondo fantastico dove con un solo sguardo si riesce ancora a respirare.